Il Sole 24 Ore, 20 gennaio 2016
Le mele e le pere europee hanno il visto per gli Usa
Mele e pere europee presto di nuovo alle dogane statunitensi.
Il Dipartimento dell’Agricoltura Usa dovrebbe riaprire – con tutta probabilità a settembre di quest’anno – le porte all’export di mele e pere in arrivo dai produttori europei, tra cui, ovviamente, l’Italia, che dopo la Polonia, è il maggior produttore, ad esempio, di mele.
L’annuncio, da parte dei commissari Ue all’Agricoltura, Phil Hogan, e al Commercio Internazionale, Cecilia Malmstrom, giunge dopo la pubblicazione, da parte dello Us Department of Agricolture , della bozza di nuove regole per semplificare l’import dei prodotti ortofrutticoli dall’Unione europea.
La richiesta da parte di Bruxelles di semplificare l’accesso al mercato statunitense di mele e pere provenienti dall’Unione risale al 2007 e interessa otto stati membri: Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Spagna. E dopo l’embargo deciso nel 2014 dalla Russia su alcuni prodotti agroalimentari europei, la necessità di favorire l’export di mele e pere Ue oltreatlantico è diventato più pressante.
In realtà non verranno meno le barriere sanitarie e fitosanitarie imposte da Washington in dogana, ma cambierà il sistema dei controlli.
«Oggi – ha spiegato Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela e Apot – esiste una lista di 32 insetti che non devono esserepresenti nè nel prodotto nè negli impianti di lavorazioni europei. Ecco perchè 3 anni fa, solo come Italia, eravamo riusciti a negoziare un protocollo bilaterale di preclearancecon gli Usa, che ci permetteva di esportare solo dietro certificazione degli impianti e di ogni partita di merce da parte di ispettori Usa che dovevano venire nel nostro Paese». Tutti costi a spese delle imprese esportatrici. Morale, l’Italia è stato l’unico Paese europeo che è riuscito sì a esportare nel 2013 e 2014, ma il sistema era talmente farraginoso che è partita non più di 500mila euro di merce l’anno. Praticamente nulla.
L’accordo parallelamente negoziato e, in pratica, raggiunto ora tra Washington e Bruxelles, non elimina le restrizioni sanitarie ma consente alle Autorità europee di certificare la regolarità degli impianti e la conformità dei prodotti.
«Se gli Usa approveranno il nuovo regolamento – conclude Dalpiaz – non sarà automaticamente più facile esportare per l’Italia. Ci saranno meno costi. Ma soprattutto ci da la spinta per avviare una campagna di promozione del prodotto italiano nei supermercati di New York e Chicago.
Oggi l’Italia produce 2 milioni di tonnellate di mele. Di queste il 50% viene esportato in oltre 90 Paesi», per un importo che, tuttavia, fatica a sfiorare gli 800 milioni di euro l’anno. Insomma, sinora sul mercato Usa si è rinunciato a investire.
Il regolamento Usa sarà ora sottoposto ad una consultazione pubblica per essere approvato, con eventuali modifiche, entro l’estate.
Secondo i commissari Ue Hogan e Malmstrom, «l’apertura del mercato per il raccolto del 2016, a settembre, dovrebbe essere fattibile, se tutte le parti continuano nei loro sforzi».
L’adozione di queste norme, hanno concluso gli Eurocommissari, «sarà un beneficio significativo per gli agricoltori europei, molti dei quali hanno perso il loro principale mercato di export nel giro di una notte a seguito delle sanzioni russe nel 2014».