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 2016  gennaio 24 Domenica calendario

Per entrare al Pantheon bisogna pagare perché è bello


Il biglietto costerà quattro euro, l’accordo con il Vicariato è stato già firmato, e forse attorno al Colonnato, dove oggi staziona un lucroso suk di bancarelle, verranno ripristinate le cancellate che nell’800 ne proteggevano l’accesso, come dimostrano le antiche foto degli Alinari.
Il Pantheon di Roma, ex tempio pagano, poi basilica cristiana, e poi ancora sacrario di re e regine, tomba di Raffaello e di Annibale Carracci, diventerà a pagamento. Simbolo di quel nuovo concetto di cultura non più è gratuita che il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha deciso di estendere a molti altri luoghi, dalle biblioteche monumentali alle antiche abbazie, dai siti archeologici a rischio di chiusura ai musei minori. «L’arte per essere tutelata ha bisogno di risorse, ed è giusto che chi ne fruisce contribuisca. Il Pantheon – dice Franceschini – è stato nel 2015 il monumento più frequentato d’Italia, sette milioni di visitatori, e un introito pari a zero euro. Ma il Pantheon, che è anche una chiesa, ha urgenti problemi di manutenzione e un ticket, seppure contenuto, al di sotto dei cinque euro, potrebbe garantirci risorse sufficienti per un lavoro di restauro. Del resto non c’è alcuna nazione in Europa dove un monumento come questo possa essere visitato senza pagare il biglietto».
Un dato concreto dunque, ma anche un concetto culturale. Sul quale il dibattito è aperto da sempre. Su quanto sia giusto far pagare per visitare i musei, e se addirittura sia giusto. Adriano La Regina, ad esempio, uno dei più famosi archeologi italiani, boccia senza appello il progetto, e difende l’accesso gratuito ai luoghi dell’arte, come strumenti di educazione per tutti.
In Italia per”, com’è noto, il biglietto di siti archeologici e pinacoteche costa ancora pochissimo, pur in presenza di collezioni che nessun altro paese al mondo potrebbe mai offrire. E l’idea di Franceschini è che seppure basso un ticket vada pagato. Ovunque e sempre. Infatti oltre al Pantheon (dove la biglietteria entrerà in funzione alla fine del 2016, ma gli accessi non saranno permessi durante le funzioni religiose) il progetto è quello di far pagare l’entrata anche nelle biblioteche storiche. Spiega il ministro dei Beni Culturali: «Alcune nostre biblioteche, i Girolamini, la Braidense, la Malatestiana, l’Angelica a Roma, sono luoghi di straordinaria bellezza. Mantenendo la gratuità per gli studenti e i ricercatori, è giusto invece che i turisti paghino un biglietto. Del resto Ñ aggiunge Franceschini Ñ alla Central Library di New York c’è un ticket, cos“come alla Biblioteca nazionale di Vienna...». Ma ancora, nel filone del “tutto si paga”, il ministero farà 20 bandi per assegnare a cooperative la cura di abbazie abbandonate o siti archeologici chiusi. «Penso al Castello di Matilde di Canossa, alla Certosa di Trisulti: le daremo in gestione, e gli introiti dei biglietti dovranno essere utilizzati dalle cooperative per tutelare il monumento».
«Sbagliato e diseducativo», commenta Adriano La Regina, una vita spesa nel difendere il patrimonio artistico. «I luoghi della cultura dovrebbero essere liberi per principio, e non c’è bisogno del biglietto per garantirne la sopravvivenza. Se la cultura è gratuita sempre più gente avrà voglia di fruirne, facendo circolare denaro nel nostro Paese, denaro che si può reinvestire nella tutela». Ma La Regina si spinge più in là. «Pagare l’entrata al Pantheon è una mercificazione dell’arte. Lì ci sono l’antichità, la storia, le tombe dei re d’Italia, ma anche di Raffaello...Pensate alla funzione educativa. Lo scriveva Foscolo: “A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti, o Pindemonte”. In quanti invece, di fronte ad un biglietto d’ingresso, rinunceranno, d’ora in poi, a visitare il Pantheon?».