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 2016  gennaio 22 Venerdì calendario

Pietro Maso pensa solo ai soldi e potrebbe uccidere ancora. Lo dicono le sorelle

Pietro Maso potrebbe uccidere ancora. È la stessa persona di 25 anni fa, quando con l’aiuto di tre complici attese i genitori nel buio della loro casa di Montecchia di Crosara, nel Veronese, e li massacrò per impossessarsi dell’eredità. Lo sostengono le sorelle Nadia e Laura, che hanno messo nero su bianco le loro preoccupazioni in un esposto inviato ai carabinieri, in cui denunciano di essere vittime di una tentata estorsione da parte del fratello e che in questi giorni ha portato all’iscrizione di Maso nel registro delle notizie di reato della Procura di Verona con l’accusa di estorsione. Oggi, come allora, sono i soldi, i «schei» del rampollo della Verona bene a sollevare una nuova bufera attorno al 44enne uscito dal carcere nel 2013 da uomo libero. Secondo il procuratore Mario Giulio Schinaia, Pm ai tempi del processo per l’omicidio, Maso avrebbe minacciato le due sorelle per ottenere il prestito di un’importante somma di denaro, mentre il legale di Nadia e Laura, forse anche per allentare la pressione sulle sue assistite, parla di «un amico italiano di Maso» cui sarebbe rivolta l’estorsione e il cui presunto coinvolgimento sarà confermato o smentito dalle indagini.
Le sorelle
Le sorelle sanno tutto, ma restano fedeli alla linea tenuta negli ultimi 25 anni: nemmeno una parola. Gestiscono un’erboristeria a Caldiero, una manciata di chilometri da Verona, ma chi risponde al telefono assicura che «in negozio non ci sono, e non arriveranno». Quell’esposto inviato ai carabinieri e da questi trasmesso al Pm Giovanni Pietro Pascucci e al procuratore Schinaia, assomiglia a una confessione a cuore aperto. «Non è solo la tentata estorsione a preoccuparci – hanno spiegato agli investigatori – È il fatto che Pietro si comporta esattamente come nei momenti che precedettero l’omicidio dei nostri genitori». Al loro avvocato, Agostino Rigoli, hanno detto ancora di più: «Sono preoccupate perché rivedono il Pietro Maso del 1991. È come avere a che fare con una persona adulta che sta male, ma non si vuole curare».

Le foto

Guardate le sue foto, dicono Nadia e Laura. Quelle del 1991, il giorno dell’arresto: giacca, camicia bianca e capelli impomatati, impeccabile. Quelle di oggi: camicia sbottonata, rosario al collo, abbronzatura posticcia. Per i più maligni, sta strizzando l’occhio a telecamere e obiettivi. Con una storia recentissima, quella dopo il carcere, fatta di esperienze lavorative durate troppo poco, e ora – di nuovo- di grane per i «schei», di minacce, di prestiti. Maso oggi vive tra Milano e Valencia, racconta di voler aprire una comunità di recupero: «Soldi, donne e discoteca non mi interessano più» giura lui, ma tra quelli che gli credono non ci sono Nadia e Laura.
Le due donne sono rimaste di stucco anche nel leggere l’ultima intervista di Pietro, in cui rivela di aver scritto una lettera a Papa Francesco subito dopo la scarcerazione. Una notizia resa ancora più clamorosa dalla presunta telefonata, non ancora smentita dalla Santa Sede, che il nuovo Pontefice gli avrebbe fatto un paio di anni fa, e nella quale Maso avrebbe spiegato di non aver ucciso i suoi genitori per l’eredità ma per un non meglio specificato stato di turbamento personale.