Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 24 Domenica calendario

Piccolo manuale per chi ha bisogno di soldi per curarsi

Un prestito di 10 mila euro da rimborsare in quarantotto mesi, per pagare un intervento chirurgico in una struttura privata o la parcella del dentista, può costare, per esempio, 11.523 euro, rimborsabili con rate mensili di 239 euro, oppure 11.628 con rate da 242 euro, a seconda delle diverse fonti di finanziamento. Se il tempo del rimborso si accorcia a 24 mesi, anche la cifra totale da restituire può scendere a poco più di 10.700 euro, ma la rata da versare ogni mese si alza fino a 450 euro circa.
Che ne valga la pena o meno, lo giudicherà ciascuno in base alle proprie necessità e alle proprie tasche. Per avere i conti, del resto, basta usare uno dei tanti simulatori online (molti non chiedono dati anagrafici) proposti dalle società di intermediazione creditizia.
C’è solo l’imbarazzo della scelta: si va su internet e alla voce “prestiti per spese mediche” o anche solo “prestiti” (allora la finalità “medica” si troverà tra altre voci: arredamento, viaggi e vacanze, matrimonio, camper…) e si scoprono finanziamenti offerti da banche o da finanziarie. Ma prestiti vengono proposti anche dagli istituti bancari agli sportelli nonché da strutture sanitarie private, dalle “catene” di centri di cure dentali e da singoli medici ai loro pazienti, attraverso convenzioni con finanziarie.
Il fenomeno dell’indebitamento per curarsi è in aumento. Secondo dati raccolti da Facile.it in collaborazione con Prestiti.it (società di mediazione del credito), delle 20 mila richieste di prestito personale giunte da giugno a novembre 2015 solo a questi portali quasi il 4% aveva come finalità dichiarate le “spese mediche”. Gli esperti di queste società hanno stimato che nello stesso periodo siano stati erogati in totale in Italia a sostegno di prestazioni sanitarie 28 mila prestiti, per un ammontare complessivo di 340 mila euro.
L’analisi delle domande giunte ai due comparatori indica che la cifra media richiesta per un prestito personale di questo tipo è 6.600 euro; 44 anni l’età media del richiedente. Nel 2013 la stessa fonte, scandagliando 30 mila domande per tutte le possibili finalità, rilevava che i finanziamenti per spese mediche erano l’1%.
Ma per quali necessità in particolare? Stando alle analisi, non pochi si indebitano per operazioni di chirurgia estetica (vai poi a sapere se per motivi funzionali, o solo per togliersi le borse sotto gli occhi…), ma molti cercano un prestito per pagare cure odontoiatriche, per affrontare lunghe terapie, o un intervento chirurgico in una struttura privata.
Lo conferma un’indagine di Altroconsumo dell’ottobre 2015: su 1.680 italiani (età 25-74 anni) interpellati con un questionario, il 13% ha dichiarato di aver chiesto un prestito in banca per pagare prestazioni sanitarie. E quanto testimoniano, ad esempio, due segnalazioni giunte al PIT Salute (Progetto Integrato di Tutela) del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva. Dalla Liguria: «Mia madre, che ha più di 70 anni, deve essere sottoposta ad un’operazione, con una certa urgenza a detta del chirurgo. È già in lista d’attesa da mesi nel Servizio sanitario, così ora stiamo pensando di rivolgerci a una clinica privata, ma per pagarla chiederemo un prestito». E dalla Sicilia: «Sono un paziente oncologico, da tempo uso un farmaco che mi consente di sopravvivere. Fino a qualche mese fa era passato dal Servizio sanitario, ora è diventato a pagamento e costa molto. Impossibile comprarlo per me che prendo 800 euro al mese di pensione. Chiederò un prestito, ma lo concederanno a un malato di 78 anni?».
