la Repubblica, 24 gennaio 2016
Nella corsa alla Casa Bianca il terzo incomodo perde sempre
Sintomo di inquietudine popolare e sfiducia nel bipartitismo, il Terzo Uomo affiora puntuale nella storia politica americana quando i due partiti dominanti, Democratico e Repubblicano, sbandano. L’improvvisa, ultima tentazione del trisindaco di New York, il camaleontico miliardario Michael Bloomberg, prova la doppia insofferenza che agita oggi i partiti davanti ai loro cavalli di testa e l’ansia dell’Establishment, “la Casta” nello slang italiano.
Il fatto che mai nessun candidato terzo sia arrivato alla Casa Bianca da quando si solidificò il bipartitismo non scoraggia periodicamente uomini esaltati dalla propria egolatria e da robusti portafogli. Il terzo incomodo ha avuto soltanto l’effetto di far perdere un altro o soddisfare il proprio narcisismo, come il Verde e Riformista Ralph Nader per 4 volte in corsa come Indipendente. Teddy Roosevelt, la cui testa marmorea s’affaccia da Mount Rushmore, vinse un secolo fa come Repubblicano, per poi essere trombato come Indipendente favorendo la vittoria dell’odiato Democratico Wilson. Ross Perot, petulante pappagallino venuto dal business che si illuse di fermare da destra Bush e Clinton, ottenne nel ‘92 il risultato di far vincere un Clinton che senza il 19% di voti sottratti a Bush da Perot mai avrebbe vinto. Sono vuoti a perdere, quindi, e a far perdere, le terze ruotine elettorali. E questo è il sospetto che l’ipotesi Bloomberg solleva: sgambettare, a colpi di milioni di dollari contro milioni di dollari, nella maratona elettorale, quel Trump che lui, uomo d’affari newyorkese, conosce troppo bene. E quindi detesta.