la Repubblica, 29 gennaio 2016
Il computer ha imparato a giocare a Go. Ed è più bravo di noi
Non era mai accaduto che un computer battesse un giocatore professionista di “Go”, l’antico e complicatissimo gioco strategico cinese. Prima di oggi. A laurearsi campione è AlphaGo, programma sviluppato dai ricercatori di Google. La sua vittoria, raccontata suNature nella stessa settimana della morte di Marvin Minsky, uno dei padri dell’intelligenza artificiale, ridona al mondo scientifico tutto l’entusiasmo e i brividi provati quando Deep Blue, nel 1997, sconfisse a scacchi Garry Kasparov.
AlphaGo ha battuto con un sonoro 5-0 il campione europeo Fan Hui, eventualità che solo fino a pochi mesi fa sembrava impossibile: gli esperti stimavano che almeno dieci anni ci separassero dalla caduta di questo tabù tecnologico. Ma ogni previsione umana è un azzardo quando le menti artificiali, come nel caso di AlphaGo, sanno apprendere da sole, perché allora il ritmo dei miglioramenti accelera in un modo esponenziale che sfugge all’immaginazione. Potere del deep learning, l’apprendimento profondo.
«C’è una grande differenza rispetto alla sfida tra Deep Blue e Kasparov», spiega Francesco Amigoni, docente di intelligenza artificiale al Politecnico di Milano. «Nel 1997 il computer di Ibm adottava l’approccio “a forza bruta”: prima di muovere un pezzo cercava di prevedere tutti i possibili esiti, scegliendo ogni volta la mossa con più alte probabilità di condurre verso la vittoria finale. Il Go, dove ogni mossa non ha solo – in media – 35 alternative come negli scacchi ma ben 250, rende impraticabile questo approccio». Quella degli esperti di Google è un’altra strada: «Hanno dato in pasto alla rete neurale di AlphaGo – che assorbe e organizza dati imitando il modo di imparare del nostro cervello – 30 milioni di mosse fatte da giocatori umani», spiega Amigoni. «Poi hanno creato più copie della rete neurale, facendole competere tra di loro in milioni di partite. Questo cozzare vertiginoso di strategie ha fatto emergere, in modo darwiniano, le mosse più intelligenti, poi analizzate nelle loro conseguenze da un’ulteriore rete neurale, capace di estrarne gli elementi comuni: il “come si gioca bene”».
Risultato? Un’aspra disfatta non solo per il campione Fan Hui, ma anche per Facebook: Mark Zuckerberg mercoledì, solo poche ore prima dell’annuncio di Google su Nature, aveva comunicato alla stampa i progressi, parziali, fatti dai suoi ricercatori su un analogo sistema di I.A. per giocare a Go.
Progetto, quello di Facebook, che ora è storia, mentre AlphaGo è nella storia.