Libero, 31 gennaio 2016
Pione Sisto, il calciatore immigrato dall’Uganda che dà ragione alla Danimarca: «Chi arriva in qui o in altre nazioni deve fare la sua parte»
«La Danimarca ha un cuore grande e al mondo non è seconda a nessuno per quanto riguarda l’ospitalità. Nella stessa misura è vero che senza denaro non si possono fare miracoli». Non sono le parole di Inger Stojberg, ministro dell’Integrazione Sociale, tra i promotori della legge sulla confisca dei beni ai migranti, ma le affermazioni di un rifugiato che in Danimarca si è rifatto una vita diventando una delle stelle più luminose dello sport scandinavo. Le leggi approvate lo scorso 26gennaio al Folketinget trovano infatti il totale gradimento di Pione Sisto, 20anni, nato in Uganda da una famiglia sudanese e oggi danese a tutti gli effetti, al punto da essere diventato anche titolare inamovibile nella locale nazionale di calcio. Sisto è arrivato nelle terre di Amleto sei anni fa, mentre il Sudan, dove si era trasferito ad appena due mesi di vita, veniva messo a ferro e fuoco dai terroristi dell’Aqmi (Al Qaeda del Maghreb Islamico), i tagliagole responsabili tra le altre cose della carneficina alla pasticceria Cappuccino di Ouagadougou dove ha perso la vita il bimbo italiano di nove anni Michael Santomenna. «Ho trascorso lamia infanzia a Giuba», racconta,«la nostra vita si stava trasformando in un inferno. Ho perso due fratelli, tantissimi amici e ricordo che spesso non potevo uscire di casa neppure per andare a scuola. Devo ringraziare la Danimarca se sono riuscito con i miei genitori ad avere una seconda opportunità. Anzi, a dirla tutta si è trattata di una terza opportunità visto che eravamo partiti dall’Uganda». Sisto è rientrato in un progetto governativo danese dell’allora premier Lars Lokke Rasmussen focalizzato al sostegno dei rifugiati provenienti da guerre civili o vessati dal terrorismo islamico. Il Lars Lokke Rasmussen in questione non è l’omonimo dell’attuale premier: il politico che sei anni fa ha salvato la vita a Sisto, promuovendo iniziative a carattere umanitario, è lo stesso (rieletto nel 2015) che oggi viene messo alla gogna per il provvedimento sul prelievo forzoso disegnato dal suo partito Venstre.
Assieme ad altri 200 sudanesi Sisto è arrivato a Skive, cittadina di 20mila abitanti a 240 km a nordovest di Copenhagen. «Non sapevo cosa fosse l’inverno, ma soprattutto non avevo vissuto mai prima di quel momento in un posto distante dalle guerre. Può sembrare una follia, ma si fa fatica anche ad ambientarsi in un Paese in pace». Il giovane atleta ci tiene a sottolineare che nella patria d’adozione non ha vissuto facendo leva sull’assistenzialismo. «Mio padre Ifolo è una persona orgogliosa, non avrebbe mai accettato la carità. In Sudan lavorava come falegname e si è adoperato per svolgere la stessa mansione a Odense. Per lungo tempo ha lavorato gratis, anche se in realtà stava semplicemente ricambiando l’ospitalità che ci era stata concessa». Il giovane di origini sudanesi non si sente affatto razzista o intollerante nello schierarsi a favore del discusso provvedimento governativo approvato nei giorni scorsi. È dell’idea che sia stato strumentalizzato ad arte per sollevare un polverone e mettere in cattiva luce una nazione all’avanguardia sotto tutti i punti di vista. «Accostare le leggi danesi alle persecuzioni naziste contro gli ebrei può diventare pericoloso, oltre che essere falso. Sono stato un rifugiato e pronuncio questa frase con orgoglio, ma laddove è possibile chi arriva in Danimarca così come in altre nazioni deve fare la sua parte. Vi assicuro che io e la mia famiglia abbiamo contribuito al nostro sostentamento». E mentre lo dice mostra la foto del padre falegname, un’immagine che risale al suo esordio con la nazionale danese il 4 settembre del 2015 a Copenhagen contro l’Albania. Nell’immagine si vede Ifolo Sisto con il viso dipinto dei colori dei guerrieri sudanesi Beja. «Nessuno in tribuna ha fischiato o insultato mio padre», ci tiene a evidenziare.
Oggi Pione Sisto, che ha ottenuto la cittadinanza danese nel 2014, è uno tra i giovani calciatori più corteggiati in Europa: gioca nella Serie A di Danimarca per il Midtjylland, ma nel suo futuro potrebbero esserci Barcellona, Arsenal, Porto o Bayern Monaco.Èla perla nera del pallone scandinavo assieme ad altri giovani nel giro della nazionale di Morten Olsen. Ragazzi come il difensore albanese Riza Durmisi, l’attaccante originario della Tanzania Yussuf Poulsen, o il 18enne centravanti pakistano Adnan Mohammed,«amici che proprio come me vengono da situazioni e contesti complicati, ma che non sono rimasti con le mani in mano».