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 2016  gennaio 28 Giovedì calendario

In Francia il ministro Christiane Taubira si dimette per protesta contro il progetto di legge che vuol togliere la cittadinanza ai terroristi

«Talvolta resistere è restare, talvolta resistere è partire. Per fedeltà a se stessi, a noi. Per dare l’ultima parola all’etica e al diritto». Non cambierà mai Christiane Taubira, 63 anni, economista di formazione, ma dall’anima poetica, donna dura e intransigente, ma anche un’idealista: ha annunciato su Twitter le sue dimissioni con quelle parole dal vago sapore letterario. Ministro della Giustizia dal 2012, dall’arrivo al potere di François Hollande, è la prima concreta vittima della politica di sicurezza a oltranza voluta dal presidente e dal premier Manuel Valls, in risposta agli attentati. E che lascia perplessa una sinistra ormai divisa. «Me ne vado a causa di una divergenza politica maggiore», ha detto chiaro e tondo la donna, originaria della Guyana.
Fin agli inizi aveva rigettato il progetto di «decadenza della nazionalità» per fatti di terrorismo: la possibilità di toglierla ai jihadisti che avessero la doppia cittadinanza. In realtà proprio ieri Valls ha assicurato che la misura, in ogni caso edulcorata, non sarà più destinata solo ai «binazionali». Ma era troppo tardi: la Taubira era già stata critica nei confronti della riforma dell’intelligence e sulle «parole della destra», come diceva lei, troppo spesso adottate dalla sinistra nella sua politica di sicurezza. No, non poteva continuare. Taubira viene sostituita da Jean-Jacques Urvoas, un fedele di Valls, oscuro personaggio della galassia socialista, privo di una personalità simile a quella della donna, diventata l’icona di una certa sinistra, spesso sinistra della sinistra, e con fans anche molto giovani, da quando è stata paladina della legge sul matrimonio gay.
L’opposizione festeggia
Amata oppure odiata, con la Taubira non ci sono mezze misure. Ieri Guillaume Larrivé, portavoce dei Repubblicani, il partito di Nicolas Sarkozy, ha twittato pure lui a proposito della Taubira, definita «il peggiore ministro della Quinta repubblica». Per Marine Le Pen «è una buona notizia per la Francia». L’ex ministro è stata nel passato anche vittima di insulti razziali per il colore della pelle. La rivista «Minute», di estrema destra, la mise in copertina con le parole: «Maligna come una scimmia, Taubira ritrova la banana». Ma è soprattutto sul suo operato, accusata di lassismo, che tutta la destra, non solo quella del Front National, le ha dato sempre contro. Le critiche hanno riguardato la sua riforma del sistema penale, che, per una serie di contraddizioni e incertezze, non ha convinto neanche i professionisti del settore. La donna non è riuscita neppure a portare avanti la riforma della giustizia dei minorenni, dossier sensibile in Francia, soprattutto nelle banlieues.
Il personaggio, però, affascina. Abbandonata da piccola dal padre, e tirata su (con i dieci fratelli e sorelle) da una madre, che faceva assistenza a domicilio ai malati, la Taubira è diventata professoressa di economia ma con un amore particolare per la poesia, fiera di una cultura umanistica così diversa da quella tecnocratica dei suoi colleghi in politica. Da giovane è stata addirittura una indipendentista. Non ha fatto il suo percorso politico all’interno del Partito socialista, ma in più formazioni, finendo poi nel Partito radicale di sinistra. Eclettica, ha tante passioni, compresa quella per l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, «perché contesta l’angolo retto – dice – e afferma che la curva è la tendenza naturale del cemento». A Parigi pensano che Taubira non sia finita. Che rispunterà fuori. Che Hollande, Valls e compagnia devono stare attenti. Molto attenti.[