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 2016  gennaio 30 Sabato calendario

Nuovi guai con le mail per Hillary

DES MOINES (Iowa) L’affare si complica per Hillary Clinton. E riappaiono anche i sospetti di congiure contro la royal family del partito democratico Usa. Ad appena due giorni dai caucus dell’Iowa che aprono la stagione delle elezioni primarie americane, l’ex segretario di Stato deve vedersela non solo con un presunto sparring partner, Bernie Sanders, divento lo sfidante di un testa a testa mozzafiato, ma anche col riemergere dello scandalo delle email della sua attività diplomatica e di governo conservate nel suo server privato. Ieri sera il Dipartimento di Stato ha comunicato che 22 di quei messaggi usciti dal sistema informatico federale, sui quali sta indagando da mesi l’Fbi, sono da considerare «top secret». Si sapeva da tempo che molta della posta che la Clinton ha fatto transitare sulla sua rete privata conteneva messaggi con un certo livello di segretezza, circa 1300. Ma sembrava trattarsi quasi esclusivamente di comunicazioni classificate come «riservate». L’ex «first lady» ha riconosciuto l’errore e si è scusata pubblicamente più volte, anche lunedì scorso. L’altra sera un sito conservatore aveva attribuito a una fonte anonima dell’Fbi l’intenzione di portare avanti l’indagine contro la Clinton anche in piena campagna elettorale senza escludere la possibilità di un’incriminazione anche alla vigilia di votazioni cruciali. Sembrava una manovra politica (e forse lo era) ma la cosa assume un aspetto diverso ora, alla luce della sortita del ministero degli Esteri che accusa per la prima volta il suo ex capo di aver sottratto materiale «top secret».
Dopo mesi di indagine una rivelazione-bomba a poche ore dall’inizio delle votazioni fatta da un ramo dell’Amministrazione Obama? Hillary sente puzza di bruciato e la reazione del suo team è furibonda, ma il portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby, spiega che il governo non aveva scelta: la magistratura aveva fissato oggi come termine per rivelare i contenuti dei messaggi incriminati.
Kirby aggiunge che è stata la comunità dell’intelligence a decidere che quei 22 messaggi devono essere considerati top secret. E qui tornano le diffidenze, visto che il direttore della Cia, John Brennan, è un uomo vicino a Barack Obama che gli ha affidato quell’incarico dopo averlo avuto al suo fianco alla Casa Bianca come consigliere. Ma è anche vero che quello dei servizi, tra National Intelligence, Nsa e varie altre agenzie, è un mondo complesso e con una sua «naturale» opacità. Un altro dubbio: Kirby dice che i messaggi «incriminati» non erano stati etichettati «top secret». Un errore di valutazione della Clinton e dei suoi diplomatici o la materia è diventata sensibile solo negli anni successivi? Il ministero su questo non è ancora giunto a una conclusione. Magari alla fine il caso si sgonfierà, ma nel clima attuale di sfiducia nel governo e di spinte antisistema le email possono compromettere la candidatura della grande favorita.