il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2016
Emigrare in taxi. L’ultimo escamotage dei profughi
In Svezia in taxi. Per ovviare l’obbligo di identificazione alle frontiere sui mezzi pubblici in vigore ormai da qualche tempo in Danimarca i rifugiati passano il confine su auto di servizio privati. È l’ultimo, costoso ma semplice escamotage escogitato da chi non ha o teme di non avere i documenti in regola, per raggirare i controlli su traghetti, bus e treni. Il ripristino, dopo 60 anni, delle identificazioni alla frontiera da parte della Svezia, la cui capacità ricettiva è al collasso tanto da aver deciso ieri il rimpatrio di decine di migliaia di migranti, aveva scatenato tensioni diplomatiche e fatto scattare il blocco del traffico ferroviario diretto, tra Copenaghen e Malmö, sullo stretto di Öresund, da parte della Danimarca. Uno snodo cruciale anche per i circa 15.000 pendolari giornalieri
Quanti rifugiati sono riusciti a passare il confine in taxi? Quanti, già saccheggiati dalla guerra, dai trafficanti di uomini e dal viaggio, si sono potuti permettere l’investimento? Numeri credibili non ce ne sono, ma la Polizia nota da tempo taxi con a bordo immigrati che transitano tra Hyllie e Malmö. La portavoce della polizia Ewa-Gun Westford ha ricordato ai taxisti che può scattare il reato di traffico di stranieri, che è loro dovere dare uno sguardo a chi sale a bordo e farsi un’opinione sul cliente. Finora però, pare che sulla valutazione abbia prevalso la valuta. Nella prima settimana di gennaio, sono stati 1.478 i richiedenti asilo in Svezia, che intanto vive rapporti difficili con la Danimarca, il cui premier Lars Lokke Rasmussen, aveva dichiarato: “È necessario creare tranquillità ed evitare che molti rifugiati finiscano col soggiornare qui”. Ed erano scattati i controlli temporanei ai confini con la Germania.
Alle critiche della comunità internazionale si sono aggiunte intanto polemiche interne. Il presidente della Croce Rossa Anders, ha fatto notare alla ministro per l’Immigrazione Støjberg come, prima di allestire tendopoli per aumentare la capacità d’accoglienza, sarebbe stato preferibile sfruttare i 200 posti messi a disposizione dalla stessa Croce rossa e utilizzare i tanti immobili abbandonati, tra i quali motel. Støjberg già l’estate scorsa non esitò a promuovere una campagna anti-Danimarca tra i rifugiati in arrivo, facendo sapere di aver dimezzato l’ammontare dei sussidi di integrazione e irrigidito le norme sul ricongiungimento famigliare, sul quale moltissimi richiedenti asilo contavano.