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 2016  gennaio 22 Venerdì calendario

Pd e M5s votano insieme la legge per chi denuncia i corrotti (il whistleblower)

Pd e M5S. Insieme almeno per un volta. Per approvare alla Camera la legge sulla tutela delle “gole profonde” che denunciano la corruzione. Negli uffici pubblici, ma anche in quelli a partecipazione pubblica e nelle aziende private. Per dirla col termine usato in America e ormai in uso in Europa passa il “whistlerblowing” (da to blow the whistler, soffiare il fischietto, quindi avvisare, denunciare). Legge proposta da M5S, tant’è che subito Grillo inneggia sul suo blog. Dice Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità Anticorruzione che sarà la destinataria delle soffiate: «Finora l’istituto non era incisivo, ora lo è diventato. La futura legge lo fa con equilibrio e rispetto delle garanzie. Aumenta la tutela della riservatezza, ma non incentiva segnalazioni anonime, quindi responsabilizza di più i pubblici dipendenti. I quali saranno tutelati in caso di eventuale mobbing. Molti dei nostri rilievi fatti alla Camera sono state accolti». La prima firmataria di M5S, Francesca Businarolo, lamenta che sia stato eliminato il premio per chi parla. Ribatte Cantone: «Ero e resto contrario perché non rientra nella nostra tradizione, si tratta di un dovere civico per cui il soggetto che parlache va tutelato ma non premiato, soprattutto con il rischio che il premio sia difficilmente quantificabile». Forza Italia, con l’avvocato barese Francesco Paolo Sisto, grida alla «barbarie giuridica che introduce un clima invivibile nei luoghi di lavoro». Ma Cantone non prevede un aumento delle delazioni: «È una paura ingiustificata, perché si tratta di soggetti che si assumono la responsabilità di quello che dicono e che se dovessero raccontare fatti falsi ne risponderebbero davanti alla autorità giudiziaria». Dopo molti attriti, Pd e M5S si sono messi d’accordo. Perplessa Scelta civica. Ecco il risultato. Protezione garantita per chi denuncia specifici e circostanziati fatti di corruzione. Per chi oppone azioni di mobbing multe fino a 30mila euro, comminate da Anac. Vietati gli anonimi. Accuse circostanziate. Il denunciante resta “coperto” non oltre la chiusura delle indagini preliminari. Se si scopre che ha mentito può essere licenziato e finire sotto processo. Ora la legge, che copre un “buco” della Severino e della legge Orlando, passa al Senato dove M5S si augura che non finisca in una coda infinita.

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È un professore universitario che ha denunciato all’Anac di Cantone un episodio di grave abuso per nomine fatte «del tutto fuori legge». La magistratura è già al lavoro sul caso. Accetta di parlare con Repubblica da una località segreta, ma chiede l’assoluta garanzia di anonimato. Dal suo comportamento trapela soprattutto la preoccupazione di non danneggiare in alcun modo le indagini.
Quando ha deciso di fare la sua denuncia?
«Quando la situazione è diventata intollerabile e soprattutto quando l’episodio corruttivo ha cominciato a provocare ulteriori casi di corruzione legati al fatto che chi faceva le nomine, e tuttora riveste una posizione di rilevante responsabilità, era condizionato».
Lei di cosa è stato testimone?
«Mi sono trovato davanti a soggetti in posizioni importanti che alterano le scelte sui riconoscimenti di carriera e sulle capacità professionali. Scelte che richiederebbero un doveroso senso di ciò che è bene per la pubblica amministrazione e la società. Ma se questi soggetti hanno commesso abusi e favoritismi verso altri a cui sono legati, inevitabilmente nomine e promozioni non seguono criteri di merito e di trasparenza».
Sta parlando di promozioni clientelari?
«Parlo di scelte condizionate da favoritismi chiari e manifesti. Per cui questi soggetti sono costretti a cedere e a fare altri favori anche a persone mediocri, o di cui non hanno stima, purché non denuncino la situazione irregolare in cui la persona importante si è messa. Si crea a questo punto un circolo vizioso corruttivo».
Dal momento della scoperta dei fatti alla sua lettera quanto tempo è passato?
«Direi dai quattro ai sei mesi».
In questo periodo che interrogativi si è posto, ha avuto dubbi se denunciare oppure no?
«La consapevolezza del fatto grave e di come potesse incidere nell’organizzazione di un istituzione pubblica di grande importanza mi ha portato a non avere dubbi sulla necessità di bloccare questa grave lesione della legalità».
Quanto tempo è passato dalla sua denuncia?
«All’incirca un anno».
Che cosa è cambiato nella sua vita personale e professionale?
«Direi niente, perché finora mi è stata garantita la necessaria riservatezza, ho continuato a fare il mio lavoro come prima, nessuno dei miei colleghi è al corrente di quello che ho svelato».
Si è rivolto direttamente all’Anac? Ci spiega cosa ha fatto?
«Ho scritto una lettera, con relativa documentazione e l’ho spedita per posta con una normale raccomandata con ricevuta di ritorno. E ho aspettato. Presumo che l’Anac abbia informato la procura della Repubblica che sui fatti da me denunciati si sta muovendo attivamente».
Si è mai sentito solo?
«No, affatto. Ero consapevole della giustezza dei miei passi che corrispondono a un’eticità sociale necessaria. Nello stesso tempo ero sicuro dell’affidabilità dell’organizzazione cui mi ero rivolto e facevo affidamento su una piena discrezione. Finora non sono stato tradito».
È mai stato preso da paure, da dubbi, da ripensamenti? Ha avuto la voglia di tornare indietro?
«Assolutamente no, perché ero molto motivato in questa scelta. Vedere il disprezzo con cui veniva trattata un’istituzione importante come l’università mi ha reso sempre più convinto della mia denuncia».
È mutato il rapporto con i suoi colleghi?
«No, tutta la situazione è rimasta stabile».
Come mai nessuno si è reso conto delle sue rivelazioni?
«Finora la mia riservatezza è stata garantita».