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 2016  gennaio 22 Venerdì calendario

«Non ci sono limiti a ciò che la Bce può fare». Lo dice Draghi. Ora non resta che abbassare i tassi sui depositi e dare una spinta all’acquisto dei titoli

È tornato il Draghi che entusiasma i mercati. Probabilmente non è il suo obiettivo, non il primo: fatto sta che la conferenza stampa di ieri ha rovesciato per almeno un giorno la tendenza ad abbandonare ogni rischio nella quale si rifugiano gli investitori da tempo e che ha causato settimane di Borse in caduta. Il presidente della Banca centrale europea ha ribadito con la massima forza che «non ci sono limiti» a ciò che la Bce può fare e realizzare per raggiungere il suo mandato, cioè il controllo dell’inflazione oggi troppo bassa. In un quadro globale caotico ha voluto dire che a Francoforte c’è qualche certezza. Non ha solo indicato che alla prossima riunione del Consiglio dei governatori, il 10 marzo, ci sarà probabilmente un ulteriore stimolo monetario, dopo che la Banca centrale avrà «rivisto e riconsiderato» la sua posizione alla luce delle nuove previsioni economiche che a quel punto lo staff della Bce avrà preparato. Ha soprattutto usato un linguaggio che non lascia spazio a dubbi. «Abbiamo il potere, la volontà, la determinazione ad agire» – ha detto – per riportare l’aumento dei prezzi nell’eurozona vicino all’obiettivo del 2%. Alla riunione di inizio dicembre del Consiglio, Mario Draghi aveva già annunciato una riduzione dei tassi d’interesse sui depositi che le banche tengono presso la Bce e un allungamento del programma di acquisto di titoli sui mercati. Da allora, le incertezze che arrivano dall’economia cinese, le cadute di Borsa e il calo di un ulteriore 40% del prezzo del petrolio hanno però decisamente peggiorato lo scenario. A questo punto, la riunione di marzo sarà un momento fondamentale per capire come la banca centrale giudica le economie globale e dell’eurozona e come intende affrontarle. Draghi ha chiarito che le aspettative sulla risalita dell’inflazione, ora allo 0,2%, sono «significativamente» inferiori a quelle di inizio dicembre. Se questo stato delle cose permarrà, la Bce immetterà nuovo stimolo. Gli analisti pensano che possa essere un’altra riduzione del tasso sui depositi delle banche, che è già negativo per lo 0,30%. Oppure un rafforzamento degli acquisti di titoli sui mercati, oggi a 60 miliardi al mese. Il presidente della Bce ha però chiarito che gli strumenti a disposizione sono molti e che vengono tecnicamente tenuti pronti per essere usati quando ce ne dovesse essere bisogno. Come si dice sempre, la politica monetaria non può fare tutto. E anche ieri Draghi ha sottolineato che per rendere la ripresa ciclica in corso nell’eurozona stabile e resistente agli choc occorre che vadano avanti le riforme strutturali dei governi: in particolare la creazione di ambienti favorevoli al business, inclusi investimenti nelle infrastrutture. Ha molto elogiato le riforme fatte dalla Spagna (e ha citato in positivo la ripresa in Irlanda). È però da immaginare che, nella realtà, non abbia grandi aspettative sulle riforme che faranno a breve i governi: non solo quelli dei Paesi in difficoltà, anche quelli in posizione migliore ma che hanno debolezze strutturali da troppo tempo trascurate, Germania in testa. Ragione per la quale sa che la Bce è, in questa fase, praticamente l’unico punto di riferimento in grado di influenzare l’economia e i mercati. Le banche centrali – ha ammesso – di questi tempi avanzano su terreni che cambiano di frequente per quel che riguarda l’inflazione. E a seconda delle circostanze che si creano nel mondo adattano le loro risposte. «Noi non ci arrendiamo di fronte a questi fattori globali – ha detto – riconfermiamo il nostro mandato».