MilanoFinanza, 23 gennaio 2016
Elkann e Agnelli dicono addio ai giornali?
Lo evidenziano i numeri dell’ultimo quinquennio. Lo sostengono gli analisti di settore (Mediobanca Securities, nell’ultimo studio del 15 gennaio). Lo dimostrano i tanti deal su scala internazionale. Il settore della carta stampata va, o meglio, deve andare nella direzione del consolidamento. Come dimostrano tante aggregazioni concretizzatesi nel corso negli ultimi anni nel business media-tlc.
E l’Italia non può essere esclusa da questo trend, anche se, come spesso accade, tutto avverrà in ritardo di qualche anno. Ma il 2016 potrebbe essere l’anno di svolta. Non solo perché il gruppo Rcs Mediagroup si gioca il tutto per tutto chiedendo l’ennesima moratoria sul debito, ossia l’allungamento a cinque anni della scadenza, alle banche esposte per mezzo miliardo, sapendo di dover correre per invertire il trend (negli ultimi quattro esercizi ha cumulato perdite per più di 1,1 miliardi). Ma anche perché il continuo calo dei ricavi, sia editoriali sia pubblicitari, a discapito della tv e del web, costringerà i proprietari dei giornali a definire nuove regole d’ingaggio. La Mondadori, numero uno dei periodici, ha deciso di puntare tutto sul business dei Libri; sull’acquisizione di Rcs Libri, per 127,5 milioni, però l’Antitrust ha appena avviato l’istruttoria che rallenterà l’affare di due mesi almeno con possibili ripercussioni sul perimetro dell’operazione, mentre l’Agcom non farà indagini e approfondimenti: Intanto gli altri competitor devono trovare strade alternative.
Tra chi potrebbe decidere di rivedere la propria strategia nel comparto editoriale c’è Fca.
Il gruppo automobilistico che fa riferimento alla Exor della famiglia Agnelli, oltre a essere il primo azionista con il 16,73% di Rcs, che significa di fatto Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, è proprietario anche de La Stampa di Torino e del Secolo XIX di Genova. Il business era un vecchio pallino di Gianni Agnelli, ma è anche uno dei settori che più intrigano e interessano John Elkann, legato all’attività non solo per discendenza ereditaria. Per cui, nonostante la crisi evidente, è difficile pensare che il presidente di Fca ed Exor se ne possa privare, anche se sovente circola la tesi che, con un’anima sempre più americana, per l’attività automobilistica e per la maxi-acquisizione miliardaria che la holding di Torino ha definito rilevando il colosso delle ri-assicurazioni PartnerRe, gli eredi ed esponenti della famiglia Agnelli possano prima o poi allontanarsi dall’Italia.
E se la Juventus sarà sempre un trophy asset, non è detto che la partecipazione del 16,51% in Banca Leonardo resti a lungo in portafoglio, soprattutto se Gerardo Braggiotti, dopo aver venduto l’attività di financial advisory, deciderà di quotare la merchant. A ciò va aggiunto che sempre in ottica di respiro globale, Exor nei mesi scorsi ha messo sul piatto 287 milioni di sterline per diventare il primo socio con il 43,4% della prestigiosa rivista The Economist.
Proprio in questo inizio d’anno è tornata a circolare nei salotti milanesi l’ipotesi che Fca dica addio alla carta stampata. Da Torino sono più volte arrivate secche smentite. Una linea di pensiero che viene mantenuta. Ma se per caso Rcs, che entro marzo incasserà i 127,5 milioni frutto della vendita della Libri a Mondadori, dovesse essere chiamata a breve a lanciare l’aumento di capitale da 200 milioni che l’azienda e tantomeno i soci vogliono, non è da escludere che il management di Fca, a partire dall’ad Sergio Marchionne, ci rifletta. Vi è poi chi sostiene che a Torino presto decideranno di privarsi sia de La Stampa sia del Secolo XIX. Ma chi potrebbe comprare le due testate? Alcuni mesi fa era stata riportata, anche da questo giornale, l’ipotesi di un contatto con Francesco Gaetano Caltagirone, ma il costruttore ed editore romano avrebbe rifiutato la proposta. Così, allargando l’orizzonte non si può non guardare al gruppo L’Espresso di proprietà della Cir della famiglia De Benedetti. La società è tra le più sane del settore (utile di 24,6 milioni e posizione finanziaria netta negativa per soli 8,1 milioni a fronte di un patrimonio di 594 milioni al 30 settembre 2015), in un possibile risiko potrebbe essere tra i protagonisti. I vertici, dal presidente Carlo De Benedetti all’ad Monica Mondardini, fino all’azionista di riferimento Rodolfo De Benedetti, paiono attenti a valutare le opportunità che si dovessero presentare.
Un merger in questo senso non sarebbe semplicissimo da realizzare, anche e soprattutto in termini di concentrazione: L’Espresso e la Itedi (Fca ) sommerebbero il 25,8% del mercato editoriale italiano in termini di valore e il 21% in termini di volume, superando così le soglie del Sic (sistema integrato delle comunicazioni), soprattutto per il peso che ha il quotidiano La Repubblica diretto da Mario Calabresi, arrivato proprio da La Stampa degli Agnelli, dove è stato sostituto da Maurizio Molinari. Per uscire dall’impasse la casa editrice dei De Benedetti dovrebbe privarsi dei 17 quotidiani locali gestiti dalla controllata Finegil. Un’opzione al momento non viene presa in considerazione dal gruppo. E allora come fare per sbloccare questa eventuale operazione? Un primo step potrebbe essere rappresentato dall’alleanza sul fronte pubblicitario, con il gruppo L’Espresso che prenderebbe in carico la gestione della raccolta per i quotidiani controllati da Fca. Una soluzione che a Torino avevano già studiato alcuni anni fa, quando fu studiata l’integrazione con Rcs.