Il Sole 24 Ore, 28 gennaio 2016
Ma i maggiori rischi di perdita per le banche non saranno garantiti dal Tesoro
Ha buon gioco il Tesoro quando assicura che ci saranno più entrate che uscite per le casse dello Stato in merito alla concessione di garanzie sulle operazioni di cartolarizzazione delle sofferenze bancarie. Le statistiche recenti legate alla Grande Crisi Bancaria danno conferma a questa proiezione di “entrata netta positiva”, in virtù di 38,16 miliardi totali incassati degli Stati nella Ue a 28 con le “guarantee fees” tra il 2008 e il 2013 contro un esborso complessivo a carico dei conti pubblici di 3,13 miliardi dovuto alle garanzie esclusse. C’è però l’altra faccia della medaglia: per le banche, questo intervento del Tesoro è positivo ma non risolutivo. Confinata alla tranche delle sole obbligazioni senior, la garanzia pubblica potenzierà la liquidità della cartolarizzazione e la sua appetibilità, rendendo questo strumento (uscito con le ossa rotte dalla crisi subprime) più attraente per gli investitori istituzionali. Ma nelle tranche dove si annidano i maggiori rischi di perdita per le banche o per i sottoscrittori, e dove si addensa la questione del prezzo di vendita, (junior, mezzanine ed equity piece), il Tesoro non entra. Persino il senior bond in questione, essendo parte di una cartolarizzazione, sfuggirà dalla mannaia del bail-in: nel caso di fallimento della banca cedente il credito, i senior bond delle ABS non sono esposti a potenziali perdite in conto capitale come i senior bond emessi dalla banca.
Nella sostanza, più i conti pubblici sono messi in sicurezza dalla garanzia Gacs, e tenuti lontani dal famigerato “aiuto di Stato” e dal bail-in, minore sarà il sostegno al sistema bancario a tutt’oggi in difficoltà nel tentativo di risolvere questo annoso problema senza troppe lacrime e sangue.
Nel corso della Grande Crisi finanziaria, le garanzie si sono rivelate in effetti un affare per i conti pubblici. La garanzia ha un impatto contabile nullo fino a quando non viene escussa, cioè esercitata a copertura di perdite reali: le garanzie sulle obbligazioni bancarie sono considerate contingent liabilities, ovvero, passività potenziali per lo Stato. E per tanto quando nascono non hanno impatto negativo su debito e deficit, ma al contrario generano un’entrata con il flusso delle commissioni, tendenzialmente più alta della potenzial e perdita.
Al picco della Grande Crisi, il ministro Tremonti offrì alle banche italiane una garanzia sui senior bond ma non fu un successo: fu considerata cara e oltretutto il rating dell’’Italia non era “AAA”. In questa operazione Gacs, al momento il calcolo esatto delle commissioni non è ancora chiarissimo, tutto dipenderà dall’andamento dei credit default swap sulle banche – uno strumento poco liquido – ma soprattutto dalla rilevazione del cds: puntuale o media ponderata spalmata su più anni.
Di buono c’è comunque l’impatto potenziale della garanzia Gacs nella sfera della Bce. Le cartolarizzazioni sulle sofferenze con questo tipo di garanzia sono uno strumento nuovo e la Bce in linea di principio è disponibile a valutare questi senior bond innovativi “caso per caso”. Queste speciali obbligazioni, se ben fatte e con rating minimo “A-”, potrebbero ottenere il disco verde per essere usaate come collaterale presso le operazioni di rifinanziamento della Bce.
In quanto al Qe, la parte “privata” del programma (Abspp asset-backed securities purchase programme) fa intravedere una porta semiaperta o mezza chiusa. Per entrare nel programma di acquisto Bce i titoli devono essere innanzitutto “eligible” come collateral e questi senior bond verrebbero analizzati caso per caso con una due diligence a tal fine, e con buone possibilità. Al tempo stesso però i principi delle guidelines dell’Abspp, puntualizzano in maniera inequivocabile che i crediti devono essere “performing” quindi in bonis, tagliando fuori sofferenze, incagli e quant’altro. La garanzia pubblica Gacs dovrebbe fare la differenza e annullare l’onta del bad loan: e qui i giochi restano aperti.