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 2016  gennaio 21 Giovedì calendario

Alessandria in festa. Per la semifinale di Coppa Italia col Milan in cinquemila andranno a San Siro

Nel centro di Alessandria, al primo piano di una galleria commerciale c’è un punto vendita di prodotti «Alessandria calcio». Martedì, il giorno dopo la Partita, è stato preso d’assalto come una boutique il primo giorno di saldi. Maglie, magliette, felpe, «un delirio, ci hanno lasciato le taglie di nicchia» spiega la commessa. E ora che la Partita è stata vinta e i Grigi sono in semifinale e affronteranno il Milan è prevista un’altra ondata di acquisti: cover di telefonino, caschi da moto, bracciali e sciarpe. Se per La Spezia era partita una carovana di 26 autobus, a Torino (per l’incontro di andata l’Alessandria ha preso in prestito lo stadio Olimpico) si muoveranno almeno cinquemila persone.
Ci sono tifosi che una partita così l’andrebbero a vedere a piedi. «Mi sono perso una sola sfida importante dell’Alessandria – racconta l’orefice Aureliano Camurati, 79 anni -. Lo spareggio con il Brescia per andare in A nel ’57». Un’assenza giustificata: era militare in Marina a Taranto. «Telefonai ogni dieci minuti via centralino allo stadio di San Siro per gli aggiornamenti. Guadagnavo 150 lire, ne spesi 1220 perché finì ai supplementari». Cinquant’anni prima di twitter non c’erano tv né dirette radio. «Ne valse la pena perché vincemmo 2-1».
All’oratorio col campione
Una generazione di tifosi ha impresso in testa quel giorno. «Sessantamila persone allo stadio: gli interisti tifavano Brescia, i milanisti Alessandria», racconta Franco Stroppiana, memoria storica dei Grigi. Gianni Rivera sarebbe arrivato due anni dopo, ma non è che abbia lasciato grandi ricordi: l’esordio a 16 anni nel giugno ’59, la stagione successiva da titolare, il trasferimento al Milan e poi chi l’ha più visto? «Anche finanziariamente non fu un affare: ci diedero 50 milioni più Migliavacca. Un brentatore al posto di un artista». Un cosa? «Un brentatore, uno che picchia. L’Alessandria ha avuto anche altri grandi giocatori». Snocciola una formazioni dietro l’altra, poi si sofferma sui singoli: «Rava, il terzino assieme a Foni della nazionale campione del mondo 1938. E Rampini, un acrobata. Faceva certe rovesciate...». Rivera è il nome che ripetono tutti, nel bene e nel male. Sergio Ferrero dice di averci giocato contro all’oratorio: «Io ho tre anni di meno, ero piccolino, però anche i suoi coetanei non riuscivano a marcarlo. Già si intuiva il talento».
Sarri in panchina
Tra un amarcord e l’altro, l’incontro di martedì sera diventa il nuovo punto di riferimento per i tifosi meno attempati, divisi in due gruppi: quelli che hanno gioito nel ’74 per la promozione in B e quelli che l’hanno sfiorata nel 2011 con Maurizio Sarri in panchina. «L’importante è non perdere di vista l’obiettivo della stagione: tornare in B», sostiene Marcello Pittaluga. La sua farmacia a metà mattinata sembra un punto di ritrovo di supporter, tra i clienti c’è lo speaker dello stadio Mauro Bavastri che ordina delle pastiglie per la gola. «Ho saltato la trasferta a Palermo – ammette Pittaluga – perché pensavo che ce ne avrebbero segnati 6 o 7. Sono invece andato a Genova e poi alla Spezia, dove ho rischiato l’aggressione perché mio figlio aveva una sciarpa grigia».
Alessandria è a 90 chilometri da Torino e altrettanti da Milano, per le semifinali partiranno 32 pullman (il gruppo Orgoglio grigio fa da coordinamento dei club) e molta gente si sposterà in auto. I biglietti saranno in vendita da domattina ma non ci saranno problemi a contenere la tifoseria di una provincia all’interno di impianti di serie A. «Giocare una semifinale di Coppa Italia, per noi, significa entrare nella storia». Parola di Rocco Martina, 57 anni, altro fedelissimo. «Potrei raccontare la mia vita attraverso le partite che ho visto. Peccato aver saltato La Spezia: non c’erano posti agevoli per i disabili come me».