la Repubblica, 28 gennaio 2016
Se uno scrittore diventa più figo di George Clooney
Lo spot corre veloce, come da copione, ancor più trattandosi di una pubblicità di automobile. Al finestrino, paesaggi fantastici. Nell’abitacolo, dotazioni straordinarie. Rischia di passare inosservata la vera novità: l’uomo al volante. Non è un attore, un modello, un calciatore, ma uno scrittore. È lo svizzero Joël Dicker, autore del bestseller La verità sul caso Harry Quebert.Secondo la sceneggiatura che si è scritto, per vincere il blocco della pagina bianca fugge sul suo cavallo d’acciaio e ritrova l’ispirazione. Ci sono due modi per guardare a questo inedito rapporto tra letteratura e pubblicità. Da un alto: ehi, lo scrittore è cool, vale quanto Clooney, Mourinho o Gandy (ma anche Buccirosso o Brignano). Il che può essere una soddisfazione. Dall’altro: oddio, nasce una perplessità che forse è fuori tempo massimo. Eppure. I giornalisti hanno un ordine (bene o male che sia) e ne vengono espulsi se prestano il volto alla réclame (sta succedendo con Fabio Fazio), gli scrittori no. Resta una scelta, come dire, di coscienza, che cosa scrivere e per chi. Si sono riempite centinaia di pagine sul presupposto che induce a iniziarne una bianca. Si è progressivamente accantonato e fin deriso il motivo dell’urgenza, di una necessità individuale e collettiva perché certe parole vengano fissate. C’è chi sostiene di scrivere per sé, per esorcizzare demoni, per la catarsi, per gli altri, per regalare emozioni, per un pubblico indefinito o per i propri fan, identificati uno a uno su facebook. Poi c’è la prospettiva commerciale, rispettabile pure quella. Anche autori più impegnati di Dicker hanno spesso ceduto a qualche compromesso. Qui non si giudica la sua scelta, la si segnala. Come si segnala questa frase che Dan Fante scrisse sul padre John, autore di postuma grandezza: «In questa casa sperimentai quel che succede quando un artista passionale smette di fare quello che ama, ho visto mio padre ubriaco mentre i suoi assegni si facevano sempre più ricchi».