ItaliaOggi, 27 gennaio 2016
Francesco, il primo Papa che piace più ai mangiapreti che ai baciapile
Non è stato un passo indietro, spiega «su Crux» John Allen, «uno dei più attenti commentatori di cose cattoliche». Francesco I, che col suo discorso di qualche giorno fa sulla famiglia «ha deluso molti analisti», continua a essere compassionevole (favorevole sarebbe troppo) con i gay e con quanti ricorrono all’aborto. Ma la dottrina è la dottrina, e si sa che la dottrina non fa sconti a nessuno, come capita del resto anche con l’Islam e col marxleninismo. Al pari di tutte le religioni, specie monoteiste, dove la verità è una e guai a chi sgarra, anche il cristianesimo più aperturista e più tollerante è un teatrino metafisico in cui agiscono peccatori, apostati, eretici e nemici di Dio o del popolo (mentre il Libro sacro, uno dei tanti, e non importa quale, tesse intorno ai personaggi in scena una fitta trama narrativa di dogmi, permessi, anatemi, proibizioni, guerre sante, lotte di classe, crune d’ago, ricchi, poveri, utopie, Città di Dio).
Anche sotto il papa argentino (che oltre a essere il primo Francesco della storia vaticana, nonché il primo argentino, è soprattutto il primo papa che piaccia più ai mangiapreti e persino agli atei che ai baciapile) il canovaccio religioso prevede che ci siano dei peccatori da condannare alle fiamme eterne o al loro equivalente moderno (quale che sia). Ai «molti analisti» cui accennavamo più sopra, e forse anche all’«attento commentatore» John Allen di Crux, piacerebbe che Francesco I, liquidando con un colpo di stato (o meglio di teatro) venti secoli di dogmatica, decidesse che d’ora in poi nel ruolo dei peccatori, invece dei gay e degli abortisti, ci fossero gli antiabortisti e gli omofobi, i cristiani «tradizionalisti» e per così dire «esagerati», come pure chi vota a destra e chi ogni mattina, per prima cosa, non legge Repubblica, come fa il papa, ma un altro giornale.
È difficile, però, che gli «analisti delusi» possano essere accontentati, come si sono augurati fino all’ultimo i nostri più illustri teologi, per esempio Roberto Benigni. Purtroppo il cristianesimo ha un suo libretto d’istruzioni che può piacere o non piacere ma quello è. Normalmente, quelli a cui il manuale tecnico del cristianesimo non piace fanno a meno di dichiararsi cristiani, e il mondo è infatti pieno d’illuministi, per dire, anche se oggi non sono più molto popolari. Ma di questi tempi, per qualche strano caso, tra cui un minaccioso abbassamento della soglia del ridicolo, gli atei e i progressisti della domenica pretendono che il cristianesimo la veda esattamente come loro (qualunque cosa essi vedano, e non è mai granché, visto che non sono proprio delle aquile, ma tutt’al più dei Maurizio Crozza, per capirci, o degli Eugenio Scalfari).
Di qui la delusione dei giusti quando il papa sembra fare «un passo indietro» sulla questione dei gay e dell’aborto. Ma niente paura. John Allen spiega infatti che, se Francesco I non può abolire la dottrina, può almeno aggirarla col Giubileo, che con un escamotage forse più da politicanti che da padri della chiesa, rimetterà i peccati di gay, abortisti, berlusconiani, repubblicani americani, come pure i peccati di quanti preferiscono Thomas Mann a Roberto Saviano, il rock’n’roll (anche «satanista») alle canzoni da bivacco dei boyscout, i film di Bruce Willis a quelli di Nanni Moretti. Forse saranno perdonati persino quei lettori di giornale che per prima cosa ogni mattina non leggono Repubblica ma (il cielo li perdoni) ItaliaOggi o il New York Times.
Vale, naturalmente, per ogni Giubileo, almeno a occhio. Immagino che anche prima di Francesco I i Giubilei rimettessero i peccati di tutti i peccatori, compresi abortisti e gay (perché i gay e l’aborto siano sempre appaiati è cosa che a me sfugge, ma evidentemente non sfugge agli analisti delusi). Di nuovo (sempre se capisco bene) c’è che Francesco ha spalancato Porte Sante in giro per mezzo mondo e non soltanto a Roma, quindi stavolta è più facile e più pratico per i peccatori candeggiarsi l’anima senza allontanarsi troppo da casa. Tirate, in conclusione, tutte le somme, ecco dunque svelato il mistero: se il papa, come ha scritto su Crux John Allen, non ha fatto nessun passo indietro, è perché non ha mai fatto nessun passo avanti.