La Stampa, 29 gennaio 2016
La «soluzione 5 per cento» non curerà le banche italiane
Tra gli esperti c’è già chi l’ha ribattezzata «soluzione 5 per cento», un po’ come una formula chimica. Una formula, però, che non sembra sufficiente per curare le banche italiane. Se l’accordo tra Roma e Bruxelles per creare un mercato dei crediti deteriorati sembra non convincere proprio la Borsa – ieri seconda giornata di vendite pesanti sui titoli bancari – molto dipende anche da quel 5% che può valere la garanzia pubblica sulla vendita dei crediti.
Per capire la formula serve un calcolo semplice, anche se approssimativo: per ogni 100 euro di crediti deteriorati che si ritrova sui bilanci, il sistema bancario italiano ne ha già accantonati in media 52; dunque quei prestiti difficili da recuperare pesano, sempre in media, 48 euro sui libri contabili. Se la banca riesce a cedere sul mercato i crediti facendosi pagare più di quella cifra può avere un guadagno; al di sotto registrerà invece una perdita.
Ma come si stabilisce il prezzo? Oggi un mercato per i crediti deteriorati non c’è e nelle ultime transazioni – quelle delle quattro banche finite in risoluzione – sono passati di mano a un prezzo imposto da Bruxelles di 17,5 euro ogni 100. L’accordo raggiunto martedì sera con la Commissione europea prevede che ci sia una garanzia pubblica, ma a «prezzi di mercato», per chi compra i crediti di cattiva qualità. Proprio quella garanzia, valutano i calcoli che in queste ore stanno facendo alcune società, potrebbe valere circa 5 euro aggiuntivi ogni 100; per l’appunto la soluzione 5 per cento. Anche con questa spinta resta però una differenza ampia tra i prezzi che i crediti potrebbero raggiungere nelle prime transazioni – 22-23 euro ogni 100 – e i 48 euro medi in cui li hanno in carico le banche. Venticinque euro di differenza che pesano: finché il mercato non decollerà è difficile che gli istituti possano vendere i loro crediti deteriorati senza mettere ulteriori perdite in bilancio. Al tempo stesso senza transazioni è difficile, se non impossibile, che il mercato parta.
Si poteva fare di meglio e di più nella trattativa con Bruxelles? Difficile dirlo. Quel che appare certo è che l’Italia sia stata costretta a – o si sia messa nella condizione di – capitolare sul tema degli aiuti di Stato. Tra il ministero dell’Economia e la Direzione generale della Concorrenza di Bruxelles la questione nelle ultime trattative non è stata quella di calibrare un intervento pubblico che non avesse effetti distorsivi sulla concorrenza, ma tenesse comunque conto della grave situazione delle banche italiane. È passata invece una linea formale e rigorista che di fronte a un evidente «fallimento di mercato» come quello che riguarda le sofferenze delle banche italiane, ha imposto una risposta esclusivamente all’insegna delle stesse logiche di mercato, senza dare spazio a un intervento pubblico che avrebbe potuto essere più efficiente nel mettere in moto meccanismi concorrenziali; ad esempio una garanzia pubblica più forte avrebbe potuto avvicinare maggiormente i prezzi di offerta e di domanda dei crediti deteriorati, contribuendo così a creare un flusso di transazioni che avrebbero poi determinato per quei crediti un prezzo – per l’appunto – di mercato. Così non è stato, anche per la debolezza politica dell’Italia in Europa. Il risultato è appunto quella garanzia pubblica «a condizioni di mercato». Ma se è a condizioni mercato – è l’obiezione diffusa – che vantaggio c’è per le banche che cedono i loro crediti, rispetto a una garanzia che potrebbero acquistare per l’appunto da un operatore privato?
La strada per ripulire il sistema bancario dalle sofferenze, dunque, sarà più ardua di quanto ci si poteva aspettare. Lo stesso presidente della Bce Mario Draghi ha ricordato nei giorni scorsi che quello dei crediti deteriorati è un problema che si risolve in tempi lunghi. Forse più lunghi, con queste regole. Archiviata la soluzione offerta all’Italia da Bruxelles come un piccolo passo sulla strada giusta – ma molto più piccolo di quanto serviva – le speranze sono riposte nella prossima tornata di provvedimenti per rendere più rapida e semplice la riscossione dei crediti. La prima tranche, varata a giugno, ha avuto i suoi effetti. La seconda, attesa per ieri e poi slittata ai prossimi giorni, dovrà essere davvero efficace per rimettere in moto il mercato dei crediti deteriorati.