Il Sole 24 Ore, 24 gennaio 2016
L’esperimento del bit coin è fallito?
Il dibattito sul Bitcoin si fa acceso. Mike Hearn, uno dei sui primi sviluppatori, dice che l’esperimento della moneta digitale è fallito. Lo studioso Vivek Wadhwa gli dà ragione. Sono contraddetti però dalle notizie sui nuovi investimenti dedicati al Bitcoin. In Italia, per esempio, lo scorso dicembre, Club Digitale ha comprato il 10% di Euklid, una piattaforma online che fa soluzioni a base di intelligenza artificiale per il trading di Bitcoin. In effetti, in molti credono ancora nella moneta algoritmica, autogestita dalla comunità dei suoi sviluppatori e utilzzatori, capace di garantire lo “pseudonimato” e di tenere traccia delle transazioni in modo certo e univoco, grazie alla blockchain. La moneta che non ha bisogno di banche centrali affascina gli innovatori radicali. Ma la sua governance, fondata sulla comunità, lascia spazio a contraddizioni che, secondo i critici, potrebbero esserle fatali. Molte più persone sono d’accordo invece sull’idea che la blockchain si sviluppi in ogni caso: perché risolve un problema decisivo per le transazioni, garantendone l’unicità e informando tutto il sistema su chi sia in possesso di quale ammontare di denaro. Nel mondo digitale, ci si scambia software, un bene che si copia e si moltiplica con costi marginali pari a zero, o quasi: un sistema che garantisca che un pezzo di software è unico e si sa chi ne sia il possessore, interessa chiunque faccia transazioni monetarie, ma anche chi si occupi di copyright o altri beni simili. Il problema è che per come è fatta ora la blockchain funziona solo in relazione al Bitcoin, anche perché il sistema di incentivi che ripagano gli sforzi di coloro che la fanno funzionare è fondato sul Bitcoin. Una blockchain indipendente ha bisogno di nuovi incentivi. Non è impossibile. La startup Digital Asset Holdings ha ottenuto 52 milioni di dollari di investimenti per sviluppare la blockchain e un contratto per applicarla alla gestione delle transazioni della borsa dell’Australia. Significa che l’idea non è insensata. E che l’ecosistema nato col Bitcoin è più grande dell’insieme degli utenti della moneta digitale.