La Gazzetta dello Sport, 20 gennaio 2016
Zaccheroni va ad allenare in Cina
Alberto dei due mondi. Alberto l’uomo tranquillo con tanta avventura dentro. Alberto che non sarà un turista-allenatore per caso, questo è certo. Dovunque sia stato, in un modo o nell’altro ha lasciato il suo segno. Da Alberto-san a Zaccheroni-xian Sheng. Dal Giappone alla Cina. Mondi vicini totalmente diversi. Ma qualcosa ci dice che Alberto che vien dal mare non avrà difficoltà ad ambientarsi, a insegnare calcio e a meritarsi i suffissi onorifici. Un giorno disse: «Vorrei essere un’utopia: una persona capace di mettere sempre d’accordo la gente». Non sempre ci è riuscito (un’utopia appunto) ma nessuno dubita che una sua dote sia la comunicazione, l’altra la serenità nel vivere le situazioni e trasmettere concetti, un’altra ancora di sapersi adattare. E sbarcare a Pechino con alle spalle un’esperienza vittoriosa in Oriente, gli servirà parecchio. Ci sembra di sentirlo: «La priorità sarà trovare un ottimo interprete come l’avevo a Tokyo. Il resto verrà da sé». «SOTTOPAGATO» Il Pechino Guoan, maggior società calcistica della capitale, ha presentato in pompa magna Zaccheroni, già definito il «maestro di calcio». Non è stato facile convincerlo. Zaccheroni ci raccontava che l’esperienza di 4 anni col Giappone era stata meravigliosa e che ci voleva davvero uno stimolo forte per strapparlo dalla sua adorata Cesenatico. Oberto Petricca, agente in Cina fin dal 2005, ha curato l’operazione. Il Pechino voleva un allenatore italiano. Sono stati contattati anche Spalletti e Mazzarri. Poi la trattativa con Zac. Lunga, appunto, iniziata a novembre. Dopo vari tentennamenti, si è convinto. Ha firmato per 2 anni, tre per lui erano troppi. Vuole studiare la situazione e casomai prolungare. Il Pechino è la società più statale della Cina. L’unica privata è il Guangzhou, gli altri club sono sì privati, ma sotto il controllo statale. La differenza si nota dagli ingaggi: Zaccheroni ha firmato, secondo fonti cinesi, un biennale da oltre 3 milioni netti l’anno. Mica poco. Solo che nella nuova frontiera del calcio, Eriksson nella «controllata» Shanghai ne guadagna 8 netti, mentre nella privata Guangzhou Evergrande il successore di Lippi, Scolari, ne prende 10. Avrà rivali tosti che guadagnano di più. E l’ombra di Lippi che qui ha vinto. PRECURSORE Paura di fallire? Macché. Lo dice spesso e lo ripete anche ora: «Dopo Cosenza posso fare qualsiasi cosa». Correva la stagione 1994-95, il Cosenza, in B, venne penalizzato di 9 punti. Ma mica a inizio stagione. No, a gennaio. Zac riuscì a salvarsi. Fu il trampolino di lancio. Arrivò l’Udinese di A: la portò al terzo posto col fiore all’occhiello di un 3-0 a casa Juve in 10, giocando con un 3-4-2 che poi diventò il famoso 3-4-3 di Zac. Arrivò il Milan: scudetto al primo colpo, discussioni con Berlusconi al secondo. Poi prese la Lazio di Zoff dai bassifondi, la portò in Uefa e fece perdere lo scudetto all’Inter nel famoso 5 maggio. Già l’Inter: la rilevò da Cuper, la traghettò al 4° posto Champions e si dimise. Le esperienze doppie di Torino non furono felici. Il Giappone invece sì: coppa d’Asia, primo tecnico italiano a trionfare in un grande torneo internazionale con una nazionale straniera. Il Mondiale invece fu una delusione. Ora l’avventura continua, sull’altra sponda d’Oriente.