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 2016  gennaio 23 Sabato calendario

Il Boeing 747 va in pensione. Consuma troppo

È stato per mezzo secolo il gigante dell’aviazione commerciale e il simbolo dei voli a lungo raggio, anche grazie a una forma da personaggio dei fumetti, un po’ umano, un po’ bestione. Ma adesso anche per il jumbo jet sembra arrivato il momento di andare in pensione: la Boeing ha annunciato che dal settembre prossimo produrrà soltanto sei modelli all’anno del suo mitico 747, un numero giudicato insufficiente, dagli esperti del settore, per una produzione sostenibile. Di fatto, rivela il Financial Times, se l’azienda aerospaziale Usa non avesse ricevuto dalla Casa Bianca l’ordinazione per una nuova flotta di Air Force One, gli aerei su cui viaggia il presidente degli Stati Uniti, l’elefante dei cieli avrebbe probabilmente già smesso di uscire dalla sua fabbrica.
Continuerà a volare, naturalmente, anche se nuovi esemplari non escono più dagli stabilimenti della Boeing, fino a esaurimento della capacità di volo di quelli ancora in servizio. Tuttavia la decisione di ridurre la produzione a mezza dozzina di velivoli l’anno suona come l’inizio della fine: di questo pachiderma a reazione, dal 1969 ad oggi, sono stai prodotti più di millecinquecento aerei, acquistati da tutte le compagnie di bandiera del mondo per i loro viaggi intercontinentali. Ma negli ultimi anni la produzione si era ridotta gradualmente sempre di più, fino al limite fissato dall’azienda americana come il minimo per poter continuare a operare: uno al mese, dodici all’anno. Ora è stato dimezzato anche quello e la previsione è che, consegnati al prossimo inquilino della Casa Bianca gli Air Force One di nuova generazione, la produzione cesserà del tutto.
A mandare il jumbo in soffitta, per così dire, ci vorrebbe uno stadio per ospitarlo: sono proprio quelle le sue dimensioni. Un quadrimotore che divora montagne di carburante, uno spazio considerato obsoleto rispetto alle nuove tecnologie. Ormai il modello imperante è il più piccolo jet a due motori come il 777 prodotto dalla stessa Boeing o il modello equivalente costruito dalla rivale europea Airbus. Potrebbe resistere, almeno per un po’, la versione cargo del jumbo, il 747-8, sebbene analisti come Richard Aboulafia dubitino che le ordinazioni per il jumbo- merci possano crescere più di tanto. «La verità è che l’unica ragione per tenere aperta la catena di montaggio del jumbo è la consegna promessa alla Casa Bianca», osserva lo specialista del Teal Group, «se non ripartono le ordinazioni si chiude».
La Boeing ha accompagnato la notizia con previsioni di una perdita di 569 milioni di dollari nel quarto trimestre 2015, che ha provocato un immediato calo delle sue azioni in borsa: non tira aria di una ripartenza, insomma.
L’aereo che pareva avere una proboscide o almeno il nasone, l’aereo con il piano rialzato per la prima classe che dava l’illusione di salire con una scaletta direttamente in cielo, il colosso dei cieli, si è accorto di avere piedi d’argilla nell’era dei consumi da tagliare e dei viaggi a basso costo. Ormai vola verso il tramonto come un altro simbolo dell’aviazione degli ultimi cinquant’anni, il Concorde, più snello, ma ancora più avido di carburante. Paradossalmente, i due aerei più belli, potenti e avveniristici dell’epoca del turismo di massa, cedono il loro posto fra le nuvole a modelli più normali, in fondo più banali. Anche se la sensazione di attraversare gli oceani non sarà più la stessa, senza ritrovarsi lassù, «up in the air», nell’aeroplano con la gobba.