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 2016  gennaio 22 Venerdì calendario

«A Quarto ha vinto la camorra». Così Rosa Capuozzo ha dato le dimissioni da sindaco. «Ora l’M5s si assuma le sue responsabilità»

In sette mesi Rosa Capuozzo ha detto no tre volte: prima alla camorra, poi a Grillo e ora a chi ha cercato di lasciarla con il cerino in mano a prendersi da sola la responsabilità del disastro al Comune di Quarto. 
Il no alla camorra lo disse quando l’allora consigliere del suo gruppo, Giovanni De Robbio, cercò di imporle con un ricatto l’affidamento dello stadio comunale a una famiglia legata ai clan. Forse non si rese conto bene a chi stava dicendo no, e sicuramente non andò a denunciare come avrebbe dovuto. Però il no lo disse. A Grillo ha detto no quando lui scrisse sul blog che doveva lasciare la carica di sindaco: ha preferito lasciare il Movimento 5 Stelle, che l’ha espulsa. Il terzo no lo ha detto ieri mattina. Ha convocato una conferenza stampa nell’aula del consiglio comunale e ha detto: «Mi dimetto dalla carica di sindaco. A Quarto la politica è stata sconfitta, ha vinto la camorra». 
Rosa Capuozzo è una donna piccolina, è avvocato civilista e a fare il sindaco di Quarto ci è arrivata quasi per caso, perché il candidato prescelto si è tirato indietro all’ultimo momento. Quando il suo paese, l’unico in Campania amministrato dai 5 Stelle, è finito al centro di una vicenda giudiziaria in cui l’ex consigliere De Robbio (il più votato, con 900 preferenze) è indagato per tentata estorsione e voto di scambio aggravato e lei è parte lesa, i vertici del Movimento l’hanno mollata, e poi hanno cominciato a mollarla anche i consiglieri del suo gruppo. Alle prossime dimissioni – e già c’era un altro pronto ad andarsene – sarebbe saltata la maggioranza e quindi il consiglio. Così lei ha deciso di giocare d’anticipo: dimettersi e però anche raccontare che cosa è successo in queste settimane dietro le quinte del Movimento 5 Stelle. 
Avrebbe potuto obbedire ai vertici, spiega, andarsene quando glielo chiedevano e poi magari essere ricandidata. Ma «a me non interessa tutto questo, faccio scelte di principio e non di convenienza». Come invece, accusa, «ha fatto il Movimento», che ora «alla luce delle mie dimissioni, si deve assumere la sua responsabilità». 
È un lungo resoconto, quello di Rosa Capuozzo. Che parte dall’iniziale difesa che le offrì Grillo elencando sul blog «gli 8 punti con cui si dimostra che i voti di De Robbio non sono decisivi e che possiamo continuare ad amministrare la città». Ma poi la scena cambia: «Il direttorio, il 9 gennaio, mi comunica con una telefonata che devo dare le dimissioni». 
Qui il racconto diventa ancora più dettagliato. Poche ore prima del flash mob organizzato dai suoi concittadini per sostenerla, arrivano a Quarto Fico, Di Maio e Sibilia che «mi propongono di dimettermi il piazza con il loro appoggio e la loro presenza, ma io mi rifiuto». I tre se ne ripartono subito e mentre il sindaco è alla manifestazione, sul blog di Grillo compare il post in cui le viene chiesto ufficialmente di dimettersi. «Perché sono accusata di omessa denuncia. Da chi? Dalla magistratura? No. Dal Movimento, anzi, dal direttorio». 
Poi, quando martedì scorso va a deporre davanti alla commissione antimafia, scopre dal vicepresidente Gaetti, dei 5 Stelle, che la motivazione è un’altra: «Mi viene detto che anche un solo voto della camorra al Movimento è fondamentale per chiedere le dimissioni. E allora vorrei sapere perché i voti che i consiglieri regionali hanno preso a Quarto sarebbero diversi dai miei».Cioè, se a Quarto la camorra ha votato per Rosa Capuozzo, ha votato anche per Valeria Ciarambino, candidata dei 5 Stelle alla presidenza della Regione e per gli altri che sono stati eletti con grande successo. E che però il direttorio non mette in discussione. 
È per tutto questo che Rosa Capuozzo dice di andarsene: «La mia non è una resa, è un gesto di responsabilità e di amore per Quarto che non può continuare ad essere strumentalizzata e denigrata in questo modo». Non dalla magistratura ma dal «comportamento irresponsabile del Movimento».