Libero, 30 gennaio 2016
Volare con una bomba in valigia. Può succedere a Bologna
Il coltello passato indisturbato ai varchi di sicurezza dell’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna il 21 dicembre scorso e pizzicato nel bagaglio a mano dalla sicurezza dello scalo di Dubai non è stato il solo incidente accaduto nello scalo emiliano, che è il settimo italiano per numero di passeggeri trasportati (6,8 milioni). A svelare la serie incredibile di incidenti dello scalo è ora un rapporto ispettivo dell’Enac cui è allegato il verbale del comitato di sicurezza aeroportuale del 29 settembre scorso. Già nel cuore dell’estate a Bologna era passato indenne un grosso coltello infilato nel bagaglio amano: gli scanner lo avevano pure individuato, ma gli operatori di sicurezza se ne sono accorti quando il passeggero si era già preso il suo bagaglio e si era allontanato, per cui non è stato più possibile identificarlo né sequestrare l’arma da taglio lì inserita. Ma è accaduto di peggio: lo stesso Enac, come fa in molti aeroporti per saggiare la qualità dei controlli di sicurezza, ha fatto imbarcare da Bologna quattro suoi ispettori in incognito che nel bagaglio a mano portavano un congegno esplosivo ovviamente disinnescato. Bene, in 3 casi su quattro la valigetta con la possibile bomba è passata negli scanner e non è stata identificata dalla sicurezza. Un groviera, dunque. Con la sola attenuante di non essere il solo scalo italiano che è risultato permeabile alle ispezioni che l’Enac compie regolarmente su tutto il territorio.
Il verbale di quella drammatica riunione di fine settembre parte proprio citando «l’evento di security occorso in data 9/08/2015, che ha permesso ad un passeggero di decollare con un coltello di grandi dimensioni nel proprio bagaglio a mano nonostante fosse stato individuato dal monitor».La difesa balbettata dal direttore della sicurezza aeroportuale Luca Voltolini non è sembrata un granchè nemmeno all’Enac. «Informa», recita il verbale, «che il suddetto evento del 9 agosto 2015 è avvenuto presso la postazione radiogena dotata di Leds, pertanto dotata di un tunnel bagaglio maggiore e di conseguenza proiezione di plexiglasminore a separazione del bagaglio dal passeggero, che, in tale modo, ha maggiore facilità nel riprendersi lo stesso bagaglio prima che l’addetto ai controlli possa attuare le procedure del caso. Ciò considerato, il gestore afferma di essersi attivato per richiedere una protezione di plexiglas più estesa, che avverrà in tempi ragionevoli, dandone informativa ad Enac, e che la Guardia particolare giurata responsabile della mancata attuazione delle procedure previste, assunta di recente e ancora nel periodo di prova, è stata licenziata». Non molto rassicurante: in aeroporto dunque era noto che il passaggio allo scanner del bagaglio a mano era così veloce da fare andare via il passeggero prima che la sicurezza si accorgesse davvero cosa era lì contenuto. Ma peggio ancora è stata la difesa sui tre bagagli esplosivi introdotti dagli uomini Enac (tecnicamente IED- ordigni esplosivi improvvisati, proprio quelli più utilizzati dai terroristi), perché Voltolini quasi si è offeso, evidenziando «l’idoneità degli screeber dell’Aeroporto di Bologna e pertanto il carattere di assoluta contingenza delle criticità emerse dai cover test Enac».
È esattamente grazie a quelle contingenze che gli aerei esplodono in volo. La dirigente Enac lì presente, Maria Laudato, ha provato a ipotizzare che il buco nella vigilanza fosse dovuto alla scarsa esperienza del personale impiegato anche «per il frequente turn over degli screener di AdB. Infatti la rotazione continua ed eccessiva del personale addetto ai controlli di security porta alla mancanza di esperienza, aspetto che investe carattere fondamentale nello specifico ambito della security». I precari della sicurezza, ha fatto notare Enac, per altro comportano un rischio ulteriore, perché «in numero eccessivo vengono a conoscenza di informazioni riservate nonostante dopo pochi mesi vengano estromessi dal sistema aeroportuale per ragioni contrattuali di tempo determinato». E anche in questo caso Voltolini si è difeso rivendicando addirittura questa scelta, perché tanti precari servirebbero a «individuare i migliori screener e confermali in servizio alla fine del periodo di prova».
La sicurezza dell’aeroporto bolognese era affidata in origine alla Union Delta (dal 2008), che peraltro lavora anche a Torino e Firenze. La società ha poi cambiato più volte denominazione (prima Union Security, poi Puma security), ed è stata rilevata dalla Issv spa.
Franco Bechis