il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2016
Del Debbio perde colpi
Resta sempre populista, ma forse se ne vanta un po’ meno. A giudicare dagli ultimi dati di ascolto, il popolo televisivo di Paolo Del Debbio sta battendo in ritirata. Lunedì scorso Quinta Colonna è sceso a 5,1 punti di share, con poco più di un milione di telespettatori.
In quel caso c’era su Canale5 uno più populista di lui (il Checco Zalone di Sole a catinelle), ma in picchiata è soprattutto l’appuntamento quotidiano Dalla vostra parte, dove il direttore del Tg4 Mario Giordano ha piazzato Del Debbio alle 20.30 dal lunedì al venerdì (forse per sdebitarsi del fatto di essere a sua volta ospite fisso in Quinta colonna): 4,4 punti di share mercoledì, solo 3,6 giovedì. Eppure la ricetta dei programmi non è cambiata: cinquanta per cento di popolo evocato in collegamento esterno dai mega-schermi, che inveisce contro la casta e gli si rivolge chiamandolo semplicemente “Paolo” (per essere “solo Paolo”, Del Debbio non ha bisogno di andare in cucina come Carlo Cracco); cinquanta per cento di casta ospite in studio, che di fatto è più pappa e ciccia con lui che con qualunque altro conduttore.
Matteo Salvini si fa ospitare anche al segnale orario, ma a Quinta colonna ha preso proprio la residenza. Schema invariato anche per le rimostranze del popolo, o per meglio dire, della gente sovrana: cinquanta per cento di sollevazione contro gli extracomunitari, i marocchini e gli zingari che ne combinano impunemente di tutti i colori; cinquanta per cento di casi umani ridotti sul lastrico che confessano la loro triste vicenda a “solo Paolo” mentre lui li ascolta in silenzio a metà strada tra C’è posta per te e In treatment.
Vedremo se è solo un mal di pancia passeggero (quella di Del Debbio è una Tv di pancia, e lui si vanta anche di questo) o se si tratta di qualche malanno più consistente per l’uomo di punta dell’informazione Mediaset, per questo signore di buone letture, laureato alla Pontificia università della Santa Croce, che ha fatto il cammino inverso a quello di Mara Carfagna: partito dal centro studi Fininvest e dalla politica (consigliere di B., tra i fondatori di Forza Italia), è felicemente approdato alla televisione. E a cui va riconosciuto un pallino costante, quello del servitore del popolo, anzi, della gggente (quella che si scrive con tre g, come gggiovani).
In video aveva debuttato senza troppo clamore con Secondo voi, evidente progenitore di Dalla vostra parte; poi, quando Claudio Brachino non ne ha potuto più di fare coppia con la Panicucci a Mattino 5, si è trattato di trovare qualcuno pronto a tutto. E Del Debbio lo è stato. Da allora la sua ascesa è stata costante, una formula alchemica di tutti populismi del mondo: dal Santoro di destra al Funari dei filosofi, fino all’emiliofede dei poveri (considerata l’attenzione verso i più umili).
Siccome in Italia la Tv non ha nessuna influenza sulla politica (tesi storica dei berluscones), da alcuni mesi tutti i berluscones lo implorano in ginocchio di candidarsi a sindaco di Milano per il centrodestra. Del Debbio finora ha detto di no, e come massima dimostrazione di potenza televisiva ha appena arruolato a Quinta colonna quel Gene Gnocchi che ai tempi di Secondo voi lo imitava sotto le spoglie di Paolo Del Dubbio. Ma forse adesso, per colpa dell’Auditel, qualche dubbio gli è venuto davvero.