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 2016  gennaio 27 Mercoledì calendario

I conti della Apple sono buoni, ma le vendite calano

Apple batte ancora una volta le previsioni di bilancio mettendo a segno utili record. Ma il fatturato delude e le vendite di iPhone frenano al passo più debole dal suo lancio iniziale, nel 2007. Nel primo trimestre del suo anno fiscale l’azienda ha intascato profitti per 18,4 miliardi di dollari, pari a 3,28 dollari per azione contro i 3,23 dollari attesi. Il fatturato è salito a 75,9 miliardi a 74,60 miliardi, rimanendo tuttavia al di sotto dei 76,59 miliardi pronosticati. Nel trimestre in corso inoltre l’azienda ha previsto il peggior calo delle entrate in 15 anni, a 50-53 miliardi. Gli iPhone venduti sono stati 74,8 milioni contro i 76,54 milioni previsti, anche se è stato evitato un temuto declino su base annuale rispetto ai 74,5 milioni di un anno fa. Apple ha contato sulle attività internazionali per il 66% delle vendite. «Abbiamo riportato il miglior trimestre di sempre – ha detto l’ad Tim Cook – nonostante un clima macroeconomico molto difficile». Nell’immediato dopo mercato le azioni hanno perso il 2%.
Apple è reduce da pressioni in Borsa. Da luglio il titolo ha ceduto un quarto del valore, di pari passo con le preoccupazioni per l’economia cinese e globale. Tra gli analisti il dibattito ferve: i target medi ipotizzano rialzi a 143 dollari. Qualcuno, come Goldman Sachs, si spinge oltre 160 dollari. E il rapporto prezzo/utili rimane basso, attorno a 10, legittimando possibili guadagni. Ma alcuni temono al contrario che i prossimi movimenti, in presenza di frenate del business, siano nuovamente al ribasso. La chiave, per la performance finanziaria e azionaria, è un’esposizione alla Cina che rappresenta ormai il 25% delle vendite di iPhone. Quello di Pechino è allo stesso tempo il mercato potenziale più promettente, con ampie fasce di ceti medi da convertite a smartphone di fascia alta. Tanto più mentre l’insieme del segmento ristagna nel Paese asiatico a un incremento annuale dell’1%. Ma la crescita di Apple a Pechino si è fermata al 14% nell’ultimo trimestre e il direttore finanziario Luca Maestri ha denunciato l’avvento di «inediti segni di debolezza». L’azienda ha finora goduto in Cina di relativa immunità alle controversie politiche che ostacolano altri colossi tech, da Amazon a Google, da Microsoft a Qualcomm.