«Non stupisce che aumenti la domanda di credito per cure mediche – commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato- Cittadinanzattiva —. La spesa sanitaria privata è a livelli importanti (33 miliardi nel 2014, secondo l’indagine Censis-RBM Salute, di giugno 2015; il 2% in più rispetto all’anno precedente, ndr) e la prospettiva è ancora più preoccupante, perché si comprimono le risorse economiche della Sanità pubblica e scarseggiano le politiche per migliorare l’accesso ai servizi».
I conti sono presto fatti:«Per effetto anche dell’ultima legge di Stabilità – sottolinea Tonino Aceti —, possiamo contare su 7 miliardi di euro in meno rispetto a quanto era stato previsto dal Patto per la salute per la Sanità nel 2015-2016. Inoltre, lo Stato chiede alle Regioni un contributo alla finanza pubblica per circa 15 miliardi attraverso la riduzione della spesa nel periodo 2017-2019, e ciò potrà avvenire anche mettendo mano, ancora una volta, alle risorse del Servizio sanitario».
Quali sono le criticità sanitarie che gli italiani si trovano a fronteggiare? «Una segnalazione su quattro da parte dei cittadini – dice Aceti – riguarda difficoltà di accesso alle cure pubbliche, a causa delle liste d’attesa, addirittura in settori molto importanti come l’oncologia. Sono sempre di più le persone che si vedono “rifiutare” le prestazioni».
Secondo l’ultimo Rapporto PIT Salute (novembre 2015), le segnalazioni di lunghi tempi d’attesa sono il 58%, nel 28% dei casi per interventi: per esempio 2 anni per protesi d’anca o per ricostruzione mammaria, 12 mesi per protesi al ginocchio, 10 mesi per la cataratta. Sono casi, questi, in cui spesso si decide di ricorrere a strutture private pagando tramite un prestito, magari per affrontare anche una trasferta in un’altra regione o all’estero. «La mobilità c’è soprattutto per prestazioni di alta specialità – sottolinea Aceti —, spostarsi però ha un costo, ora anche più alto: molte Regioni hanno chiuso i rubinetti dei contribuiti per sostenere spese di trasporto e soggiorno per l’accompagnatore, e in base alle nuove norme di recepimento della direttiva europea sulle cure transfrontaliere chi voglia curarsi all’estero deve anticipare tutte le spese. Ma perfino la necessità di un’indagine diagnostica urgente può mandare in crisi una famiglia che magari si è già indebitata per assistere un malato di Alzheimer».
«La prima voce di spesa sanitaria privata, secondo i nostri dati, è comunque quella per i farmaci – prosegue Aceti —. Siamo a conoscenza di casi di persone che hanno chiesto un prestito per comprare i nuovi farmaci contro l’epatite C, risolutivi ma molto costosi, che al momento lo Stato rimborsa solo per alcune condizioni cliniche. Altri si indebitano per acquistare farmaci innovativi oncologici, che gli ospedali dispensano gratuitamente solo se il loro budget lo consente. In generale, in questo momento vediamo a tutti i livelli della Sanità un’attenzione spasmodica alla tenuta dei conti, mentre le famiglie chiedono che il Servizio sanitario sia di sostegno ai loro redditi, che faciliti loro la vita, invece che complicarla costringendole a indebitarsi».
Ma farsi dare un prestito per fronteggiare spese necessarie per curarsi può essere “rischioso”, può esporre a brutte sorprese? L’Arbitro bancario finanziario, sistema stragiudiziale di risoluzione delle controversie per servizi bancari e finanziari, nel 2014 ha ricevuto quasi 4 mila ricorsi in materia di prestiti (per tutte le finalità, non soltanto per quelle “mediche”): 3.673 sono stati i ricorsi su contratti di “cessione del quinto” e 264 le controversie su quelli di “credito ai consumatori”.

