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 2016  gennaio 21 Giovedì calendario

Cosa rimane di Why Not (e di Luigi de Magistris) dieci anni dopo

E così, dopo dieci anni, è finita Why Not. È terminata con le assoluzioni degli ultimi politici che ancora attendevano la sentenza. Abbiamo dovuto aspettare così tanto per scrivere che quell’inchiesta era una bolla di sapone? No, almeno da queste parti, lo azzardammo dal principio, insospettiti dalla tracotanza di un magistrato di Catanzaro cui piaceva molto fare l’eroe, soprattutto mostrando il profilo migliore in favore di telecamera. Fu grazie a quell’inchiesta che Luigi de Magistris approdò alla politica, conseguendo anche risultati notevoli come certificarono, prima, i 400 mila voli alle Europee del 2009 e, poi, l’elezione a sindaco di Napoli nel 2011. Ricordarlo oggi fa venire il sangue amaro a chi, in questi due lustri, ha dovuto sputare sangue per difendersi da accuse campate in aria, pagare avvocati, reinventarsi un mestiere, una carriera e una reputazione. Intanto, de Magistris la sua carriera l’ha fatta e i più si sono ormai dimenticati che, col suo sodale Gioacchino Genchi, Giggino ’a manetta mise sotto controllo mezza Italia (da Prodi a Mastella, da Amato a Minniti, fino a Benedetto XVI e alle tre Memores Domini sue coinquiline). I più si sono dimenticati che attorno al fenomeno si sono costruite professionalità giornalistiche, mandate in onda trasmissioni tv, venduti libri (noi Il caso Genchi, 2009, 984 pagine, prefazione di Travaglio, lo usiamo ancora come fermaporta). Sono passati dieci anni, e le agenzie battono la sua ultima dichiarazione: «De Magistris: con me Napoli ha ricominciato a sognare».