la Repubblica, 1 febbraio 2016
Il viaggio di Padre Pio verso Roma
Cento anni dopo essere arrivato – «era il 28 luglio del 1916 quando si presentò in questo santuario tra rocce e cielo» annotano gli storici – Padre Pio, che nel frattempo è diventato San Pio, per la prima volta andrà via dalla sua San Giovanni Rotondo. Lo ha voluto Papa Francesco che, per il suo Giubileo della Misericordia, ha chiesto che le spoglie del Frate arrivassero nella Capitale: «Tredici giorni fuori da casa, a Roma e poi a Pietralcina, dove è nato» spiegano i suoi frati, i Cappuccini, che per l’occasione – con ministero degli Interni, Prefettura, Antiterrorismo – hanno organizzato un piano di sicurezza degna di un capo di Stato. Per logistica e sicurezza, la traslazione dei resti di San Pio è infatti l’evento più complesso da inizio anno.
La salma di San Pio fu esumata nel marzo del 2008 quando avvenne, da parte di una commissione (composta da un biochimico e quattro medici), la ricognizione canonica. «In quell’occasione – spiega Stefano Campanella, portavoce dei Cappuccini – avvenne un trattamento conservativo tale da non rendere necessario un particolare trattamento in vista del viaggio». Il corpo è stato infatti posizionato in un’urna di vetro, sigillata e saturata con argon, uno specifico gas inerte. «La saturazione – spiega Campanella – ha eliminato la presenza di ossigeno all’interno della teca, impedendo in tal modo la proliferazione batterica. Infine il materasso sul quale è stato adagiato il corpo è, in realtà, un parallelepipedo di plexiglas forato, rivestito di velluto, al cui interno si trovano grani di gel di silice, che servono a mantenere costante il livello di umidità all’interno dell’urna».
Le operazioni di trasporto cominceranno domani quando la teca verrà trasferita dalla chiesa inferiore a quella superiore, dove rimarrà fino alla mattina di mercoledì quando è prevista la partenza per Roma. Nel primo pomeriggio l’arrivo a San Lorenzo al Verano, dove giungeranno anche le reliquie del corpo di san Leopoldo Mandic.
Per il trasporto – a cui stanno lavorando una quindicina di persone – è stata approntata una seconda teca di plexiglas in cui verrà collocata l’urna. Inoltre verrà attrezzato uno speciale furgone per attutire al massimo le vibrazioni. Il trasferimento costerà qualche centinaia di migliaia di euro, centomila messi a disposizione della Regione con un provvedimento votato, non senza polemiche, dalla giunta di Michele Emiliano.
A seguire l’urna, come predisposta dal prefetto di Foggia, Maria Tirone, ci sarà una doppia scorta di forze di polizia. E la Prefettura ha richiesto all’Airspace Coordination Unit l’attuazione di una “no fly zone” su San Giovanni Rotondo e Foggia. «Si stanno costruendo – spiega Campanella – anche una portantina per portare l’urna a spalla per brevi tratti e, poiché il peso complessivo è di circa 200 chili, si sta realizzando anche un carrello con sistemi di ammortizzamento per il tratto più lungo del percorso processionale del 5 febbraio». In quella data infatti è previsto una processione nella basilica di San Pietro mentre il giorno successivo ci sarà in piazza San Pietro un’udienza speciale del Papa. A Roma, con speciali misure di sicurezza, rimarrà fino all’11 febbraio quando verrà portata a Pietralcina. Per poi fare ritorno il 16 febbraio a San Giovanni dopo una sosta a Foggia.
«Evidentemente era necessario…», dicono con una punta di polemica a San Giovanni Rotondo, dove non hanno preso benissimo questa decisione. Si era creato anche un comitato che aveva protestato ufficialmente. «Meglio non dire niente, per evitare polemiche», dice Francesco Fini, titolare dell’hotel Parco delle Rose e presidente dell’Assoalberghi comunale che da anni stanno lottando con la grande crisi dei pellegrini. Per il Giubileo del 2000 San Giovanni Rotondo aveva conosciuto una corsa al pellegrino: ci sono strutture tali da garantire 6mila posti letto al giorno, ma le presenze non superano le 700mila all’anno. Si aspettavano 8 milioni di pellegrini, non ne arrivano più di quattro. Il viaggio a Roma può dare qualcosa di più? «Vedremo», dicono con scetticismo gli albergatori. Che stanno però per incassare la caduta del vincolo turistico 25ennale per gli alberghi costruiti nel 2000: potranno così diventare case o esercizi commerciali. Non è un miracolo. Ma il nuovo piano urbanistico generale.