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 2016  gennaio 31 Domenica calendario

Gennaro Migliore da Rifondazione comunista al Governo

Un po’ distratti dall’abbuffata di poltrone e poltroncine governative fatta dal partituccio di Angelino Alfano, i giornali non hanno dato l’importanza giusta a uno dei beneficiati. Non sta nella pattuglia dei seguaci di Ncd e meno che mai è un politico cresciuto tra le file cattoliche o moderate. È un personaggio che ci rivela con chiarezza un dato sempre rimosso. Nella politica italiana la coerenza non è per niente una virtù. E in questo recinto si può capovolgere l’impegno di una vita, con un svolta che fa impallidire quelle vantate da Matteo Renzi. Sto parlando di Gennaro Migliore, il nuovissimo sottosegretario alla Giustizia. Un tempo, nel vecchio Pci, esisteva un solo Migliore: Palmiro Togliatti. Lo chiama vano così i militanti e i dirigenti. Con venerazione religiosa i primi, con un po’ di paraculaggine e sottomissione i secondi. Perché il compagno Palmiro era il Migliore fra i tantissimi iscritti al Partitone rosso? Perché aveva alle spalle un percorso politico che nessuno poteva vantare. Si era distinto nella guerra civile di Spagna come inviato del Comintern, la struttura segreta del comunismo internazionale. Poi era vissuto a Mosca e Stalin si era ben guardato dal sopprimerlo in una delle tante purghe. Infine nel marzo del 1944 era sbarcato in Italia con l’incarico di creare anche da noi i presupposti per trasformarla in un paese satellite dell’Unione sovietica.
Chi poteva essere migliore del compagno Palmiro? Che domanda assurda! E infatti quel titolo non venne assegnato a nessun altro dirigente comunista. Rimase soltanto suo, sino alla scomparsa, avvenuta a Yalta, in Crimea, nell’agosto del 1964, durante una vacanza con la compagna Nilde Jotti. Niente di paragonabile con il Migliore che adesso descriverò. Grazie anche a qualche ricordo personale.
Correva l’anno 2006 e in quel tempo andavo ancora in giro per l’Italia a presentare i miei libracci sulla guerra civile. Era appena uscito La grande bugia, pubblicato dalla Sperling & Kupfer. E il 16 ottobre mi trovavo a Reggio Emilia, in compagnia di un inviato speciale del Corriere della sera: Aldo Cazzullo, che aveva accettato di intervistarmi in pubblico. Stavo per rispondere alla prima domanda, quando dal fondo del salone emerse una decina di violenti decisi ad aggredirci.
Inalberavano un lenzuolo color sangue. Con una scritta in bianco che recitava: “Triangolo rosso? Nessun rimorso”. Il significato era chiaro: i partigiani comunisti che in quell’area dell’Emilia avevano accoppato un bel po’ di gente si erano comportati da eroi della Resistenza. Anzi avrebbero dovuto ammazzarne molti di più. I tipacci cominciarono a bersagliarci scagliando copie del mio libro, per poi avvicinarsi minacciosi al palchetto dove stavamo Aldo e io. Ci salvò la reazione del pubblico che aveva cominciato a gridare: “Libertà, libertà!”. E si stava alzando per dare addosso alla squadra.
Qualche giorno dopo la serataccia di Reggio Emilia, mi capitò di fare un commento che venne ripreso dai quotidiani. Erano poche parole, destinate a esprimere l’ipotesi che tra gli aggressori ci fosse anche qualcuno legato o vicino a Rifondazione comunista, un partito oggi quasi scomparso.
Chi mi replicò con sicumera e un tantino di spocchia? Un’autorità indiscutibile: Gennaro Migliore. Nel 2006 aveva trentotto anni ed era il capogruppo di Rifondazione a Montecitorio. Molto seccato, respinse il mio sospetto. Quindi aggiunse: «Rifondazione comunista non è violenta, che piaccia o no a Pansa. Da anni lui si destreggia nell’assalire il nostro partito».
