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 2016  gennaio 23 Sabato calendario

Le quaranta domande della Bce che hanno scatenato la speculazione sulle banche

Sono solo quaranta domande, ma hanno innescato la tempesta più dura che si sia vista sul mercato italiano dal 2012. Sono la dimostrazione che se che c’è qualcosa che mette sempre in fuga gli investitori, questo ingrediente è l’incertezza. Non conoscere il contenuto di un atto di un’autorità, ma sapere che esiste, significa per i mercati immaginare subito il peggio; la corsa verso l’uscita dall’Italia e verso la certezza dei Bund tedeschi a quel punto è diventata solo questione di tempo.
Durante la settimana era emerso che la Banca centrale europea ha inviato alle banche una lettera sui loro crediti in insolvenza. Non se ne conosceva il contenuto, ma quel gesto è stato interpretato come il primo passo di una nuova campagna di Francoforte per portare le banche (specie quelle italiane) verso sempre nuove svalutazioni di bilancio e ricapitalizzazioni.
Il contenuto di quella lettera, rimasta finora riservata, rivela che non è così. Le spaventose fluttuazioni di borsa sulle banche dei giorni scorsi sono state innescate da un malinteso, che ha rivelato tutta la diffidenza nel resto mondo verso l’Italia. Quella lettera della Bce in realtà si compone di quaranta domande, raccolte su un foglio digitale tipo Excel, e unite a una richiesta di dati su un secondo foglio in Excel. Ma non mirano alle svalutazioni che si era immaginato, benché il questionario della Bce diventi pressante quando obbliga le banche a fare chiarezza sui loro problemi nel credito.
Le domande della Bce riguardano cinque capitoli: «Strategia e gestione», «Strutture organizzative e risorse», «Governo societario e controllo», «Garanzie», «Classificazione (dei crediti, ndr) e accantonamenti». E non fanno sconti, anche se la prima è apparentemente anodina: «La banca ha una strategia di risoluzione dei Npl?». Si riferisce ai non performing loans, o crediti problematici. Ma i quesiti più stringenti vengono subito: «La strategia di risoluzione degli Npl individua degli obiettivi di riduzione dei deteriorati?» E ancora: «La banca ha ceduto portafogli di Npl negli ultimi tre anni? In caso affermativo, specificare l’ammontare e le caratteristiche degli Npl ceduti e i prezzi di cessione e gli scarti rispetto ai valori nominali e ai valori contabili». In sostanza, la Bce vuole conoscere le perdite e le svalutazioni che le banche (non solo italiane) sono costrette a subire pur di vendere sottocosto a qualche investitore i loro pacchetti di prestiti andati a male.
Altri quesiti difficili della Bce agli istituti di credito arrivano poco sotto. Alla domanda 15, si chiede di «indicare l’ammontare dei recuperi (sui crediti in default, ndr) realizzati nel 2014 e nel 2015» e alla 16 se «la strategia di risoluzione degli Npl è stata approvata dal consiglio d’amministrazione»; la Bce vuole capire qual è il livello di responsabilità in ciascuna banca. Tagliente anche la domanda 23: «Negli ultimi tre anni c’è stata una verifica sulle unità o si processi di gestione degli Npl da parte dei revisori di conti interni? Se sì, fornire la documentazione prodotta in esito alla verifica». Poi il pressing per capire se gli istituti valutano bene gli immobili a garanzia dei prestiti, e non a prezzi gonfiati in modo da mascherare le perdite: «La banca dispone di una politica di valutazione delle garanzie? Indicare la frequenza con cui le garanzie vengono valutate». E ancora: «C’è stata negli ultimi tre anni una verifica sull’adeguatezza delle valutazioni?».
Seguono poi vari interrogativi sul modo in cui gli istituti classificano un credito in default, a rischio o ancora sano. Perché la lettera della Bce non somiglierà molto a ciò che i mercati temevano. Ma ai banchieri che l’hanno ricevuta, il suo messaggio è chiaro lo stesso: lo spazio per nascondersi non esiste più.