•••

non dobbiamo demonizzare il credito per cure mediche, perché dà a persone che non hanno la liquidità la possibilità di sostenere spese necessarie pagando rate sostenibili — esordisce Anna Vizzari, esperta del settore banche e credito di Altroconsumo, associazione dei consumatori con oltre 370 mila associati —. Esistono strumenti, previsti dalle norme, che permettono scelte consapevoli e corrette, così da evitare problemi». Vediamo allora come è bene comportarsi, quali problemi si possono incontrare e come evitarli.
Nessuna fretta
Dice l’avvocato Fabio Scarmozzino, legale del Movimento Consumatori, associazione che tutela i diritti dei consumatori: «La necessità di avere immediatamente una soluzione al problema economico, magari per affrontare un intervento urgente, spinge spesso chi ha bisogno di un prestito a non andare troppo per il sottile: si guarda solamente l’importo della singola rata, non si bada invece al numero delle rate che bisognerà rimborsare o all’ammontare complessivo che bisognerà restituire e ai tassi effettivamente applicati. Poi, passata l’emergenza, o trascorsi i primi anni di rimborsi, si riguarda il contratto o si prova ad estinguerlo anticipatamente e i conti non tornano: “Come è possibile — ci si chiede —? Ho pagato tutte queste rate e devo restituire ancora così tanto”. Allora, solo in quel momento, ci si rende esattamente conto di quali sono i costi del finanziamento».
Documenti informativi
«La prima cosa importante è l’informazione contrattuale — spiega Vizzari —. Chi chiede un prestito ha diritto ad avere sin da subito i documenti previsti per legge: il prospetto informativo europeo e il contratto. Possiamo portarli a casa, valutarli con calma: nulla ci può essere chiesto se non viene riportato per iscritto su questi documenti. Quindi, il primo consiglio è: diffidare di chi non vuole consegnarli. Il prospetto informativo europeo riporta tutte le informazioni necessarie, allo stesso modo per qualsiasi operatore finanziario, perciò è molto utile per fare confronti. Dice, tra l’altro, l’ammontare della rata, quanto andremo a pagare complessivamente alla fine del finanziamento, quanto è il Taeg o tasso annuo effettivo globale, che comprende il tasso annuo nominale (il semplice interesse del prestito) e tutte le spese che pagheremo per il finanziamento, che possono riguardare l’istruttoria, un’assicurazione, il bollo, la commissione del mediatore».
Confrontare più proposte
«Non bisogna sentirsi in alcun modo vincolati al momento della proposta del prestito, anche se viene presentato come un’occasione irrepetibile — raccomanda l’avvocato Scarmozzino —. Anzi, è bene confrontare più preventivi, per valutare almeno i diversi Taeg: più alta è la percentuale, più alto è il costo complessivo che si sosterrà». «Per esempio, ci sono banche che erogano prestiti anche se non si è correntisti, con addebito sul conto già esistente — sottolinea Anna Vizzari —. ¬ Se viene chiesta l’apertura di un conto, il canone deve essere computato nel Taeg».
«Ed è utile, inoltre, — riprende Scarmozzino — prima di firmare un contratto, consultarsi con una associazione di consumatori, o con un commercialista, un avvocato o comunque con una persona di fiducia, per essere aiutati nella valutazione della correttezza e della convenienza dell’offerta».
Alla larga da interessi usurari
Precisa la dottoressa Vizzari: «Un altro strumento fondamentale di tutela per il consumatore sono le tabelle che ogni tre mesi Banca d’Italia e ministero dell’Economa formulano indicando i tassi di interesse effettivi medi su base annua e i tassi soglia, oltre i quali scatta l’usura. Dalle tabelle, consultabili sui siti dei due enti, possiamo sapere se il finanziamento che ci viene proposto (o che abbiamo già stipulato) è più o meno caro della media, o se il tasso è vicino all’usura. Per esempio, secondo l’ultima tabella, per i prestiti personali si indicano un tasso medio dell’11,33% e un tasso soglia del 18,16%».
Rischio di sovraindebitamento
«Capita che persone già gravate da rimborsi di finanziamenti, magari un mutuo, la rata per l’auto o per la lavatrice, si trovino davanti a una spesa medica improvvisa e chiedano un altro prestito. Se la finanziaria lo concede senza una valutazione attenta del cosiddetto “merito creditizio” (in pratica, della capacità della persona di far fronte al rimborso; le banche in genere fanno valutazioni più severe), si rischia di ritrovarsi a non poter pagare le rate, andando incontro a conseguenze negative», avverte l’avvocato del Movimento Consumatori. «Il consiglio che diamo — aggiunge Vizzari — è di non superare mai con la somma di tutte le rate di finanziamenti un terzo delle proprie entrate mensili».
A chi rivolgersi
« Prima di impegnarsi per un prestito è bene verificare se la finanziaria o il mediatore creditizio hanno la necessaria autorizzazione, controllando sugli appositi elenchi (si possono consultare liberamente su alcuni siti agli indirizzi: www.organismo-am.it/elenco-mediatori-creditizi; www.organismo-am.it/elenco-agenti-in-attivita-finanziaria; https://infostat.bancaditalia.it/giava-inquiry-public/flex/Giava/GIAVAFEInquiry.html#) — avverte Vizzari —. Il mediatore mette in contatto la persona con la finanziaria o la banca e non verifica l’affidabilità del richiedente. Saranno queste ultime a valutare il “merito creditizio” e potranno rifiutare il finanziamento. Quindi, attenzione, quando ci si rivolge al mediatore, a non pagare mai anticipatamente le commissioni eventualmente previste, perché non è detto che la pratica arrivi a buon termine. Se la commissione è prevista, comunque, deve essere esplicitata nelle condizioni e inserita nel Taeg; di solito si paga in un’unica soluzione, detratta dal prestito».
Diritto di recesso
«Per legge è previsto che entro 14 giorni dalla conclusione del contratto di prestito si possa recedere: se il capitale è già stato erogato dalla banca o dalla finanziaria, si restituirà la somma, si pagheranno gli interessi per i giorni trascorsi dalla stipula, ma non si dovrà altro. Per prassi, tuttavia, finanziarie e banche non erogano le somme prima del trascorrere dei 14 giorni», spiega ancora l’esperta.
Coperture assicurative
«In alcun casi — avverte Vizzari — per la concessione di un prestito viene imposta una copertura assicurativa (obbligatoria per legge solo in casi di cessione del quinto), a volte a prezzi elevati. Il cliente non deve per forza comprare quella assicurazione, ma ha 10 giorni lavorativi per scegliere un altro prodotto assicurativo sul mercato».
Rimborso anticipato
«Per legge è sempre possibile rimborsare il prestito prima della scadenza. È nostro diritto chiedere in ogni momento alla banca o alla finanziaria il “piano di ammortamento” aggiornato, con la specifica delle rate e della somma ancora da pagare (in genere viene fornito ogni qualvolta c’è la comunicazione del pagamento della rata). Oltre al capitale residuo può essere previsto il pagamento di una commissione che non deve superare l’1% della somma residua, e che si riduce allo 0,5% nell’ultimo anno di tempo del prestito. Ma, attenzione, se il debito residuo non supera i 10 mila euro, nessuna commissione è dovuta», conclude Anna Vizzari.

