Oggi , 20 gennaio 2016
Nino Frassica non ha la patente. «Sul set però riesco a fare qualche finta partenza in auto»
Lo aspettavano tutti. Gli appassionati di Don Matteo si sono ripresentati in massa (oltre il 30 per cento di share) davanti alla decima stagione della fiction che ha per protagonista Terence Hill. Dal 2000, anno del debutto, accanto al prete investigatore indaga – a modo suo, certo – il maresciallo dei Carabinieri Nino Cecchini, interpretato da Nino Frassica. Lo stile surreale e il non-sense accompagnano l’attore e comico siciliano fin dagli inizi della carriera, cominciata col successo dei programmi di Renzo Arbore, Quelli della notte e Indietro tutta!, e passata tra cinema, serie tv, programmi. Ora Frassica è arrivato anche nel club di Fabio Fazio e di Che fuori tempo che fa. E qui, tra le battute, affiora un giallo (biondissimo).
Nino, cosa combina in Don Matteo 10 il suo maresciallo?
«Invecchia con me. Nella fiction sono pure nonno. In questa stagione compare anche mia sorella: una sapientona, tutto il contrario di me. Ma, tra me e lei, il più simpatico resto io».
E tra lei e Terence Hill?
«Don Matteo, naturalmente. E Terence Hill è ancora più buono del personaggio che interpreta. Ricordo ancora quando mi chiamò il regista Enrico Oldoini per propormi di lavorare accanto a lui nella fiction e me lo passò al telefono. Io non credevo alle mie orecchie: avevo sempre pensato a lui come a un personaggio di fantasia, quasi un cartone animato. Recitare con lui è facile: il maresciallo Cecchini, come me, stima don Matteo. A volte, nelle indagini non capisce i suoi ragionamenti, ma si fida di lui».
In questi anni, tra voi un litigio ci sarà stato... Qualche stilla d’invidia, almeno per come va in bici.
«Nessun litigio. Davvero. E a Terence invidio solo la calma. E un po’ la sua energia: vuole fare tutto lui, rifiuta la controfigura. Io la vorrei anche per fare uno scalino, figuriamoci se devo saltare un muretto».
Ci pensa a tenersi in forma?
«Per niente. Faccio zero sport, se non contiamo un po’ di calciobalilla. So andare in bicicletta, ma non ci vado mai. A dir la verità, non ho neppure la patente. Ho tentato di prenderla, ma poi ci ho rinunciato. Mi stresso troppo, ho paura. Sul set però riesco a fare qualche finta partenza in auto».
Magari si perderà qualche road movie, ma nella sua carriera ci sono tre uomini di peso: prima fra tutti, Arbore, poi Terence Hill e infine Fazio. Li metta in ordine d’importanza…
«Rispetto l’ordine cronologico: Arbore, Terence Hill, Fazio. Seguivo Renzo in radio, quando faceva Alto gradimento, e sono diventato subito arboriano. Ci tenevo a conoscerlo e allora gli scrivevo lettere. Gli lasciavo anche messaggi in segreteria telefonica, come questo: “Pronto, sono Frassica, sono un mio ammiratore”. Le mie frasi strampalate ci hanno fatto poi incontrare. E con Terence, ormai siamo una bella coppia: io sono già pronto per Don Matteo 11. A Che fuori tempo che fa avrei dovuto fare solo una puntata, poi Fabio si è trovato bene con me e sono rimasto nel cast. Diciamo che sono il Littizzetto del sabato, ma Luciana è più brava. In poche parole, potrei direi questo di loro: Renzo, il creativo, Terence, il professionista, Fazio, il lucido».
E poi ci sarebbe Carlo Conti, con cui ha lavorato più di una volta: andrà al Festival di Sanremo?
«Non lo so. Ma di sicuro farò quello del 2026, nel ruolo della valletta mora».
Dopo l’ultimo libro, La mia autobiografia, ne scriverà ancora?
«Appunto delle cose. Niente di serio, non è il mio genere. Ci avevo provato a scrivere la mia vera autobiografia, ma mi sono subito annoiato».
Non si nasconde un po’ nel suo personaggio? Magari è il classico comico triste, chiuso in sé stesso, magari a qualcuno confida di sé, a un’amica…
«In effetti, mi nascondo un po’: evado dalla banalità, cerco il circo per scappare dalla realtà. Ma non sono un comico triste. Certo, il tempo che passa mi fa immalinconire e cerco di corrergli dietro. Faccio anche 10 chilometri al giorno, in taxi. Però non sono abituato alle confidenze intime».
Ha una casa colorata e zeppa di collezioni, come Arbore?
«No. Però faccio disegni astratti, scarabocchi. E colleziono maiali. Non li ho contati, ma forse sono 3 mila».
Perché si tinge i capelli? Potrebbe rinunciare, come Baudo.
«Il colore è tutta colpa dei parrucchieri. Diciamo che la tinta è un’esigenza scenica, che passa dal set alla vita».
Come era la sua vita prima della celebrità? E la sua famiglia, ieri, oggi…
«Sognavo lo spettacolo fin da ragazzo. Quando studiavo Ragioneria, mi davo da fare più per la recita di fine anno che per la pagella. Facevo un po’ tutto, il dj e spettacoli per bambini. Oggi, a Messina, ho due sorelle, un fratello, quattro nipoti. Mio padre, archivista al Comune, e mia madre, casalinga, non ci sono più».
Ma è sempre legato a Barbara?
«Sì».
Dopo questo sì, Frassica torna surreale. Inutile chiedergli di Barbara Exignotiis, ex pornostar col nome Blondie, incontrata nel 2011, o dell’ex moglie Daniela Conti, attrice con cui è stato sposato dal 1985 al 1993. L’attore preferisce parlare del film che lo porterà nelle sale a febbraio, La seconda primavera. A ogni domanda sulle sue donne declama la trama ed elenca tutti i nomi del cast. O parla in inglese, alla sua maniera. E fa sempre ridere.