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 2016  gennaio 22 Venerdì calendario

La bad bank all’italiana è pronta. Trasformerà le sofferenze delle banche in qualcosa di simile ai Btp

La bad bank all’italiana è pronta. La società che dovrà smaltire i crediti che i clienti non hanno rimborsato alle banche, dopo un anno di estenuanti negoziati, assomiglia però a qualcosa di diverso. Il modello è quello delle cartolarizzazioni, cioè il meccanismo che permette di vendere crediti bancari tramite l’emissione di obbligazioni che li incorporano. In pratica un uovo di Colombo che – se funzionerà – permetterà di trasformare le sofferenze delle banche in qualcosa di simile ai Btp. Vediamo in che modo, seguendo le linee del piano presentato la settimana scorsa dal ministro del Tesoro a Bruxelles.
Dieci anni di crisi e recessione hanno quintuplicato i prestiti non ripagati agli istituti italiani, che ormai hanno sfondato i 200 miliardi lordi, 88 miliardi netti. Un fardello che crea sfiducia intorno alle banche, le carica di perdite e le priva della forza di erogare nuovo credito.
Finora sgravarsi di sofferenze è stato difficilissimo per due ragioni. La prima, che le sofferenze erano preda di “fondi avvoltoio”, che compravano a prezzi di saldo quello che le banche non riuscivano più a riscuotere. Questi attivi sono contabilizzati in bilancio in media al 45% del loro originario valore. I “fondi avvoltoio” li comprano anche al 5% secondo la tipologia. La seconda, che non si crea dal nulla un mercato che vale ben 88 miliardi.
Dalla primavera, invece, il Tesoro scende in campo. Come? Mettendo a disposizione una cinquantina di miliardi di euro di garanzie per alleggerire le sofferenze. Come funzioneranno? Saranno forme di assicurazione attivabili su richiesta dei singoli istituti che volessero creare una o più “bad bank” in cui conferire le loro sofferenze. Ecco il meccanismo. La banca cede il cattivo credito; il fondo compratore mette un po’ di capitale, si stima un 20%, il resto debito; poi emette nuovi prestiti cartolarizzati.
Sono bond che colloca sul mercato, con dentro le vecchie sofferenze. Quei bond saranno rimborsati ai sottoscrittori recuperando i vecchi crediti. Nel rimborso ci saranno tre priorità. Il bond che contiene crediti meno rischiosi, chiamato senior, dovrà avere equilibrio patrimoniale sufficiente da meritarsi un rating almeno Bbb-. A far salire questo rating di credito contribuiranno le garanzie del Tesoro, che si farà pagare un tasso vicino all’1% annuo. Una volta emessi e garantiti, questi titoli avranno un rischio quasi da Btp e pertanto saranno acquistabili non solo dai “fondi avvoltoi” delle sofferenze, ma da tutta la platea degli investitori istituzionali: assicurazioni, fondi comuni, fondi alternativi. Questi li potranno tenere in portafoglio, o scontare alla Banca centrale europea in cambio di liquidità.
Tra i compratori potrebbe esserci anche la stessa Bce: proprio ieri Mario Draghi ha fatto capire che da marzo le tipologie di titoli acquistabili dall’Eurotower per stabilizzare i mercati potrebbero ampliarsi. E il Tesoro, erogando tutte le garanzie, potrebbe incassare mezzo miliardo l’anno senza grossi rischi. È previsto che le garanzie impattino sui conti pubblici solo se effettivamente esercitate. E in più non dovrebbero essere valutate come aiuti di Stato.
Uno dei problemi che tiene bloccata la bad bank in Italia è il prezzo a cui conferire i crediti marci. Ogni credito in mora ha un prezzo diverso, secondo la sua anzianità, e la presenza e posizione geografica dei beni reali (se ci sono). Dopo le riforme giudiziarie dell’anno scorso, che velocizzano l’escussione di pegni e ipoteche, la forbice tra valore contabile degli istituti e “mercato” si sta chiudendo. In media, le banche recuperano sofferenze a un tasso del 3% annuo, mentre gli operatori all’8%: così la distanza tra domanda e offerta è attorno al 15%.
Su queste basi, si stima insomma che almeno i tre quarti delle potenziali transazioni sugli 88 miliardi di sofferenze daranno luogo a perdite, piccole o meno piccole, per gli istituti. Il meccanismo che il Tesoro sta trattando con Bruxelles si rivela appetibile per i banchieri, che potranno approfittare dell’occasione per allineare la qualità dei loro crediti al resto dell’Europa, e non nascondere più il cattivo credito sotto il tappeto. Sarà un bel bivio soprattutto per Monte dei Paschi e Banco popolare, che hanno la più alta incidenza di sofferenze sul patrimonio: e dovranno decidere se cogliere la palla al balzo per riallineare i loro bilanci (anche se ciò farebbe emergere possibili deficit di capitale). Viceversa, istituti come Ubi e Bper potrebbero sfruttare la forte dote patrimoniale per fare più pulizia degli altri.