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 2016  gennaio 27 Mercoledì calendario

Anche i luterani hanno detto sì alle nozze gay (con tanto di pastori che fanno coming out)

Non è che i tedeschi parlino sempre male di noi italiani, al contrario. In questi giorni, sui giornali tedeschi, si leggono corrispondenze da Roma in cui si riferisce degli sforzi per riconoscere i diritti delle coppie omosessuali. L’Italia vuole colmare il suo ritardo, si conclude. Che poi gli italiani ci riescano, viene lasciato in dubbio.

Berlino, dove vivo, viene definita la capitale gay d’Europa, con il 10% dei suoi 3 milioni e mezzo di abitanti.
Mi sorprendo sempre come si possano accertare questi dati, ma comunque mi baso su quel che vedo. Qui, semplicemente, il problema non esiste, nessuno si sorprende vedendo coppie omo passeggiare mano nella mano, o baciarsi alla stazione o all’aeroporto. Tranne i turisti italiani.
In base a un recentissimo sondaggio, il problema è all’ultimo posto tra quelli considerati «urgenti», con il 17%. Non perché i tedeschi siano contrari, al contrario perché lo considerano superato. Una decina d’anni fa, quanti erano favorevoli al matrimonio omo erano il 24%, oggi sono più che raddoppiati, al 49. L’altra metà, in gran parte è indifferente, o neutrale. Quelli decisamente contrari sono tra il 10 e il 1%. Ho diversi amici e amiche che hanno deciso di venire a vivere in Prussia, alla ricerca della libertà, o più semplicemente della normalità, lasciando l’Italia. E diversi sono i siciliani. Per loro, vivere nella mia isola, non deve essere semplice. Lo fanno anche a costo di sacrifici. Un mio amico catanese, laureato in storia dell’arte, si è adattato a vendere pesce in un supermercato, pur di vivere come gli pare.
Fino a poco tempo fa, l’ex sindaco Klaus Wowereit, socialdemocratico, omosessuale, non si era sposato con il suo fedele compagno. E i matrimoni omo sono, dopo anni, poco più di 5 mila. Non è proprio un matrimonio, ma un patto sociale, con diritti e doveri. Se il partner è in difficoltà, tocca al compagno aiutarlo economicamente. Perché sposarsi se chi convive ha comunque gli stessi diritti degli etero? Quasi: le coppie omo non possono ancora presentare una denuncia fiscale congiunta, e godere dello splitting (si sommano i redditi, si divide per due, poi si calcolano le imposte separatamente con un grande vantaggio se un partner non ha un reddito, o guadagna poco). Ma ci si batte per eliminare questa discriminazione: in fondo, si calcola, lo stato verrebbe a perdere circa una ventina di milioni di euro. Entro il 2017 il vero matrimonio omo dovrebbe essere cosa fatta.
La chiesa cattolica è contraria. A suo tempo, Wojtyla ammonì severamente i tedeschi a non regolarizzare queste unioni, ma i giornali dedicarono al Papa poche righe. Al contrario, i protestanti sono favorevoli, o almeno tolleranti. Appena pochi giorni fa, il sinodo della chiesa luterana della Renania ha deciso di registrare le nozze gay come quelle degli etero, un’equiparazione totale. Su 211 delegati appena 7 hanno votato contro, e 9 sono stati gli astenuti. Un passo decisivo. Diversi pastori e pastore hanno già fatto outing, presentando il loro partner alla comunità. Dato che il coniuge partecipa alla vita della comunità, nel valutarlo è più importante se sia credente o meno, o se appartenga a un’altra fede. È un problema se lui o lei sia cattolico.
I fedeli si scelgono il loro Pfarrer, e possono anche licenziarlo. Non mi risulta che qualche parrocchia abbia rifiutato il loro pastore o la Frau Pastor, dopo la rivelazione, che probabilmente di fatto non lo era. Se la vita privata di chi vuole amare in maniera diversa dalla mia, non interessa a Lutero, perché mai dovrebbe preoccupare me? E soprattutto perché dovrebbe occuparsene lo stato?