MilanoFinanza, 28 gennaio 2016
Crescono i ricavi di Fca, Marchionne alza il livello di sfida
Sergio Marchionne ha rinverdito ieri quella tradizione (molto personale) di lanciare (o di modificare) spesso i piani industriali di Fca (illustri biografi ne contano quasi uno all’anno da quando è salito sulla tolda del Lingotto). Ieri, complice il fatto che da inizio anno l’ex controllata Ferrari non fa più parte del perimetro di Fiat Chrylser, Marchionne ha rinnovato gli obiettivi finanziari del piano al 2018 (presentati nel maggio 2014 a Detroit quando ancora non si pensava allo scorporo di Maranello) e lo ha fatto non solo rivedendo al rialzo tutti i target (si veda tabella in pagina) ma anche rilanciando la sua sfida alla comunità internazionale degli analisti che già giudicavano ambizioso il piano del 2014 e che negli ultimi giorni non avevano mancato di ribadire il loro scetticismo.
Non a caso Marchionne ha iniziato la presentazione del piano citando una frase di Mark Twain («La notizia della mia morte è stata notevolmente esagerata») e non mancando di fare riferimento a Max Warburton, analista di Bernstein Securities nonché uno dei decani tra gli osservatori dell’industria, che in settimana aveva definito con la parola fantasyland il piano di Marchionne di fare crescere gli utili netti al 2018 a 5 miliardi. Nei fatti, però, Marchionne è andato addirittura quasi oltre. I nuovi target, infatti, prevedono non solo utili netti tra 4,7 e 5,5 miliardi (pur in assenza del contributo di Ferrari ) ma anche ricavi a 136 miliardi (da 129) e un ebit tra 8,7 e 9,8 miliardi. Infine l’attivo netto di cassa industriale dovrebbe attestarsi tra 4 e 5 miliardi. Marchionne, invece, non ha voluto dare target in termini di unità immatricolate. Parlare dell’obiettivo «dei 7 milioni di vetture vendute è come parlare delle verdure che si vendono nei negozi, non importa. La cosa che importa è che noi abbiamo presentato nel maggio 2014 un insieme di obiettivi e che il risultato del piano che stiamo presentando li vedrà in rialzo», ha spiegato il manager non senza far trasparire un certo nervosismo. «I risultati dal punto di vista finanziario sono quantitativamente superiori a quelli dello scorso anno: è l’unica cosa che importa», ha insistito il manager.
In che modo saranno raggiunti questi risultati? Marchionne ha citato diversi canali con cui raggiungere lo scopo. In particolare il fatto che in America del Nord, il mercato principale per Fca (si veda articolo in pagina 10), i margini sono saliti a un ritmo più veloce di quanto ci si potesse aspettare incrementando la redditività di quel mercato. Inoltre l’Europa si è rivelata un’area in grado di produrre risultati positivi prima di quanto stimato. Un altro elemento è il grandissimo successo che il brand Jeep sta riscontrando in tutto il mondo (dal 2009 il tasso di crescita medio annuo di questo marchio è stato del 24% contro il 18% registrato dagli altri player del settore). Questo ha spinto Marchionne ad aumentare i target di vendita del brand nel 2018 a quasi 2 milioni di unità. Il che significherebbe un tasso medio di crescita del 17% di qui al 2018 rispetto al 6% stimato per questa nicchia di mercato. Il tutto dovrebbe essere accompagnato da una maggiore efficienza nei costi, da una favorevole dinamica nei tassi di cambio internazionale e dalla forte riduzione del debito raggiunta prima del previsto.
Tutto questo dovrebbe più che compensare il crollo delle vendite in Brasile (il Paese sudamericano dove Fca è leader di mercato sta infatti vivendo una forte crisi economica) e il rallentamento dell’espansione in Estremo Oriente. Un mercato che anch’esso non sta crescendo ai tassi stimati nel piano precedente.
Non solo, ma le note positive elencate da Marchionne dovrebbero consentire inoltre i rallentamenti di Maserati e soprattutto di Alfa Romeo. Il brand del Lingotto sarebbe dovuto essere l’architrave del piano presentato nel 2014 con oltre 400 mila unità immatricolate al termine del quadriennio. Invece, dopo nemmeno due anni, Marchionne (che non ha escluso possibili cessioni di asset minori se necessario) ha spiegato che Alfa Romeo a causa dell’incertezza della Cina e per garantire una distribuzione adeguata del brand nel mondo rinvierà il lancio di alcuni modelli. Il completamento della gamma non sarà più tra il 2017 e il 2018, ma tra il 2017 e metà del 2020. Non stupisce, quindi, che la borsa non si sia scaldata più di tanto nemmeno dopo il rialzo degli obiettivi del piano.