la Repubblica, 21 gennaio 2016
La cassa di Montepaschi per ora tiene
Il fortino senese, per ora, tiene. Anche se, da tre giorni, alcuni clienti del Monte dei Paschi stanno ritirando fondi dalla banca, si dice che la cassa in tesoreria superi le quantità operative. Nell’Europa dei tassi zero la liquidità è tra gli ultimi problemi degli istituti, che pure ne hanno bisogno come ossigeno.
A Siena, dopo quasi una settimana di botte dai mercati, risulta che la liquidità sia scesa dagli oltre 20 miliardi dichiarati lo scorso settembre – e tranquillamente difesi fino a metà gennaio – a un livello che i banchieri chiamano “target”. Una prassi di vigilanza impone a ogni istituto di tenere cassa per almeno un decimo del suo attivo totale. Quello di Mps al 30 settembre era di 170,2 miliardi. Significa che servono 17 miliardi (il target) liquidi per operare normalmente. Quei soldi, a Rocca Salimbeni, ci sono. Tuttavia, si apprende che studi legali importanti hanno ricevuto chiamate da imprese clienti che chiedevano informazioni sulla possibilità che i loro conti correnti Mps fossero coinvolti in un’eventuale (e non prevista, stando ai dati su patrimonio e gestione dell’istituto) crisi della banca. Si tratta di imprese medie e grandi, anche quotate, che non vogliono vedersi congelare o prosciugare la cassa in caso di guai.
Anche alcune tesorerie bancarie, da Londra, avrebbero “avvisato” i colleghi senesi che non erano disposte a fornire altri fondi, né ad arrivare a fine corsa per quelli in essere. Tra i corridoi della City si mormorano i nomi di primari istituti britannici e canadesi. Ma anche questo non sembra essere il reale problema: la liquidità sul mercato ancora abbonda, anche a Siena; e grandi banche italiane come Intesa Sanpaolo e Unicredit starebbero aumentando i loro prestiti. Fino a quando? Nessuno sa dirlo – nè lo dirà, per non alimentare la paura che serpeggia – ma nella task force interna che, coordinata dall’amministratore delegato Fabrizio Viola, opera in continuità per non far mancare l’ossigeno a Mps, si pensa di poter resistere anche per settimane. Il problema è un altro: «Che senso ha continuare a ripetere a clienti, operatori, investitori che siamo solidi e la gestione è a posto, se poi il mercato si comporta come se niente possa bastare a parte una mossa delle istituzioni?». Quelle, tra l’altro, che hanno avviato l’ultima turbolenza, con la diffusione dell’iniziativa dei questionari Bce sui processi di gestione delle sofferenze di alcune banche (tra cui Mps).
In queste circostanze rischia di venire male interpretata anche la cartolarizzazione da 1,62 miliardi lanciata ieri dal Monte per vendere titoli tipo “Abs” con sottostanti contratti di leasing di qualità a Pmi e privati. Operazione studiata da qualche mese, e in linea con gli obiettivi finanziari del piano industriale. Titoli a breve garantiti da mutui che andranno in cinque tranche: la prima, da 761,3 milioni, è valutata Aa da Fitch e Aa2 da Moody’s. Rating alti e un tasso che nel caso dovrebbe andare sui 125 punti base sopra l’Euribor. L’operazione, gestita da Intesa Sanpaolo, Hsbc, Unicredit e la stessa Mps, porterà nuove riserve a Siena; i libri si chiuderanno a ore, ma sembra siano già interamente “prenotati”. I malpensanti sul mercato però, quando hanno visto la notizia ieri, hanno temuto fosse un estremo modo di fare cassa.