la Repubblica, 29 gennaio 2016
La storia della dottoressa uccisa da un infermiere. I due erano cognati: «È stata lei la causa della mia separazione. Non volevo, ma poi ho perso la testa…»
«È colpa sua, è stata lei la causa della mia separazione con mia moglie allontanandomi dai miei figli, non volevo ucciderla ma poi ho perso la testa…”. Paolo Di Profio, infermiere di 53 anni, ha confessato dopo 24 ore di aver ucciso della cognata, Anna Giordanelli (sorella della moglie), 47 anni, medico condotto a Cetraro, un paese dell’alto cosentino. La vittima mercoledì pomeriggio era stata trovata senza vita sul marciapiedi della marina del paese, uccisa con diversi colpi di piede di porco – una sbarra di ferro utilizzata da muratori e falegnami – alla testa che le hanno sfondato il cranio uccidendola all’istante.Poche ore dopo l’omicidio i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, dopo avere ascoltato il marito di Anna Giordanelli, geologo del Comune, hanno concentrato le loro attenzioni su Paolo Di Profio che ieri mattina è stato convocato in caserma per essere interrogato alla presenza del pubblico ministero Sonia Nuzzo. Sulle prime Di Profio ha tentato di negare, poi, messo alle strette e dopo che i carabinieri gli avevano detto di avere trovato anche l’arma del delitto, ha confessato. «L’ho incrociata per caso mentre correva, l’ho fermata ci siamo messi a parlare. La discussione è degenerata sono tornato in macchina ho aperto il cofano ho preso il piede di porco e le ho spaccato la testa».Ma la vicenda, non è conclusa, «potrebbe essere più turpe di quanto non sia sembrato fino a ora», spiega il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano. Che vuol dire? Che Di Profio era in compagnia di qualcuno? O che qualcuno subito dopo l’omicidio l’abbia aiutato a distruggere eventuali prove o tracce e costituirgli un alibi? Gli inquirenti non rispondono.«Magistrati e carabinieri sono stati bravissimi ad accertare in poche ore i fatti, ma questa è una magra consolazione perché mia moglie non c’è più ed i miei figli non hanno più una madre», confida a un amico il marito di Anna Giordanelli che non dice una parola sul cognato-assassino come se volesse rimuovere quella figura che gli ha distrutto la famiglia. Anna Giordanelli è stata uccisa 20 o 30 minuti dopo che era uscita da casa nel centro storico del paese imboccando l’unica strada che portava alla Marina di Cetraro per fare una corsetta.Un’abitudine che il cognato, Paolo Di Profio (pregiudicato, arrestato anche per mafia ma poi assolto, ndr) conosceva bene. Verso le 14,30 l’uomo l’ha intercettata all’altezza di un ponticello. Ha parcheggiato la sua automobile, si è avvicinato alla cognata accusandola di avergli «rovinato» la famiglia e poi l’ha colpita con violenza uccidendola. Poi è tornato sui suoi passi, dopo avere gettato l’arma del delitto un centinaio di metri più lontano, si è allontanato dirigendosi verso il centro convinto di farla franca. Ma soltanto per poche ore perché ieri mattina è stato rintracciato e convocato alla caserma dei carabinieri dove alla fine ha confessato di avere ucciso la cognata.Anna Giordanelli era una donna molto nota ed apprezzata nel piccolo paese di Cetraro dove da molti amici era soprannominata “la regina”. «Era una donna riservatissima, di grande cultura, amata e stimata da tutto il paese, mai una parola fuori luogo, un medico veramente di “famiglia” a cui tutti si rivolgevano con stima ed affetto», dice Giuseppe Aieta, amico intimo di famiglia, consigliere regionale del Pd che da sindaco aveva assunto come geologo del comune il marito di Anna Giordanelli.