Il Sole 24 Ore, 20 gennaio 2016
Gli italiani vanno sempre di più al cinema ma guardano soprattutto film americani (eccezion fatta per Zalone)
Cresce il cinema in sala, arretrano i film italiani. Sei italiani su dieci vanno a vedere un film statunitense. Il Governo annuncia un disegno di legge di riforma del settore: si integrerà con la proposta di legge del Pd. Sui mercati mondiali il cinema italiano ha una presenza del tutto marginale: nel 2015 ha raccolto tre milioni e mezzo di biglietti contro gli 81 milioni dei film francesi.
L’incremento dei biglietti venduti rilevato da Cinetel è pari all’8,5% rispetto al 2014. Cinetel, nel 2015, ha ampliato il suo campione di schermi di ottantasette unità, arrivando al 93% del totale rilevato dalla Siae. Le 99 milioni di presenze rilevate danno una proiezione di circa 107 milioni sul totale Siae. Su quest’ultimo dato si avrà la percentuale definitiva d’incremento annuo. Gli incassi Cinetel aumentano del 10% rispetto al 2014: una percentuale maggiore rispetto ai biglietti venduti, a causa del prezzo maggiorato dei film in 3D (e, nel 2016, del film di Checco Zalone in diverse sale). A proposito di Zalone, nei primi sedici giorni del 2016 le presenze in sala sono aumentate del 52,5% rispetto allo stesso periodo del 2015 e si è incassato il 57,4% in più.
Aumentano i film italiani in circolazione: sono stati 187 rispetto ai 171 del 2014, «ma è una frammentazione, non una crescita» sottolinea Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica. Tanto che la quota di mercato delle pellicole nazionali, coproduzioni incluse – che diminuiscono da quattordici a sole tre pellicole – scende dal 27 al 21% delle presenze annue. «Il dato è costante – continua Tozzi: in tre anni abbiamo perso (come cinema italiano, ndr) un terzo degli spettatori. Un’annata straordinaria non invertirà la tendenza». Si produce troppo con budget troppo bassi: quello medio del 2014 è stato di un milione e 300mila euro a film. In Francia è stato di 4,2 milioni a film. «È un calo complementare a quello della quota di mercato» conclude Tozzi. Il cinema italiano, insomma, ha perso quattro milioni di spettatori in un anno. Quello americano ne ha guadagnati quattordici. «Sui primi cento incassi solo 24 sono pellicole nazionali» aggiunge Carlo Bernaschi, presidente dell’Anem, che associa i maggiori multiplex. La distribuzione stagionale dei film è – da trent’anni – l’imputata principale: «I film americani di maggior incasso sono distribuiti in tutti i mesi dell’anno – rileva Luigi Cuciniello, presidente dell’Anec, l’associazione degli esercenti – e offrono una varietà di generi al pubblico». I film italiani, invece, concentrano le uscite in pochi mesi e non offrono più i diversi generi cinematografici, a partire dai film d’animazione. «La filiera deve ripensare il suo modello – sostiene Nicola Borrelli, direttore generale cinema del Mibact – perchè ha perso il contatto con lo spettatore. Le sale sono poche, molti territori sono scoperti e vi è una pigrizia produttiva incentivata dalle tv e dallo Stato. I primi dieci film italiani nel 2015 hanno incassato quanto Zalone sino all’ultimo week end».