Libero, 31 gennaio 2016
Il nuovo tormentone delle toghe si chiama banca. A Milano aumentano le cause dei correntisti
Oltre all’immigrazione, di cui si è parlato in quasi tutti i Palazzi di Giustizia del Centro-Sud, alla corruzione, su cui ha acceso i riflettori il pg di Roma Giovanni Salvi, e alla mafia, che ha monopolizzato il dibattito a Palermo, dove si è recato anche il Guardasigilli, Andrea Orlando, il nuovo tormentone delle toghe si chiama banche. A Milano aumentano le cause dei correntisti e dei risparmiatori contro gli istituti di credito, a Siena crescono le bancarotte e nelle Marche si cominciano a sentire gli effetti del dissesto finanziario sul tessuto produttivo e sullo sviluppo stesso della regione. Ad accendere il faro sull’emergenza banche sono state molte delle relazioni che i presidenti delle Corti d’appello e i procuratori generali hanno tenuto nelle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario. Non una semplice presa d’atto di quello che sta accadendo, ma anche una denuncia dei controlli interni inefficaci e della scarsa attenzione riservata a queste vicende.
Che il rapporto di fiducia nei confronti delle banche si sia incrinato lo dimostrano i dati del capoluogo lombardo: sono pendenti, ha segnalato il presidente facente funzioni della Corte d’appello, Marta Chiara Malacarne, 57 procedimenti tra cause bancarie e di intermediazione finanziaria intentati da risparmiatori che lamentano soprattutto di non essere stati sufficientemente informati sull’adeguatezza degli investimenti, sulla «rischiosità dei prodotti proposti».
A Siena il dato più vistoso è l’aumento dei reati fallimentari, che si è verificato «anche in conseguenza delle ricadute negative della gravissima situazione finanziaria della Banca Monte dei Paschi di Siena», come ha evidenziato il Pg facente funzioni di Firenze, Francesco D’Andrea. I dati li ha forniti il procuratore di Siena, Salvatore Vitello: nel 2015 i fallimenti dichiarati sono stati 57 contro i 48 del 2014 ei 35 del 2013.Ei reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale sono schizzati a 25 dai 16 dell’anno precedente. La reprimenda più dura, anche nei confronti di Bankitalia, è arrivata dal Pg di Ancona Vincenzo Macrì: sul «più grave disastro bancario mai avvenuto in Italia dopo quelli di Sindona e di Calvi», cioè quello di Banca Marche,«l’attenzione della stampa, dell’opinione pubblica e degli organi istituzionali e politici non è stata all’altezza», ha denunciato senza giri di parole. Il dissesto ha portato «anche problemi economici e di sviluppo della regione e ne porterà ancora» e chi ha partecipato all’aumento di capitale, fatto nel 2012 di circa 270 milioni di euro, «ha perso tutto, proprio perché la Banca d’Italia non aveva fornito alla Consob le informazioni sulla situazione di dissesto in cui si trovava la banca».
Un monito alla dirigenza delle banche è giunto anche dall’avvocato generale di Bologna, Alberto Candi, che ha richiamato il caso Parmalat: «Gli amministratori degli istituti bancari, anche non pubblici, dovrebbero essere ben consapevoli della funzione sociale che svolgono, avendo tra le mani i patrimoni e, in qualche caso, le vite delle persone. Ebbene, deve far riflettere che, nonostante gli episodi di infedeltà nei confronti dei clienti, i controlli funzionino così male».