Il Messaggero, 28 gennaio 2016
Siamo un po’ meno corrotti, ma rimaniamo i più corrotti d’Europa dopo i bulgari
Se gli investitori stranieri mostrano diffidenza, se all’estero ci considerano creativi ma poco credibili, un motivo c’è. Secondo gli uomini d’affari e gli esperti di economia, l’Italia continua a essere uno degli Stati più corrotti d’Europa. Un dato avvilente che emerge dal Corruption Perceptions Index 2015 di Transparency International, organizzazione non governativa fondata nel ’93 a Berlino che ogni anno stila la classifica mondiale sulla corruzione pubblica percepita. Il nostro Paese, con 44 punti (l’anno scorso erano 43, su una scala dove lo 0 indica massima corruzione e 100 assenza di corruzione), si colloca al sessantunesimo posto tra le 168 nazioni esaminate. E nella lista dei 28 membri della Ue è penultimo, superato da Grecia e Romania (entrambe a 46 punti). Peggio fa solo la Bulgaria, con 41 punti.
TIMIDA RISALITA
Insomma, nonostante l’impegno sul fronte legislativo e la creazione dell’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, la mazzetta si impone nell’immaginario collettivo come la pizza e il Colosseo. «Il livello di illegalità in Italia, non nascondiamoci, è molto alto. La corruzione percepita non deve dare però l’idea che il Paese sia corrotto, perché a oggi non ci sono tecnologie scientifiche tali da fornire indici precisi. Il dato che però è sempre emerso è che più se ne parla più la percezione aumenta», rileva Cantone. Non del tutto sfiduciato sulle possibilità di recupero dell’Italia, risalita in un anno dal sessantanovesimo posto: «La lotta alla corruzione si fa in modo molto graduale, molto lento, e i risultati sono un po’ la testimonianza che bisogna andare avanti su questa strada». Otto posizioni guadagnate in graduatoria, fa notare il capo dell’Authority, «non rappresentano un numero elevatissimo, ma neppure insignificante, soprattutto in un anno con grossi scandali corruttivi, come Mafia Capitale: per la prima volta c’è un’inversione e va letta anche come un riconoscimento del lavoro fatto sul fronte del contrasto». La particolarità del Corruption Perceptions Index è che viene calcolato aggregando dati di dodici fonti diverse, non meno di tre per ogni nazione, e nel caso dell’Italia vengono utilizzati i sondaggi realizzati dal World Economic Forum e dal World Justice Project. I manager e gli analisti intervistati si sono formati un’opinione sulla realtà del Paese per esperienza diretta, indiretta o magari solo sulla base di voci ma il risultato sulla corruzione percepita produce comunque effetti concreti. Perché finisce nei rapporti istituzionali che orientano i mercati e le scelte di politica internazionali, come la relazione Ocse 2015 Curbing Corruption. Transparency International ammette che «non esiste un modo affidabile per calcolare i livelli assoluti di corruzione di Paesi o territori sulla base di dati empirici oggettivi» e raffrontare il numero di tangenti smascherate o processi celebrati non è oggettivo «perché mostra solo quanto procure, tribunali o media sono efficaci nell’investigare e portare allo scoperto la corruzione». Misurare la percezione resta dunque il metodo più attendibile e la fotografia che si ricava è quella che ci si aspetta.
IL CASO SVEZIA
Il Paese più virtuoso è la Danimarca con 91 punti, seguita dalla Finlandia con 90 punti. La Germania è decima (81 punti), alla pari con Lussemburgo e Regno Unito, il Belgio è quindicesimo, davanti ad Austria e Stati Uniti, la Francia è alla posizione numero 23 con 70 punti. Chiudono Somalia e Corea del Nord con 8 punti. «La corruzione non sarà combattuta finché non si applicano le leggi e stampa e società civili non sono davvero libere», afferma Anne Koch, direttore d’area di Transparency International. Che esorta ad andare oltre le apparenze: «Se un Paese ha un settore pubblico pulito, non significa che non abbia corruzione altrove». Un esempio? La Svezia, terza in classifica, dove «la compagnia TeliaSonera, statale al 37%, è accusata di aver pagato milioni di dollari di tangenti per fare affari in Uzbekistan, Paese numero 153 nella graduatoria».