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 2016  gennaio 20 Mercoledì calendario

La tassa Bataclan ovvero un sovrapprezzo sul biglietto per lo stadio, dei concerti e dei viaggi aerei per rimpinguare i fondi dell’Unhcr

Chiamatela tassa Bataclan. È l’ultima idea dell’Onu, raccontata ieri dal quotidiano romano Il Tempo: un sovrapprezzo sul biglietto per lo stadio, per i concerti, per i viaggi aerei per rimpinguare i fondi dell’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza ai rifugiati, che ha le casse vuote a causa del continuo aumento delle persone da assistere, in fuga da guerre, dittature, miserie varie. Perché essere buoni ha un prezzo alto.
Intendiamoci, si tratta di robetta: un piccolo contributo dei quali spettatori e viaggiatori nemmeno si accorgerebbero, una ventina di centesimi a biglietto (anche se per guardare certe squadre di calcio, in questo momento, sarebbero i tifosi a dover ricevere un indennizzo dalle istituzioni). A non convincere, semmai, è il meccanismo di obbligatorietà che si sostituirebbe a quello da sempre in vigore in questi casi: la volontarietà della solidarietà. Io con i miei soldi aiuto chi voglio io, non coloro che decidono nel Palazzo di Vetro a New York.
Ma non è questo a turbarci. Semmai quanto segue. Il 13 dicembre nel venerdì nero di Parigi a essere colpiti furono – oltre a qualche ristorante – lo stadio di Saint Denis dove la Francia stava giocando un’amichevole con la Germania e la sala di concerti Bataclan, dove migliaia di giovani spensierati stavano assistendo al concerto di una band metal. Ora l’Onu chiede a tutti i tifosi del mondo e ai frequentatori di tutti i Bataclan del mondo di pagare un sovrapprezzo per far mangiare, per vestire, per dar da dormire a delle persone sconosciute che per la gran parte sono davvero disperati che scappano da bombe e carestie, ma tra i quali si annidano anche coloro che un giorno potrebbero colpirli di nuovo nei loro divertimenti, nel loro tempo libero. La gran parte dei rifugiati sono infatti di religione musulmana. E tra gli attentatori del 13 novembre c’erano anche alcuni che godevano dello status di rifugiato. Insomma, dar soldi all’Unhcr è legittimo e perfino giusto, ma non è bello pretendere che sia l’impiccato a portarsi la corda da casa.