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 2016  gennaio 24 Domenica calendario

Gli Oscar vengono assegnati da vecchi maschi bianchi

Se per due anni di seguito, e per la seconda volta dal 1997-1998, vedrete la notte degli Oscar a Hollywood solo facce, certo bellissime, decorate da make-up e a volte un po’ limate dal chirurgo, di bianchi caucasici non sorprendetevi troppo. Sì il regista afroamericano Spike Lee ha annunciato di voler boicottare la cerimonia delle stelle, insieme alla moglie, l’attrice Tonya Lewis Lee e anche l’attrice Jada Pinkett Smith, col marito Will Smith, resterà a casa, in protesta contro la ventina di nominations agli attori che premia solo attori e attrici bianchi, escludendo gli afroamericani. 
Ebbene non sorprendetevi: gli Oscar son votati dai circa 6000 (5783 secondo la precisa Wikipedia) membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che, assicura il quotidiano Los Angeles Times, hanno un’età media di 63 anni, sono al 93% bianchi e al 77% uomini. In conclusione, scrive irriverente il blog Vox, gli Oscar vengono assegnati «da maschi bianchi vecchi», come sorprendersi dunque se bocciano attrici ed attori ispanici o neri, spesso protagonisti di film d’avanguardia, più anticonformisti e controversi della melassa di Hollywood? Giurati attempati, costretti perfino ad aspettare i dvd per vedere i film, incapaci di scaricarli online se perdono la proiezione al cinema, penalizzano ancor di più lavori poco pubblicizzati dai produttori.
In realtà dietro la Hollywood Bianca fa capolino l’America che va, di pessimo umore, a votare per la Casa Bianca 2016. Per votare all’Academy occorre aver lavorato a parecchi film, con il nome nei «credits» dei titoli di coda e questo discrimina giovani e neri, perché molte carriere tecniche restano appannaggio dei bianchi. Will Smith, Spike Lee, Morgan Freeman, Denzel Washington, Halle Berry, Viola Davis sono divi di cassetta, ma dietro di loro i neri son rari.
La reazione degli Smith e dei Lee solleva preoccupate solidarietà e, vedrete, l’anno venturo l’hashtag #oscarsowhite lascerà prudentemente almeno un premio su venti a un afroamericano. Il punto resta però un altro. Con i neri a premiare il partito democratico disertando in massa il partito repubblicano, e i maschi bianchi ad asserragliarsi intorno al Gop dei repubblicani detestando uniti il presidente uscente Obama – primo afroamericano alla Casa Bianca, vedremo quanto a lungo unico – la società Usa è polarizzata come non mai. I neri denunciano le passate, e presenti, discriminazioni, i bianchi lamentano le corsie preferenziali affirmative action per le minoranze e la perdita di status e salario per il ceto medio: non sono purtroppo le premesse per un dialogo sereno. Occhio dunque, i soli divi bianchi – sorridenti e un po’ imbarazzati – in scena rappresentano una divisione politica aspra, profonda, non razziale, ma di classe sociale, che Obama non ha saputo sanare e che ora da destra Donald Trump e da sinistra Bernie Sanders intendono sfruttare per vincere la nomination. Non degli Oscar stavolta, ma per la Casa che tornerà Bianca.