la Repubblica, 23 gennaio 2016
Il complesso di inferiorità di Seppi, senza voler disturbare Freud e Jung
Nell’attesa del nostro doppietto di pensionati, guardo in tv la partita di Andreas Seppi contro Novak Djokovic. Non appena i commentatori ci informano che Seppi ha già perduto 11 volte contro Nole, Antonio domanda: «Ma cosa scende in campo a fare, forse vuole raggiungere il record di 0-12?». Mi viene allora in mente il mio amico Gerulaitis quando affermò: «Non è ancora nato chi mi potrà battere per la 18ª volta» a proposito di Connors.
Nell’attesa del nostro campo guardo lo schermo, e vedo che Andreas, che non mi è meno simpatico di Nole, prende un 6-1, al termine del quale prego Aldo di non spegnere il televisore perché, affermo, «Seppi non può che migliorare». Infatti, d’un tratto, Andreas prende a sbagliare meno, allunga le traiettorie, diviene regolare di rovescio e addirittura più pesante col diritto, e qualcosa, sui volti degli impiegati di Djoko in tribuna, Becker in testa, diviene perplesso.
Il gioco si fa equilibrato, e Seppi sale ad un promettente 5-4, dopo il quale si verificano 11 punti a 9, un’inezia matematicamente, che permettono però al serbo di annettere il set, 7-5. Mentre i miei amici iniziano a palleggiare, rimango nella speranza che Andreas, giocando al livello del n. 1, riesca a portare a casa almeno il 3° set. Gioca lungo quanto il Fenomeno, e anche di più; e spesso, dopo palleggi infiniti, riesce a chiudere con il diritto. Eccolo avanti 6-5, a dimostrazione della possibilità di un successo, almeno parziale. Ma segue un avvelenato parziale, 10 punti a 6 per il Fenomeno, con uno spiraglio di superiorità per Andreas, 2 successivi set point nel tiebreak, per scivolare subito a 4 punti consecutivi in favore di Nole, e alla fine.
«Ha un bel complesso di inferiorità, il tuo amico» afferma uno dei miei partner di doppio. Domando allora se così si può definire a Fulvio Scaparro, lo psichiatra che non mi ha voluto curare. «Non lo chiamerei complesso, per non disturbare Freud e Jung, perché sennò il tuo amico non sarebbe migliorato di set in set, arrivando quasi a vincere il 3°. Lo chiamerei soltanto una lieve inferiorità specifica, fatto obiettivo, della quale Seppi ha coscienza». Peccato davvero. Manca a Seppi qualcosa di misterioso, come a noi che non riusciamo ad accedere all’Oscar, nei nostri sport quotidiani.
Risultati: Djokovic b. Seppi 6-1, 7-5, 7-6 (6).
Donne: Friedsam b. Vinci 0-6, 6-4, 6-4