La Stampa, 27 gennaio 2016
I primi ad arrivare in Europa furono gli orientali. Ce lo dice l’ulcera di Ötzi
Di sicuro c’è che è morto dissanguato a causa di un trauma cranico, in poco tempo. Nulla, invece, si sa dell’identità dell’aggressore e del movente.
La storia di Ötzi – ritrovato mummificato nel 1991 ai piedi del ghiacciaio del Similaun, al confine tra Italia e Austria – è lontana dall’essere completa. Ma dai resti dell’uomo continuano a emergere particolari straordinari. Si è scoperto che, all’epoca, Ötzi (morto almeno 5 mila anni fa) era stato colpito dall’helicobacter pylori, un batterio presente nella metà della popolazione umana. Spesso asintomatico, è considerato il primo fattore di rischio per diverse malattie: dall’ulcera gastrica al cancro dello stomaco. Ma la scoperta ha avuto risalto soprattutto in chiave evoluzionistica.
Gli autori dello studio, apparso su «Science», hanno infatti sgranato gli occhi di fronte a un helicobacter diverso da quello che oggi popola gli stomaci degli europei infetti. «È un ceppo che attualmente osserviamo principalmente in Asia centrale e meridionale», dice Thomas Rattei, a capo della divisione di biologia computazionale dell’Università di Vienna, che ha analizzato i dati della biopsia della mummia, custodita nel Museo Archeologico dell’Alto Adige. Un ritrovamento inatteso, se si considera che nell’antichità esistevano due ceppi: un helicobacter pylori africano e uno asiatico, poi ricombinatisi a formare quello oggi più diffuso in Europa. Convinti di trovare traccia del ceppo «ibrido», i ricercatori sono rimasti stupiti dopo aver ricostruito il Dna di un batterio con forti similitudini rispetto a quello presente già 5 mila anni fa in Asia, ma senza punti di contatto con la specie patogena circolante in Africa. Ed è questa la novità.
Era opinione diffusa che la ricombinazione genetica fosse legata alla rivoluzione agricola avvenuta in Europa 8 mila anni fa. Invece – spiega il paleopatologo Frank Maixner – «il processo si sarebbe registrato dopo l’era di Ötzi. Ciò dimostra che la storia degli insediamenti in Europa è più complessa rispetto a quanto ritenuto finora».
Il ceppo individuato era abbastanza aggressivo, come dimostra «l’osservazione di alcuni marcatori proteici coinvolti nella risposta infiammatoria; questi compaiono nei pazienti infettati dall’helicobacter – conferma Albert Zink, direttore dell’Accademia Europea di Bolzano -. Ma non possiamo affermare con certezza che Ötzi soffrisse di problemi allo stomaco».
Le ultime scoperte su Ötzi non si limitano però al rapporto con l’helicobacter. Da una ricerca su «Scientific Reports» è emerso che la sua linea genetica materna è, con tutta probabilità, estinta. Confrontando il Dna mitocondriale (trasmesso dalla madre) dell’uomo del Similaun con quello di 1077 individui moderni, si è notata l’assenza del codice genetico materno nei mitocondri del cromosoma Y. L’ipotesi è che la linea genetica paterna di Ötzi sia arrivata in Europa dall’Oriente 8 mila anni fa. Al contrario la linea materna di Ötzi si sarebbe originata nelle Alpi, 2 mila anni dopo. Conclusione: le migrazioni che hanno rimpiazzato parzialmente la linea paterna dell’«Iceman» avrebbero decretato l’estinzione della linea materna, tramandata da una popolazione stazionaria.