Ma il rosso Migliore, pur essendo un’autorità nel Parlamento, era male informato sulla propria parrocchia, oppure ne sapeva troppo poco. Infatti, qualche mese dopo, il 30 gennaio 2007, a Roma, durante un convegno sull’antifascismo promosso da Rifondazione, accadde quello che nessuno prevedeva, meno che mai lo sfortunato Gennaro.
Un giovane dirigente rifondarolo fece outing e si vantò di aver partecipato all’assalto reggiano. A presentarlo fu un quadro storico del Partito comunista, la compagna Bianca Bracci Torsi, che dopo il 1989 era passata con Fausto Bertinotti. Disse: «Adesso cedo la parola a Simone Sallusti. Non è soltanto il responsabile organizzativo di Rifondazione comunista a Roma. È anche, ci tengo a dirlo, trai ragazzi che sono andati a contestare Pansa a Reggio Emilia».
Questo ardimentoso compagno, si alzò e confermò alla platea di essere proprio lui uno di quel commando: «Sì, è vero. Sono andato a Reggio per contestare Pansa e ne sono orgoglioso».Poi si mise a concionare su fascismo e antifascismo. Con qualche dettaglio errato che ormai sembrava il condimento indispensabile ai festini politici rossi. Purtroppo le cronache di quell’evento se ne infischiarono di descrivere il compagno Sallusti. Quanti anni aveva, quale era il suo aspetto fisico, era stato il comandante degli assaltatori di Reggio o soltanto uno dei gregari? In realtà l’unico dettaglio che mi piacerebbe conoscere è se lui si sia accodato a Gennaro Migliore nella transumanza del leader rifondarolo verso i pascoli grassi del renzismo. Ma perché andare proprio con il premier? È una domanda che devo propormi poiché il compagno Gennaro non era mai stato tenero con il Ganassa fiorentino.
Una piccola ricerca su Internet mi ha ricordato quello che nel 2012 Migliore diceva o scriveva di Renzi: «La retorica della rottamazione, parola densa di cupi significati, è valida soltanto per chiamare con un altro nome una squallida lotta per il potere…». E qui mi fermo perché oggi il bla bla dei politici mi dà la nausea.
Comunque sia, adesso il compagno Migliore siede alla corte del ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Che cosa ne sa di processi, magistrati, revisione dei codici, insomma di un mondo che è diventato sempre più decisivo, di un potere che da terzo è ormai il primo in Italia? Credo quasi niente.
Del resto, il nuovo sottosegretario ha conquistato una laurea brillante all’Università Federico II di Napoli, ma non in Giurisprudenza, bensì in Fisica. Con una tesi che, secondo Wikipedia, avrebbe il titolo seguente: “Distribuzioni partoniche nella diffusione profondamente inelastica”. Un lavoro che gli è valso il voto più alto: centodieci su centodieci.
Così va l’Italia del 2016, cari lettori del Bestiario. E l’anno è appena iniziato. Nei prossimi undici mesi, ci sembrerà di vivere nel Paese delle Meraviglie, messo in scena da un comico insuperabile e corrosivo come Maurizio Crozza. In maggio, o giù di lì, si terranno le elezioni amministrative in molte città cruciali, a cominciare da Roma e Milano. Nell’autunno avremo il referendum sulla riforma costituzionale. Tutto con il contorno di una bufera giudiziaria che terrà sulle spine una torma di potentati. Infine dovremo vedercela con il terrorismo del Califfato e, forse, con una spedizione militare in Libia.
In frangenti come questi, mia nonna Caterina si appellava a santa Scarabola, che protegge le imprese impossibili. È sempre in servizio? Speriamo che anche lei, come il compagno Migliore, sia passata agli ordini di mister Renzi. Dunque abbia conquistato uno strapuntino da sottosegretaria. E da quel posto si occupi di noi, italiani senza potere, destinati soltanto a prendere calci in bocca.