Corriere della Sera, 31 gennaio 2016
Angelique Kerber ha trionfato agli Australian Open. Serena Williams non sa più vincere?
Ha regalato alla donna più importante del mondo, Angela Merkel, una mattina davanti alla tv: un’occhiata alle cose del mondo e una down under, dove una nipotina di Steffi Graf – 17 anni dopo l’ultimo Slam di Fräulein Dritto (Roland Garros 1999, ti ricordi Martina?) – si rotolava nell’azzurro di Melbourne, incredula e felice. E alla donna più forte di ogni tempo, Serena Williams, la seconda delusione cocente nell’arco di due Major. La treccia bionda che attraversa la notte dell’Australian Open come una cometa è di Angelique Kerber, 28 anni, tedesca di Brema con origini polacche, residente a Puszczykowo, mancina e regina.
Angie trionfa ma Serena non sa più vincere, il virus che Roberta Vinci le ha inoculato nelle vene nella semifinale di New York non è stato debellato. La numero uno è zavorrata da 46 errori non forzati, da una percentuale di prime palle da minimo sindacale (53%), dalla rivelazione che la sua vulnerabilità è un gossip assai diffuso in spogliatoio: chi sbuca in finale contro di lei (tutte tranne Maria Sharapova; che non batte Serena dal 2004) ora sa di avere una chance, e a quella chance si aggrappa con tutte le forze. «Ogni volta che scendo in campo vi aspettate che io vinca. Be’, ho una notizia per tutti voi: sono un essere umano, non un robot!» è sbottata la Williams dopo la finale, decisa da un lunghissimo game – il sesto – nel terzo set e marcata dalla diagonale tra il dritto all’uranio dell’americana e gli angoli mancini del rovescio della tedesca, molto dimagrita rispetto all’anno scorso e quindi più mobile.
C’è molta Italia dentro questo match intenso che non ha scontentato gli appassionati: i continui rimandi all’impresa della Vinci che impedì a Serena il Grande Slam assoluto, inceppandone i meccanismi a orologeria; il record imbattuto di Flavia Pennetta, che all’Open Usa 2015 centrò il primo Major alla 49a partecipazione Slam. Angelique crede nel destino: era alla 33a e al primo turno aveva annullato un match point alla giapponese Misaki Doi. «Ero con un piede sull’aereo per la Germania – ha raccontato tra le lacrime durante la premiazione, con un’affettuosissima Williams accanto —, e invece mi ritrovo qui con il trofeo in mano. Mi è stata data una seconda opportunità e l’ho sfruttata». L’anno scorso a Las Vegas (dove Steffi vive con il marito Andre Agassi) la Kerber aveva avuto l’opportunità di scambiare qualche palla con la Graf, idolo d’infanzia, che alla vigilia le aveva mandato un messaggio d’incoraggiamento: «Credi sempre in te stessa, Angie».
Inedite, invece, dopo 21 titoli Slam (grazie alla Kerber, ancora per un po’, Steffi Graf rimane indisturbata a quota 22), sono le occasioni che oggi Serena concede alle avversarie: «Angie è una brava ragazza, se non sono riuscita a vincere io sono felice che l’abbia fatto lei. È stata una finale intensa, magari non giocata al mio massimo livello però piena di punti appassionanti». E di spunti interessanti, anche. Quanta fame ha, ancora, Serena a 34 anni? Fatevi sotto, ragazze.