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 2016  gennaio 24 Domenica calendario

L’arte di lustrare le scarpe. La storia di Eleonora, la 43enne che tratta la pelle delle calzature come fosse quella del viso

«Mi chiamo Eleonora, ho 43 anni e faccio la lustrascarpe. E questo mestiere lo sento cucito addosso, come un tailleur su misura».
Eleonora è una bella donna con occhi grandi dietro grandi occhiali, che scrutano le tue scarpe con passione e l’attenzione di un chirurgo. Lei, come tutte le donne, ama le scarpe, ma quelle a cui si dedica come un collezionista a oggetti rari sono quelle da uomo. «Sono un’esteta, mi piace vestirmi in modo particolare, però sono attratta dal mondo della moda maschile.
Amo gli uomini e tutto ciò che li fa belli. Loro si confidano con me, mentre mi dedico alle loro scarpe. E quale uomo non vorrebbe avere una donna ai suoi piedi?». Eleonora Lovo scherza sul suo mestiere rivisitato e per il quale ha coniato uno slogan, quando va in tournée: «Shoeshine event». E questo, manco a dirlo, rievoca lo sciuscià di Vittorio De Sica, il piccolo lustrascarpe del dopoguerra più famoso del mondo.
Eleonora è un po’ dandy e un po’ hipster. Tanto che ha seguito un corso per barbiere. Barbiere? «Sì, perché oltre al servizio di lustrascarpe posso anche fare il barbiere – sottolinea con fierezza -. Ho frequentato le lezioni di Bulfrog a Milano. Un maestro e una persona straordinaria: ero l’unica donna. Lui mi ha insegnato la filosofia della barba».
Ma a lustrare le scarpe come Eleonora, o Laleo, come la chiamano a Verona, non si insegna. Il mestiere lo si «ruba». «Eh sì, ho provato a frequentare qualche calzolaio italiano, ma sono tutti molto abbottonati – sospira -. Non ti dicono niente e così ho lavorato da qualcuno di loro, sono andata anche all’estero per trovare prodotti per le scarpe che qui in Italia non si trovano, oltre a segreti che nessuno ti vuole dire».
Poi c’era anche un altro problema, la diffidenza. «Mi guardavano come per dire: “Ma tu che sei donna perché vuoi fare questo mestiere qui?”». Adesso Eleonora ha un sito web preparato da Stefania Scaradozzi che le ha dato parecchia visibilità, con la partecipazione a molti eventi. «Volevo aprire un negozio. Avevo contatti con due signori, uno di loro è un barbiere, ma ho imparato che gli uomini sono meno concreti delle donne. Così lavoro a casa. Per i calzolai che non forniscono la pulizia, per i clienti degli hotel o per grandi eventi». 
Come? «Metto il mio banchetto da lustrascarpe e offro il mio lavoro agli invitati di congressi e convegni». Il «banchetto» in realtà è una perla, una piccola opera d’arte di falegnameria del compagno di Eleonora, Paco, che «non è geloso, mi segue e mi aiuta in tutto e crede molto in quello che faccio». Già, perché Laleo, quando fa la lustrascarpe, ha per le mani dei veri gioielli che riporta a splendere. Sul suo sito i «prima e dopo» si sprecano e paiono il catalogo di un chirurgo da star.
«Le scarpe con me entrano in una beauty farm. La loro pelle è da trattate come quella del viso. Mi è capitato di pulire scarpe da oltre mille euro – racconta –. Le cose belle sono già state fatte e bisogna prendersene cura. Io guardo al passato e mi ispiro». Per diventare una «lustrascarpe 2.0» Laleo ha impiegato sei anni, ha frugato ovunque per il mondo, «quando Internet non ti dava così tanti spunti» a cercare prodotti e ispirazione: «Per lavorare uso cose nuove e della tradizione. Ma ora sono io a non dire cosa uso. Ora sono io ad avere i miei segreti del mestiere».