•••

Dopo avere ottenuto un prestito, nel nostro caso per spese mediche, che cosa si può fare se durante il periodo di rimborso delle rate insorgono difficoltà a far fronte ai pagamenti, o si scoprono “magagne” nel contratto? Lo abbiamo chiesto ad Anna Vizzari di Altroconsumo e all’avvocato Fabio Scarmozzino del Movimento Consumatori.


Come comportarsi se, nel caso di un prestito finalizzato a cure mediche, chi dovrebbe fornire la prestazione è inadempiente? Per esempio, nell’ipotesi di un finanziamento per cure dentistiche?
«Quando c’è un inadempimento del servizio pattuito si mette in mora il fornitore, ovvero si sollecita formalmente la prestazione — spiega Vizzari —. Se l’inadempimento prosegue, secondo il Testo Unico Bancario ci si può rivalere con la banca o la finanziaria che ha concesso il prestito, per la risoluzione del contratto: quando la prestazione è mancata totalmente si ha diritto alla restituzione di tutte le rate già versate e non si dovrà pagare nulla in più. Per esempio, se il finanziamento riguardava un impianto dentale e questo non è stato eseguito, l’inadempimento totale è chiaro. Se una parte della prestazione è già stata eseguita, si dovrà calcolare quanto si può considerare coperto dal finanziamento. È più difficile, ovviamente, dimostrare un’inadempienza in merito alla qualità della prestazione pattuita, per esempio delle cure previste».
Che cosa fare, invece, nel caso in cui non si riescano a pagare per tempo le rate del prestito? E quali possono essere le conseguenze?
«Se ci si rende conto di avere problemi a pagare la rata nei tempi previsti è bene chiedere subito alla banca o alla finanziaria una dilazione di pagamento, oppure di allungare il piano di ammortamento, così da ridurre l’importo delle rate — dice Vizzari —. Quando si ritarda, banche e finanziarie applicano un interesse moratorio oltre a quello già previsto e ulteriori spese. Così il debito aumenta. In passato, si sono registrati molti problemi su questo aspetto, poi Banca d’Italia è intervenuta precisando che gli interessi moratori non possono superare del 2,1% il tasso di interesse pattuito nel contratto. Entro questo limite, quindi, in totale si può anche andare oltre il tasso soglia indicato per l’usura. Comunque, percentuale dell’interesse di mora e spese eventuali devono essere specificate nel contratto».


