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 2016  gennaio 21 Giovedì calendario

Angela Merkel, l’ex uomo più potente del mondo

Angela come Willy? Frau Merkel è sola contro tutti, contro l’opposizione, contro i populisti e reazionari che la vogliono processare per aver violato la costituzione, e contro soprattutto i suoi alleati socialdemocratici nella Grosse Koalition e contro, i più accaniti di tutti, i suoi compagni di partito cristianodemocratici, senza dimenticare i cristianosociali della Csu della Baviera, partito gemello della sua Cdu, ma pur sempre un altro partito. La signora è colpevole di aver aperto le frontiere della sua Germania ai disperati in fuga dalla guerra e dalla fame. Sono troppi da assorbire in breve tempo, e ora la colpa di quanto accade è solo sua. Capro espiatorio ideale. Eppure, tutti nel mondo erano stati costretti ad ammirare la buona Germania, tranne i soliti accaniti antitedeschi per principio.
Finirà male come nel lontano 1974 Willy Brandt? Con la sua Ostpolitik cominciò a stabilire rapporti pacifici con i paesi dell’Est, sempre al di là della cortina di ferro, con l’avallo di Mosca, e contro il volere degli Stati Uniti. Fu il primo passo che, esattamente vent’anni dopo, portò alla caduta del «muro». Gli fu assegnato il Nobel per la pace, per i suoi meriti e non in anticipo sulla parola (non mantenuta) come a Obama. Per la prima volta dal nazismo, la Germania cambiò volto, grazie a Willy. Però non era uomo di partito, aveva il carisma per infiammare i giovani, ma era troppo ingombrante per gli uomini dell’apparato. Nel ’73, a causa del petrolio, l’Europa era in crisi, anche la Germania. E Brandt non era un politico, il che è un complimento. Sullo Spiegel in copertina apparve la statua di Brandt, un monumento che si stava sgretolando. E agli Usa non piaceva che stringesse rapporti sempre più stretti con l’Urss. Tre mesi dopo fu costretto alle dimissioni, a causa della spia della Ddr scoperta al suo fianco, alla cancelleria. Günther Guillaume era stato scoperto da almeno un anno, ma si attese di usarlo come una pedina avvelenata al momento opportuno.
La Merkel è stata appena scelta come «uomo dell’anno» dalla rivista Time, ma negli ultimi tempi troppo spesso ha deviato dalle direttive Usa. Nei suoi dieci anni alla cancelleria, la Germania ha raggiunto un benessere senza precedenti, e la signora l’ha tenuta fuori dai conflitti sbagliati degli ultimi anni, dall’Iraq alla Libia, e in Siria ha osato dichiarare che per risolvere il conflitto bisogna dialogare con Assad e con Putin. Subito dopo è arrivato lo scandalo Vw, di cui lei proprio non potrebbe avere responsabilità. Però ne era al corrente, si aggiunge. E la fuga dei disperati si trasforma in esodo. La Turchia che accoglieva i profughi comincia a mandarli verso l’Europa. Quasi tutti chiudono le frontiere, e tutti o quasi arrivano in Germania, passando dalla Baviera.
Le rimproveravano di non avere visione, come un Mitterrand o un Kohl, il suo padrino. Ma quando ne ha avuto una, accogliendo i disperati, oltre un milione in tre mesi, la paga cara. Il 31 dicembre aveva ripetuto «Wir schaffen das», ce la faremo. Poche ore dopo, le violenze a Colonia, mille giovani arabi ubriachi aggrediscono le donne, innanzi alla polizia che non si muove (le vittime sono oltre 700). Un complotto? Nessuno, venti giorni dopo, spiega ancora che cosa sia avvenuto. Ma perché avvenga un disastro non occorre complottare, a volte basta non far nulla. Ora l’atmosfera è cambiata. «Angela schafft es?», si chiede la Bild, ce la farà? E il popolare quotidiano sa sempre avvertire in anticipo che cosa pensa la Germania profonda.
Tutti i partiti sono in allarme. Avanza l’AfD populista. Se si votasse domenica, perderebbero tutti i grandi, e al Bundestag si troverebbero sette partiti, Spd, Cdu e Csu, i verdi, i liberali, Die Linke, e l’AfD addirittura al terzo posto. Qualcuno già evoca lo spettro di Weimar. Diamo la colpa ad Angela e siamo salvi. La data per la resa dei conti è in marzo quando si voterà in tre regioni. Ma i tedeschi sono con lei, solo uno su tre pensa che non ce la farà, come oltre 40 anni fa, tutti erano sempre con Willy. Io penso che ce la farà, anche se il vecchio Hemingway insegnava che i giornalisti dovrebbero essere sempre pessimisti. E alla fine c’è una differenza fondamentale tra lei e Brandt: al posto di Willy ambiva un grande politico come Helmut Schmidt, sulla poltrona di Angela vogliono sedersi dei burocrati della politica. E, se posso dare un consiglio, i leaders d’Europa, anche il nostro Renzi, dovrebbero fare il tifo per la signora. Se perde, chiunque venga dopo, per noi sarà peggio.