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 2016  gennaio 30 Sabato calendario

Renzi Vs Merkel, ovvero quando un leone si fa agnellino davanti a un paio di stivali di pelle umana

Da giorni i titoli dei giornali ruggivano e rombavano come tamburi di guerra. Uno per tutti, quello de La Stampa di ieri: “Renzi affronta la battaglia contro Angela Merkel con i consigli di Napolitano”. Accipicchia, stavolta Matteo va a Berlino e gliele canta chiare, alla Cancelliera. Mica come le altre volte che pareva intenzionato a fare sfracelli e poi, appena la vedeva, si scioglieva come un ghiacciolo. No, adesso è caricato a pallettoni: dopo l’attacco a Juncker, tocca alla mandante crucca. Flessibilità come se piovesse, 17 miliardi di deficit aggiuntivo (un punto di Pil), ciapa la manovra italiana e porta a casa. Prendere o lasciare. Tiè. Poi si sa come vanno queste cose. È bastato che la Merkel gli mostrasse i suoi stivaloni in pelle umana, e il leone s’è fatto coniglio, anzi agnellino. Tutto docile e ubbidiente, come le altre volte. Lei gli ha detto che sulla flessibilità decide Juncker e lui s’è accontentato di qualche pigolio sui 280 milioni che l’Italia deve girare alla Turchia come quota parte della mazzetta europea sennò Erdogan ci fa invadere dai migranti. Nella conferenza stampa finale la Merkel, magnanima e materna, gli ha concesso il solito contentino di qualche sorriso e smorfietta, più l’elogio prestampato alle “ambiziose riforme italiane” che l’hanno “colpita e impressionata”, tratto dall’ingiallito comunicato che sempre estrae di tasca quando arriva il premier italiano di turno (già usato paro paro per le visite di Monti e di Letta). Se restava lì ancora qualche ora, Renzi si sfilava pure il Rolex di giornata e glielo regalava, insieme a una Venere inscatolata e a una batteria di padelle antiaderenti. La scena ricorda Fantozzi contro tutti, quando il ragionier Ugo si azzarda a pensare che il Megapresidente Galattico, Arcangelo, è uno stronzo e subito nel cielo compare la frase cubitale “Il Megapresidente è uno stronzo!”. Così il Gran Consiglio dei Dieci Assenti convoca l’indiziato numero uno per un feroce interrogatorio con perizia calligrafica. Direttore Calabar: “Scriva quell’ignobile frase”.
Fantozzi: “Non ho le mani”. “E queste che cosa sono?”. “Queste sono paralizzate”. “Non facci il buffone, scriva”. Ducaconte Bumbam: “Io la faccio interdire, cacciare, massacrare, la faccio a pezzi, la metto in una valigia e la spedisco a Olbia!”. Direttore Calabar: “E io, carogna maledetta, ti stacco orecchie, braccia e gambe e le metto in una valigia e spedisco tutto a Olbia per via aerea!”.
Dottor Tronca (solo omonimo del commissario prefettizio di Roma): “E io lo taglio in quattro, lo metto in un baule e lo spedisco ad Olbia!”. Fantozzi: “Mi scusino, signori, ma a Olbia c’è un nuovo centro di raccolta?”. Megapresidente Arcangelo: “Lei è convinto di quello che ha scritto di me?”. Fantozzi: “Non l’ho scritto, l’ho solo pensato!”. Megapresidente Arcangelo: “Lei non deve pensare, Fantozzi, questo è il suo errore. Venghi con me, su, cancelli”. E lo costringe a sostituire il proprio nome al suo: “Fantozzi è uno stronzo”, ovviamente alla presenza dei congiunti.
Diciamo comunque che la storica visita alla Cancelliera poteva andare pure peggio, sol che Renzi avesse tentato di spiegarle che alcuni suoi ministri e compagni di partito sponsorizzano o addirittura aderiscono al Family Day contro le unioni civili. “Ma perché, voi non le avete ancora?”, gli avrebbe domandato la Merkel: “Noi le abbiamo dal 2001”. E, come racconta Anna Paola Concia sull’Huffington Post, funzionano a meraviglia: la coppia, omosessuale o etero, si reca al Comune e, davanti a testimoni, “registra” e/o “celebra” l’unione. Che comporta tutti i diritti e i doveri previsti per i matrimoni eterosessuali, tranne le adozioni. Ma quando il bambino ha un solo genitore naturale, può essere adottato dal genitore o dalla genitrice non naturale. Roba da matti, eh? La visita, poi, sarebbe degenerata nel soffocamento della Cancelliera se Renzi si fosse portato appresso una a caso delle new entry del suo governo, appena ingaggiate col rimpasto. Le più pittoresche sono targate Ncd: ben 7 su 12 fra ministri e sottosegretari nominati o spostati. Intanto il premier italiano avrebbe dovuto spiegare che cos’è l’Ncd, visto che sfugge ai radar italiani, figurarsi a quelli tedeschi: una foto di Alfano avrebbe risolto il problema. Poi, munito di microscopio elettronico, avrebbe dovuto illustrare le caratteristiche di Scelta civica (due posti). Infine, per il capitolo nanotecnologie, avrebbe dovuto aggiungere succulenti particolari su Democrazia Solidale, ultimo nato fra i partiti della galassia centrista, premiato con una cadrega.
Ma la parte più avvincente del colloquio avrebbe riguardato la “meritocrazia” sempre sbandierata da Renzi nei vertici europei, perché l’Italia ha svoltato e cambiato verso. Mica come sotto i governi precedenti, che premiavano gli amici degli amici, possibilmente voltagabbana. Ora “chi cambia partito deve prima mollare la poltrona”. Tipo la neosottosegretaria ai Beni Culturali Dorina Bianchi, nota radiologa prestata alla politica che purtroppo non l’ha più restituita. In 15 anni di carriera parlamentare, è riuscita a cambiare sette partiti, uno a biennio: Ccd, Udc, Margherita, Pd, Udc, Pdl, Ncd. Ora però, se tutto va bene, torna nel Pd, essendo inseparabile da Maria Elena Boschi che spupazza spesso a fare spese nel centro di Roma. Una specie di personal shopper. È per questi alti meriti scientifici che è stata promossa ai Beni Culturali. Casomai la Venere Capitolina rivedesse la luce, lo scatolone è tutto per lei.