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 2016  gennaio 29 Venerdì calendario

La vicenda Mastella finisce in nulla. Quindi il governo Prodi è andato a casa per un processo immaginario

Va premesso che quel governo – governo Prodi – faceva schifo, ormai era a pezzi, raccogliticcio, la maggioranza era appesa a un filo o direttamente in minoranza, c’era scarsa coesione di fronte a milioni di cose da fare, litigi per tutto, nodi irrisolti, malumore, insomma: quel che successe con Clemente Mastella avrebbe potuto succedere con altri. Con Lamberto Dini, con Pecoraro Scanio, con Antonio Di Pietro. Ma accadde con lui, con Mastella. La procura di Santa Maria Capua Vetere, il 16 gennaio 2008, dispose gli arresti domiciliari per Alessandrina Lonardo detta Sandra: moglie di Clemente Mastella e presidente del consiglio regionale della Campania. L’accusa era di tentata concussione nei confronti del direttore dell’ospedale di Caserta e c’erano sette ipotesi di reato che riguardavano anche il Guardasigilli, cioè Mastella. A parte qualche evidente forzatura (si prefigurava anche un Mastella concussore di Antonio Bassolino) buona parte dei provvedimenti apparivano fondati anche se pochi li lessero davvero: il campo d’indagine, la lottizzazione della sanità, autorizzò dibattiti generici attorno a pratiche ritenute criticabili e però non illecite. Perciò il titolo «Così fan tutti», il 18 gennaio, comparve su ben tre fondi di tre quotidiani diversi: Francesco Merlo sulla Repubblica, Lucia Annunziata sulla Stampa e Gianantonio Stella sul Corriere. La Cassazione però confermerà lo stesso i provvedimenti. Morale: il Guardasigilli avrebbe dovuto leggere una relazione sullo stato della giustizia e invece si presentò dimissionario; pronunciò una durissima requisitoria contro una parte della magistratura, e i toni, più da marito che da statista, gli fecero da attenuante. L’incredibile è che Mastella, poi, quasi si scusò: «Non ho espresso giudizi contro la magistratura. Agli italiani dico: fidatevi della magistratura italiana. Non vi fidate però di gip particolari che arrestano persone incensurate». Che scorza, Mastella: solidarietà ne aveva avuta pochina, non era più ministro, aveva la moglie agli arresti coatti, mezzo partito pure, i vari Di Pietro infierivano, un tizio delle Iene di Italia 1 era andato davanti a casa sua a Ceppaloni – la moglie dentro – portando delle arance come coi carcerati, suo figlio Elio aveva avuto un battibecco spettacolare con la stessa Iena (Alessandro Sortino, oggi incredibilmente convertito alla cattolicissima Tv2000) dopodichè, a suo padre, si era rivolto così: «Papà, ma come fai a stare con questi?». E come facevaa stare con quelli? Non ci stette più. Scrisse una lettera a Prodi, e ciao. E la scena del 24 gennaio, quando l’Udeur ritirò la fiducia a Prodi nonostante la defezione di un suo senatore che si accapigliò col suo capogruppo, non va raccontata: andrebbe soltanto rivista. Chi non la ricorda la associa comunque a sputi, insulti, urla, minacce, svenimenti, tappi di spumante e tòcchi di mortadella tra i denti. Voto finale: 161 contrari e 156 favorevoli, governo a casa. Sipario. Si era scoperto, almeno, che Mastella era un essere umano.
Già, ma oggi? Oggi scopriamo – si fa per dire – che la magistratura è quella di sempre. Ciò che è successo a otto anni di distanza – niente, in sostanza – l’ha spiegato molto bene un articolo del Corriere del Mezzogiorno di ieri. In pratica: cadde un governo, ma non si sa ancora se Mastella sia colpevole. E attenzione, non è neppure iniziato il processo di primo grado. Sta per iniziare? Neppure: la quinta sezione penale del tribunale di Napoli (laddove l’inchiesta era finita per competenza) è ferma alle eccezioni preliminari. La difesa aveva lamentato che l’accusa non era «chiara e precisa» e il giudice ne ha convenuto: «Tale indeterminatezza preclude persino di esaminare le questioni relative alla competenza». Tuttavia bastò per far cadere un governo: ora dunque che succede? Due le possibilità: o l’accusa chiede il proscioglimento oppure riformula la richiesta di rinvio a giudizio. Probabilità che si arrivi a una condanna? Zero o quasi. Del resto l’accusa di associazione per delinquere era di incredibile vaghezza sin dall’origine: si parlava di una «serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione... attraverso la realizzazione di numerosi reati». Quali? Non vengono indicati, e così Mastella aspetta tra un rimpallo e l’altro. Da otto anni. Il Corriere del Mezzogiorno ha elencato altri proscioglimenti e assoluzioni che intanto Mastella ha collezionato tra Napoli e Benevento: ma è in attesa di altre tre sentenze. Una per tentata concussione a un ex manager dell’ospedale di Caserta, un’altra per aver istigato il consuocero a compiere un reato (che però non c’è stato: il consuocero nel frattempo è stato assolto) e la terza sentenza riguarda una presunta concussione ai danni di Antonio Bassolino: l’ex governatore sarebbe stato costretto a nominare all’Asl di Benevento una persona di fiducia di Mastella. Il dettaglio è che Bassolino nega tutto: «Nessuna pressione, fu una nomina legittima». Ma, incredibilmente, Bassolino non è stato citato tra i testimoni dell’accusa.
La morale è così palese che non vale la pena neppure di trarla. Oggi un politico – un politico vero, che conti qualcosa – deve mettere in conto di pagare per i propri reati oppure di pagare anche se non ne ha fatti. Cristallizzata e immobile, polverosa e antica, vetusta, mummificata e intoccabile, resta intanto questa magistratura.