il Fatto Quotidiano, 22 gennaio 2016
Dieci cose che andrebbero chieste alla Boschi
“O mio babbino caro,/ mi piace, è bello, bello;/ vo’ andare in Porta Rossa / a comperar l’anello!/ Sì, sì, ci voglio andare!/ E se l’amassi indarno,/ andrei sul Ponte Vecchio,/ ma per buttarmi in Arno!/ Mi struggo e mi tormento!/ O Dio, vorrei morir!/ Babbo, pietà, pietà!/ Babbo, pietà, pietà!”. È una famosa aria del Gianni Schicchi di Giacomo Puccini: Lauretta, figlia di Gianni Schicchi de’ Cavalcanti, si strugge col babbino per il suo amore verso Rinuccio Donati, che rischia di saltare per la guerra fra le due famiglie. Ora ditemi voi se non sembra scritta apposta per Maria Elena Boschi, travolta dai disastri del babbino etrusco e lasciata sola dall’amico Matteo, che la manda pure a prendere pesci in faccia alla Camera sul caso Carrai. Gianni Schicchi, il babbino caro di Lauretta, era un burlone e un truffatore, abilissimo imitatore, che Dante spedì all’Inferno tra i falsari perché si era sostituito al cadavere di Buoso Donati il Vecchio, appena morto vedovo e senza figli, e dal capezzale aveva convocato il notaio dettandogli un testamento favorevole al nipote amico suo. Pier Luigi Boschi, il babbino caro di Maria Elena, era fino a pochi giorni fa un irreprensibile gentiluomo di campagna: dipinto dai giornaloni come l’ingenuo rappresentante degli agricoltori del contado aretino nel Cda di Etruria e dalla figlia come “una persona perbene, finita al centro dell’attenzione delle cronache non tanto per quello che fa, ma perché è mio padre e abbiamo lo stesso cognome”.
Poi, nel breve volgere di una settimana, si è scoperto nell’ordine che: oltre alla multa da 144 mila euro subìta da Bankitalia per la malagestione di Etruria, cercò di salvare la banca con l’aiuto di Valeriano Mureddu, massone di Rignano sull’Arno, amico, socio e vicino di casa di Tiziano Renzi; incontrò almeno tre volte a Roma Flavio Carboni, faccendiere condannato per bancarotta fraudolenta (dunque perfetto per salvare una banca) e più volte arrestato, nonché imputato con Verdini e Dell’Utri per la loggia P3; s’è fatto dettare il nuovo direttore della banca dal faccendiere Gianmario Ferramonti nella persona di Fabio Arpe, l’ha portato al Cda di Etruria e se l’è visto bocciare da Bankitalia; s’è beccato due multe dall’Agenzia delle Entrate, una per evasione fiscale, l’altra per violazione delle norme antiriciclaggio, a proposito di un terreno venduto per metà in nero col suo socio Francesco Saporito, calabrese di Petilia Policastro (Crotone), ritenuto dalla Dda di Firenze legato alla ‘ndrangheta.
Infine, per la stessa vicenda, tra il 2011 e il 2013 è stato due volte indagato e poi – una volta pagate le sue multe – archiviato per turbativa d’asta, estorsione, evasione e riciclaggio, su richiesta del pm Roberto Rossi, che subito dopo il governo Renzi ha rinominato consulente di Palazzo Chigi. Un bel pedigree, non c’è che dire, per un gentiluomo di campagna, babbino caro, “persona onesta” perseguitata a causa del suo cognome. Casomai capitasse a qualche giornalista la fortuna di poter intervistare la ministra Boschi, col privilegio di poterle porre addirittura domande non scelte da lei, sarebbe interessante sapere alcune cose.
1) La ministra parla mai col babbino caro? 2) Se sì, gli ha mai chiesto come e dove conobbe il massone Mureddu e chi glielo presentò, visto che i Boschi abitano a Laterina (Arezzo) e Mureddu a Rignano sull’Arno a due passi dall’amico ed ex socio Tiziano Renzi? 3) Le è mai sorta la curiosità di sapere dal papà come sperasse di salvare Banca Etruria con l’aiuto del bancarottiere Flavio Carboni, e se eventualmente sapesse (notizia piuttosto nota e diffusa sul web) che la stessa speranza nutriva Roberto Calvi nel 1982 per il Banco Ambrosiano, che poi sprofondò nel più devastante crac della Prima Repubblica, mentre il banchiere finì appeso al ponte dei Frati Neri? 4) Quando, presentando il libro di Vespa, l’ha temerariamente difeso come “onesto”, perseguitato eccetera, la ministra sapeva già che il padre aveva subìto e pagato due sanzioni pecuniarie per evasione e riciclaggio, o l’irreprensibile genitore s’era scordato d’informarla?
5) Ora che lo sa perché l’ha scritto Panorama, ripreso da molti giornali, lei ha chiesto al padre come mai si fece pagare in nero metà di quel terreno e se eventualmente l’abbia fatto altre volte? 6) Ha per caso domandato al babbino caro come fu che, senza muoversi da Laterina (Arezzo), fece conoscenza ed entrò in società nella Fattoria Dorna, acquirente del terreno dello scandalo, con un tizio di Petilia Policastro (Crotone), ritenuto dagl’inquirenti uomo della ‘ndrangheta? 7) Siccome spesso gli ‘ndranghetisti agganciano persone influenti grazie alla comune affiliazione massonica, ha mai chiesto al babbo se per caso sia massone anche lui? 8) Ha avuto modo, in questi giorni, di parlare con Renzi per sapere se ha avuto spiegazioni dal padre Tiziano sui rapporti d’affari con Mureddu, così da confrontarli con le eventuali spiegazioni di papà Pier Luigi sulla liaison con lo stesso Mureddu? 9) Siccome Ferramonti conserva gelosamente sull’iPhone le foto degli incontri romani fra Boschi sr, Carboni e se stesso, ha considerato l’ipotesi che i mancati salvatori di Etruria abbiano pure registrato qualche conversazione per tenere in pugno il governo tramite il babbino caro? 10) Per il passato, quel che è fatto è fatto. Ma, per il futuro, Maria Elena e Matteo non potrebbero mescere qualche goccia di bromuro nella minestrina dei genitori, così magari d’ora in poi si danno una calmata?