Dopo quante rate non pagate si diventa insolventi? E che cosa può accadere?
«Nel contratto deve essere specificato che cosa intende la banca o la finanziaria per “insolvenza” — risponde l’esperta di Altroconsumo —. Di solito, il soggetto che ha concesso il prestito aspetta un ritardo di tre o quattro rate prima di chiedere la risoluzione del contratto, con la restituzione di tutto il capitale residuo, più gli interessi di mora e le spese. Se il problema non viene superato, banca o finanziaria passano la situazione rischiosa a una società di recupero crediti, che si occuperà della questione, a volte con modalità piuttosto aggressive. In merito, ci sono state anche sanzioni da parte delle autorità di vigilanza. Nei casi più gravi, chi non fa fronte agli impegni assunti con il finanziamento può incorrere in procedure esecutive. C’è da aggiungere che per ritardi prolungati si può essere segnalati come “cattivi pagatori” nei SIC (Sistemi Informativi sul Credito ai consumatori) , le cosiddette “centrali rischi private”, e in seguito potrebbe essere difficile ottenere ulteriori prestiti».


E quando si scopre un’irregolarità nel contratto di prestito già sottoscritto, come si possono far valere le proprie ragioni?
«Le irregolarità più frequenti in contratti di prestito riguardano i tassi di interesse e la mancata decurtazione di alcune spese in caso di rimborso anticipato — spiega Scarmozzino —. La prima cosa da fare in caso di dubbi sulla regolarità del contratto è consultarsi con una delle tante associazioni dei consumatori, per chiarire la situazione. Quando si rileva il mancato rispetto delle norme si invia per iscritto alla banca o alla finanziaria un reclamo, nel quale si motiva giuridicamente la richiesta da parte del consumatore, diffidando la controparte e chiedendo l’applicazione corretta delle norme. Non tutte le “controparti” si comportano nello stesso modo: c’è chi accoglie la richiesta e chi invece fa resistenza».


Quando il reclamo non ha effetto, tutto è perduto?
«La risposta al reclamo deve arrivare entro 30 giorni — sottolinea l’esperta Anna Vizzari —. Se non arriva, oppure se non è soddisfacente, si può fare ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario, organismo competente a decidere su queste controversie ( si veda grafico, ndr ). Avviare il ricorso costa 20 euro, che saranno restituiti in caso di decisione favorevole (anche parziale). La decisione arriva in circa tre mesi, comunque non oltre i 150 giorni stabiliti dalla norma, ed è vincolante per banche e finanziarie, che per lo più la rispettano anche per non incorrere in possibili sanzioni amministrative da parte di Banca d’Italia. Se la pronunzia dell’Arbitro non è favorevole, consumatore e controparte possono procedere davanti al Giudice di pace o in tribunale». «Nelle situazioni più complesse si agisce in giudizio — conclude l’avvocato Scarmozzino —. Non va dimenticato che in caso di applicazione di interessi usurari, la clausola che li prevede è nulla e il consumatore ha diritto a vedersi restituire tutti gli interessi che sono stati corrisposti».

•••

Le proposte di finanziamento per cure dentistiche non mancano. Sono un “cavallo di battaglia” di società che declinano la loro attività in più strutture sul territorio. Una formula che in passato ha riservato qualche brutta sorpresa. Come accadde nel 2010 a Milano, quando tre cliniche dentistiche di proprietà straniera chiusero i battenti lasciando migliaia di clienti “sdentati” e indebitati da finanziamenti per le cure. Ma anche i dentisti singoli si sono attrezzati. Dice Gianfranco Prada, presidente dell’Andi (Associazione Nazionale Dentisti Italiani): «Da tempo abbiamo una convenzione con una finanziaria per prestiti ai pazienti e questo dà anche ai professionisti la garanzia di pagamento immediato». Secondo Andi negli ultimi tre anni il numero dei finanziamenti, importo medio 4 mila euro, è cresciuto del 19%. «Se in corso di cure il rapporto col paziente s’interrompe, si trova un accordo, restituendo quanto dovuto. E non ci sono dentisti che spariscono senza finire le cure. Più difficile attribuire responsabilità quando si ha a che fare con soci età, a volte straniere».