La Stampa, 24 gennaio 2016
Riscoprire l’uncinetto
«Se ti vuoi rilassare, impara a tricottare». L’autrice della massima è una signora di Massa Finalese, accorsa insieme a un centinaio di ultras del cucito alla prima giornata nazionale dell’uncinetto.
In un’atmosfera super-distesa, fra sorrisi e gomitoli, si sono date appuntamento via Facebook da Masterlino, raffinato locale dietro la stazione di Parma che, oltre a caffè e cappuccini, vende lana e ferri del mestiere. È il terzo coffeeshop del genere aperto da Lino Alberini in terra emiliana, segno che la passione per la maglia attende solo sedi adatte per manifestarsi in pubblico. A officiare quello che, non senza ironia, è stato ribattezzato il «Rave party dell’uncinetto» è una maestra del genere, la ferrarese Laura Soria: «La passione l’ho appresa da mia nonna. Da cinque anni tengo dei corsi e, pochi mesi fa, ho aperto la pagina Facebook “Lo stato libero di catenella”, che è il punto base dell’uncinetto: fantasia e impegno mentale prevalgono, ecco perché piace sia alle esperte che alle meno esperte. In poco tempo ho raccolto 5200 fan e ho sezioni in tutte le regioni».
Sul social network sono centinaia le pagine sull’argomento, ma spesso si finisce a litigare su chi fa cosa o la fa meglio, invece a Parma sembra dominare l’ armonia. E così eccole sferruzzare fra chiacchiere e caffè. Sono over 40, con l’eccezione di due ventenni, e vengono soprattutto dal Nord, Emilia, Lombardia, Veneto e Piemonte in testa, ma c’è un’adepta giunta in camper da Roma, per non parlare delle due amiche di Salerno. Le signore sferruzzano e raccontano: «Fare la maglia mi aiuta a conservare l’equilibrio mentale che mi serve per il mio lavoro, cioè contabilità e bilanci – dice Giuliana Poletti -. La mia mente può viaggiare e il mio cervello lavora meglio. Ci riuniamo a casa di amiche, facciamo berretti per progetti di solidarietà e l’anno scorso li abbiamo mandati ai clochard di Ferrara». Nessuna competizione? «No, ci diamo consigli, è lo spirito del gruppo della catenella», risponde Flavia Pizzaroni, insegnante. E Linda De Arcangelis, 22 anni, venuta da Novara, aggiunge: «Mi ha insegnato mia mamma. Quando sono stanca di studiare mi rilasso così». Giuse Cardani, la madre, ogni venerdì, si ritrova con le amiche: «Sferruzzo anche in treno, quando torno a casa dal lavoro: chiudo coi numeri e comincio con la creatività». Poi si fa seria pensando all’amica malata di cancro con cui ha formato il gruppo. E Margherita Danese riflette sulle virtù dell’uncinetto: «Per me vuol dire staccare da quello che vedo in ospedale, dove lavoro come infermiera, a contatto col dolore».