La Stampa, 24 gennaio 2016
Jérôme Champagne, un candidato indipendente per la Fifa
Nella corsa alla Fifa c’è un candidato indipendente, come nelle presidenziali americane. Jérôme Champagne non esce da una Confederazione, l’equivalente dei partiti, ma è convinto che in questo voto, il primo senza Blatter dopo 17 anni di assolutismo incontrastato, vada convinto ogni singolo. E lui ci prova da outsider: «I blocchi non esistono».
Dicono che lo sceicco bahrenita Al Khalifa abbia già vinto.
«Chi la pensa così non ha capito queste elezioni. E poi proprio voi italiani che siete abituati a ripetere «chi entra Papa esce cardinale» non potete certo credere che i giochi siano fatti. Anche questo presunto accordo Asia-Africa mi sa tanto di show mediatico. Io non vedo schieramenti compatti».
Che cosa vede?
«Molte forze autonome non legate ai poteri politici o a investitori privati, la necessità di una Fifa forte che possa ritrovare credibilità e il desiderio molto chiaro di non essere guidati da un solo continente».
Il calcio ora è governato dall’Europa?
«Sono l’unico candidato che si espone in questo senso. Va trovato un equilibrio: ai 20 club più ricchi vanno 6,2 miliardi di euro all’anno e gli altri si spartiscono le briciole. Così il sistema non regge e neanche lo spettacolo».
Non rischia di perdere i voti dentro l’Uefa?
«Io non sono contro l’Uefa, sono contro l’ingiustizia e il meccanismo di ridistribuzione dei guadagni del calcio ora è assurdo, i 5 campionati big si prendono l’intera torta».
Che cosa vuole fare, togliere ai ricchi per dare ai poveri?
«Vorrei che una certa Europa ammettesse la condizione di privilegio, se non mettiamo il problema sul tavolo non possiamo affrontarlo. Non fa bene allo sport, oggi una finale di Champions Nottingham Forest-Malmoe è impossibile. Se il Real Madrid gioca con una squadra fuori dai 5 big vince 8-0. Servono riforme».
Bene, ma lei si rivolgerà alle stesse 209 persone che hanno portato la Fifa dove sta ora.
«Il mondo si muove. Un processo di cambiamento dentro la Fifa si è già attivato, bisogna sostenerlo e contrastare il gigantismo».
Ci sarà il primo Europeo a 24 squadre, Infantino, uno dei suoi rivali, vorrebbe un Mondiale a 40. Il gigantismo imperversa.
«E non porta a nulla: più soldi, mal gestiti, e più problemi. Il Mondiale a 40 crea dei guai in qualificazione, vedremo sfide in cui il risultato non serve, aumentiamo solo i rischi di combine e le difficoltà di gestione».
Lei è pro tecnologia in campo. A Cardiff, a marzo, si vota per l’uso della moviola.
«Oggi allo stadio ne sa più uno con lo smartphone dell’arbitro, se parte una disputa su un fuorigioco di 5 centimetri tutto lo stadio rivede le immagini tranne l’unico che ne ha bisogno. Se verrò eletto sarò a Cardiff per sostenere il via alla sperimentazione, gli olandesi hanno fatto un ottimo studio».
Lascerebbe i Mondiali 2018 e 2022 in Russia e in Qatar?
«Per considerare il voto truccato ci vogliono prove, ma abbiamo visto che gli arresti fatti riguardano altro e che si tratta di membri Fifa che appartengono tutti alle stesse confederazioni, Sudamerica e Centro America».
Quindi la Fifa non è corrotta?
«Quindi la Fifa va modificata perché così non funziona e lascia spazio alla corruzione».
Blatter non è corrotto?
«Non sono l’avvocato di Blatter, solo che siamo caduti nella demagogia. Blatter ha affrontato un giudizio. Io non ho letto i documenti che hanno portato agli 8 anni di squalifica e non posso valutare».
Ma le rinfacciano di aver lavorato con Blatter per 11 anni.
«Non ho mai avuto a che fare con decisioni finanziarie, mi occupavo di programmi di sviluppo. Platini è diventato capo dell’Uefa grazie a Blatter ed era pronto alla successione, lo sceicco Al Khalifa è capo della confederazione asiatica grazie a Blatter, Infantino ha lavorato con Blatter. E io me ne sono andato nel 2010, in contrasto con Blatter».
Torniamo ai Mondiali, quindi 2022 in Qatar?
«La scelta della Russia ha una logica, in Qatar c’è prima di tutto un problema con la loro legge sul lavoro. Non va, bisogna capire che cosa sono disposti a fare e poi spostare i campionati per giocare i Mondiali di inverno è assurdo. Siamo arrivati lì grazie al signor Platini e la Uefa ha approvato questo scempio per difendere Platini. Se si gioca tra novembre e dicembre è il caos».
E che si fa con il caldo?
«Studi che dimostrano come giocando di sera la temperatura sarebbe migliore di quella che, per esempio, c’era a Pasadena nel 1994».
Ora tutti i candidati Fifa inseriscono lo sviluppo del calcio femminile nei programmi. Propaganda?
«Non direi. Prima che la Fifa promuovesse i Mondiali, delle donne non ne parlava nessuno. L’ultima edizione in Canada è stata sponsorizzata e seguita. La Fifa non è da buttare, è da rinnovare, delle scelte giuste sono state fatte».